Eccezionalismo Usa alla prova dei mercati

Nel suo più rencente report mensile, Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, mette in discussione uno dei concetti più radicati nei mercati finanziari globali: l’eccezionalismo Usa. Dopo anni di sovraperformance rispetto al resto del mondo, l’economia e i mercati americani sembrano oggi affrontare nuove sfide strutturali e tattiche. “L’eccezionalismo americano è... Leggi tutto

Mag 2, 2025 - 23:38
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Nel suo più rencente report mensile, Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, mette in discussione uno dei concetti più radicati nei mercati finanziari globali: l’eccezionalismo Usa. Dopo anni di sovraperformance rispetto al resto del mondo, l’economia e i mercati americani sembrano oggi affrontare nuove sfide strutturali e tattiche.

“L’eccezionalismo americano è stato un tema di rilievo per i mercati finanziari, ma questo concetto sembra essere messo in discussione nel 2025”, osserva Haefele, sottolineando che da inizio anno le azioni USA hanno sottoperformato quelle non statunitensi di circa 15 punti percentuali.

Una leadership incrinata

Il contesto economico statunitense è reso più fragile da tensioni commerciali, politiche e da vincoli di bilancio interni. Secondo Haefele, “i dazi doganali saranno probabilmente più dannosi per gli Stati Uniti che per la maggior parte delle altre economie globali”. A pesare ulteriormente è una minore capacità di risposta fiscale e monetaria rispetto al passato, aggravata da un debito pubblico in costante aumento e da una Fed con spazi di manovra limitati.

La previsione di crescita per il PIL reale degli Stati Uniti nel 2025 è stata rivista al ribasso all’1,5%, rispetto a una stima iniziale superiore al 2%. Per Haefele, “la crescita statunitense non è più eccezionale” e i dati confermano che l’Eurozona e la Cina stanno lentamente riducendo il divario, anche grazie a riforme strutturali e investimenti pubblici.

Opportunità ancora vive

Nonostante questo cambio di paradigma, UBS mantiene una view costruttiva sul mercato americano nel medio-lungo termine. Haefele riconosce che “le numerose società innovative quotate sul mercato statunitense dovrebbero continuare a trainare la crescita degli utili globali”. Settori come l’intelligenza artificiale, l’energia e la longevità restano al centro delle strategie di investimento, con le aziende USA in posizione dominante.

In particolare, UBS prevede che “gli utili aziendali dovrebbero comunque crescere di circa il 15% nel 2025” nel settore tech, mentre la spesa globale per l’IA potrebbe toccare i 360 miliardi di dollari nel 2025, con un ulteriore balzo previsto per l’anno successivo.

Asset allocation: qualità, diversificazione e attenzione al rischio

Sul piano operativo, UBS GWM consiglia un approccio tattico e graduale. “Gli investitori che a inizio 2025 avevano un sottopeso nelle azioni statunitensi dovrebbero sfruttare il recente ribasso per costituire progressivamente un’esposizione strategica”, scrive Haefele. Parallelamente, è raccomandata una diversificazione geografica verso Europa e Asia, e una maggiore attenzione agli strumenti difensivi.

Tra gli strumenti suggeriti figurano obbligazioni di qualità in dollari, hedge fund, oro e asset alternativi. In particolare, UBS GWM ha rivisto al rialzo il suo target per l’oro a 3500 dollari l’oncia, con un possibile scenario di stress che lo vedrebbe spingersi fino a 3800 dollari.

Una view cauta sul dollaro

Infine, Haefele invita gli investitori a prepararsi a ridurre gradualmente l’esposizione al dollaro: “Preferiamo sfruttare gli eventuali periodi di rafforzamento del dollaro a breve termine come opportunità per ridurre l’allocazione a favore di valute come yen, euro, sterlina e dollaro australiano”.

In sintesi, pur riconoscendo che l’egemonia finanziaria degli Stati Uniti non è scomparsa, UBS GWM invita a non darla più per scontata. L’era dell’eccezionalismo automatico è finita, e gli investitori dovranno sapersi muovere con maggiore prudenza e flessibilità.