E l’Opec+ gioca la carta dell’aumento della produzione di petrolio
Nel bel mezzo della tempesta dei dazi, l’Opec+ ha annunciato un significativo aumento della produzione di petrolio, gettando benzina sul fuoco geopolitico di questa settimana. Il gruppo delle principali nazioni produttrici di petrolio – aumenterà la propria produzione a partire da maggio, triplicando le previsioni. Questo è l’equivalente di un time-out per l’industria petrolifera. Più […] L'articolo E l’Opec+ gioca la carta dell’aumento della produzione di petrolio proviene da Economy Magazine.

Nel bel mezzo della tempesta dei dazi, l’Opec+ ha annunciato un significativo aumento della produzione di petrolio, gettando benzina sul fuoco geopolitico di questa settimana. Il gruppo delle principali nazioni produttrici di petrolio – aumenterà la propria produzione a partire da maggio, triplicando le previsioni. Questo è l’equivalente di un time-out per l’industria petrolifera. Più petrolio c’è sul mercato, meno costa, il che riduce i profitti per i venditori – e il cartello lo fa per incastrare alcuni membri nell’angolo dei “cattivi”.
Il Kazakistan e l’Iraq sono stati entrambi accusati di produrre più oro liquido di quanto concordato. In futuro, le nazioni probabilmente giocheranno secondo le regole: Il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita ha avvertito che altrimenti ne pagheranno le conseguenze.
Il presidente degli Stati Uniti ha rivelato i livelli delle tariffe reciproche il giorno prima di questo annuncio, e le previsioni che avrebbero limitato il commercio e le economie globali hanno spinto i prezzi del petrolio verso sud. Poi, dopo la notizia dell’aumento della produzione, il prezzo di riferimento del petrolio, il Brent, è sceso di un altro 7%, il calo più consistente degli ultimi due anni. Ci si potrebbe aspettare che questo alleggerisca un po’ l’inflazione, dato che i costi dell’energia influenzano i prezzi di beni e servizi in generale. Ma l’impatto delle tariffe doganali probabilmente più che annullerà l’influenza del petrolio, con oltre 60 Paesi che dovrebbero includere nei prezzi una parte dei loro prelievi in aumento. E questo senza considerare le future ritorsioni…
La notizia dei dazi reciproci ha già inflitto all’indice S&P 500 il peggior colpo dal 2020. E questo potrebbe essere solo l’inizio: JPMorgan ha dichiarato che le tasse segnerebbero il più grande aumento dal 1968, prevedendo una probabilità del 60% di recessione degli Stati Uniti – dal precedente 40% – se dovessero rimanere. Potrebbero affossare anche l’Europa. L’economia della regione è tutt’altro che sicura e ora deve sopportare l’effetto di nuove tariffe del 20%. È un “mondo capovolto”, come ha detto il presidente della Banca Centrale Europea.
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