È arrivato Godot, la talpa del Bisagno: così lo scolmatore apre nuove prospettive all’intera valle
La talpa Godot è arrivata in porto a Genova e, da lì, trasportata nel cantiere dello scolmatore del torrente Bisagno. Accolta come fu Bocca di Rosa alla stazione di Bogliasco, successiva alla mitica Sant’Ilario. Previsto nel 1971 dal Ministero degli allora Lavori Pubblici, cantierato per scherzo con le Colombiadi del 1992, previsto con somma urgenza […] L'articolo È arrivato Godot, la talpa del Bisagno: così lo scolmatore apre nuove prospettive all’intera valle proviene da Il Fatto Quotidiano.








La talpa Godot è arrivata in porto a Genova e, da lì, trasportata nel cantiere dello scolmatore del torrente Bisagno. Accolta come fu Bocca di Rosa alla stazione di Bogliasco, successiva alla mitica Sant’Ilario. Previsto nel 1971 dal Ministero degli allora Lavori Pubblici, cantierato per scherzo con le Colombiadi del 1992, previsto con somma urgenza dal Piano di Bacino di fine XX secolo, lo scolmatore idraulico era rimasto a lungo nel cassetto dei sogni impossibili.
Da sempre, l’importanza dell’opera era stata oggetto di un largo consenso, politico, tecnico e amministrativo. Lo stesso consenso che la custodì per anni nel cassetto del no. Raramente la politica antepone l’importante all’urgente. Inaugurare una galleria idraulica seduce meno del taglio del nastro di un ponte. Se la galleria non funziona, il tagliatore di nastri corre seri guai giudiziari. Se funziona, nessuno se ne accorge, perché la gente realizza il rischio alluvionale solo con l’acqua alla gola.
Dopo vari avvisi da parte del Bisagno – il fiume nascosto – del tutto inascoltati, Genova fece i conti con l’acqua alla gola sia nel 2011 sia nel 2014. Dopo molte perplessità e parecchie resistenze, più locali che nazionali, l’unità di missione #italiasicura finanziò la costruzione dello scolmatore. Narra il sito web comunale sull’opera che il progetto fu consegnato nel novembre 2017. Il cronoprogramma prevedeva 1395 giorni di cantiere a partire dai primi mesi del 2019, meno di quattro anni, secondo quanto dichiarò il governatore della Liguria a un giornale locale, Il Secolo XIX del 27 luglio 2018.
Con la talpa al lavoro, pare che l’opera sarà pronta nell’autunno del 2026. Che cosa sono tre o quattro anni di ritardo per un lavoro che doveva concludersi in meno di quattro anni? Per molte opere italiane, i tempi previsti si sono moltiplicati tre, quattro, cinque e più volte. E pare che la talpa Godot non fosse neppure prevista né in fase di affidamento della progettazione, sia in fase di approvazione del progetto. Chissà perché. Sembra davvero una reificazione del teatro dell’assurdo.
La talpa, ovvero il tunnel boring machine (Tbm), è una normalissima fresa meccanica a piena sezione. Non siamo di fronte a una novità tecnologica, giacché il primo scudo di perforazione data 1825, ideato da Sir Brunel per costruire la galleria sotto al Tamigi (Fig. 1). In Italia lavorano oggi almeno 40 talpe, anche più complesse e imponenti di Godot. Restando nel genovesato, le talpe lavorano da tempo al Terzo Valico ferroviario, un’opera approvata dal Comune di Genova circa 120 anni fa, per la prima volta. E servono le talpe anche per scavare il tunnel sub-portuale di Genova e la Gronda autostradale. Comunque, volendo comprare una Tbm di medie dimensioni, il lettore può sempre cliccare su alibaba.com.
Una volta realizzato a dovere, assieme alle opere accessorie di difesa dal flottante indispensabili al corretto funzionamento dell’opera, lo scolmatore apre nuove prospettive all’intera valle, soggiogata dalla strozzatura di valle per quasi cent’anni. Per esempio, l’attivazione dello scolmatore consente di risagomare l’alveo non solo per realizzare piste ciclabili, ma anche per costruire trasporti pubblici essenziali quali linee tranviarie che potrebbero correre lungo entrambe le sponde. E permettono di regimare l’alveo in un quadro naturalistico di pregio, coerente con le residue portate di piena da smaltire e con la mobilità sostenibile, dal fondo valle del torrente fino alla foce a mare.
Su queste basi, i laboratori dei miei studenti avevano presentato soluzioni molto interessanti. Alcune erano parecchio belle, come quelle ispirate alla qualità funzionale ed estetica della Coulée Verde e Blu di Nizza (Fig. 2) per rimanere nelle vicinanze; del Blue Loop di sheffield in Gran Bretagna (Fig. 3); dei fiumi Ljubljanica a Lubiana (Slovenia, Fig. 4) e Suquía a Cordova (Argentina, Fig. 5).
Un’altra novità è la possibilità di ripensare la distribuzione delle funzioni urbane della città. La fine del giogo idraulico sulla vallata può rimettere in gioco vocazioni molto diverse dalle attuali, costruendo un mosaico più articolato e complesso di quello emerso dalla tumultuosa crescita economica e demografica; e dal successivo declino industriale. E rendere attuale una tesi di laurea vecchia di 10 anni fa, dal titolo emblematico. Genova, Bisagno: da minaccia a opportunità (Figg. 6-7).
Se fossi il nuovo sindaco, non scarterei a priori la possibilità di collegare promenade e waterfront di levante con il Cimitero Monumentale, a metà valle, e il millenario Acquedotto Storico sul fondo valle. Potrebbe diventare un percorso affascinante e sostenibile sia sotto il profilo del paesaggio, sia sotto quello della mobilità. Ma s’i’ fosse Renzo, com’i’ sono e fui, m’accontenterei di vedere finalmente il mio vecchio pallino dello scolmatore idraulico in funzione, e le vecchie e laide faccende politiche lasserei altrui.
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