Delitto di Garlasco, esame sul Dna di Andrea Sempio: cosa significa e cosa può succedere. Gli scogli dell’inchiesta

L'uomo, che era stato già indagato e archiviato, è accusato di omicidio in concorso con altri o con Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. L'ex bocconiano, 42 anni, si è sempre dichiarato innocente L'articolo Delitto di Garlasco, esame sul Dna di Andrea Sempio: cosa significa e cosa può succedere. Gli scogli dell’inchiesta proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 13, 2025 - 17:19
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Delitto di Garlasco, esame sul Dna di Andrea Sempio: cosa significa e cosa può succedere. Gli scogli dell’inchiesta

Proseguono le indagini dell’inchiesta che vede indagato nuovamente Andrea Sempio per il delitto di Garlasco. Non è avvenuto nel contraddittorio tra le parti e, quindi, al momento è catalogato come un accertamento ripetibile, l’esame sul Dna estrapolato dal tampone a cui oggi è stato sottoposto l’uomo, all’epoca dei fatti poco più che maggiorenne. Sempio, che era stato già indagato e archiviato, è accusato di omicidio in concorso con altri o con Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Stasi, 42 anni, si è sempre dichiarato innocente.

Il fatto che sia un esame ripetibile fa pensare, spiegano gli addetti ai lavori, che verrà effettuata una consulenza tecnica di parte, ossia dei pm, e che il Dna di Sempio sarà confrontato con i vecchi dati. Dati che risalgono ai tempi della perizia disposta nel secondo processo d’appello a carico di Stasi nel tentativo, allora ritenuto impossibile, di individuare a chi appartenessero i due profili genetici individuati sui margini delle unghie di Chiara. Qualora invece la comparazione dovesse avvenire con eventuale materiale biologico conservato all’insaputa delle parti – dagli atti giudiziari risulta sia stato usato ed esaurito nel corso degli esami peritali – sarà necessario non solo documentare la conservazione e come è avvenuta in questi 18 anni, ma anche disporre un accertamento irripetibile e quindi alla presenza dei consulenti anche della difesa e della parte civile. Il Dna di Sempio era stato acquisito da un investigatore privato su incarico della difesa proprio per cercare di dare un nome ai profili genetici trovati sui margini delle unghie della vittima, uccisa brutalmente il 13 agosto 2007.

L’eventuale compresenza di tracce genetiche riconducibili a Sempio sulle unghie di Chiara dovrà comunque superare alcuni scogli già rilevati dai magistrati che si sono occupati della prima indagine nei confronti dell’amico di Marco Poggi, tra i quali quello della potenziale rilevanza di quelle tracce come univoco elemento indiziario. Un tema già affrontato e risolto negativamente dal giudice per le indagini preliminari di Pavia Fabio Lambertucci nel 2017 nella prima ordinanza di archiviazione. “Tracce del Dna di Sempio – scriveva il giudice – ben potevano posizionarsi sulle unghie di Chiara in via mediata per il fatto che entrambi usavano un computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera”. All’epoca della prima indagine il procuratore aggiunto Mario Venditti e il pm Giulia Pezzino avevano ritenuto che “il materiale genetico estratto dai reperti ungueali della vittima non è idoneo ad effettuare nessun confronto, poiché i risultati emersi dalle tre estrazioni di Dna nelle tre prove effettuate dal perito”, nel corso del secondo processo d’appello a carico di Stasi, “sono divergenti ed incostanti, quindi del tutto inaffidabili”.

Un altro elemento di grande importanza è il movente, che non si è riusciti ad “individuare” anche “volendo immaginare un invaghimento del ragazzo” nei confronti di Chiara. Cosa per altro smentita dal fratello Marco che, anche allora sentito, aveva spiegato che Sempio “non aveva mai chiesto niente” sulla sorella maggiore. “C’erano sette anni di differenza, quindi frequentavamo compagnie completamente diverse”.

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