Dazi Usa, chi rischia di più. “L’Italia può guardare agli Emirati”

Le nuove barriere commerciali imposte da Trump spingono l’Europa a diversificare i mercati di sbocco. Bozzetti (EFG Consulting): “Gli Emirati partner strategico per il Made in Italy”. In crescita export, tecnologie e investimenti bilaterali per 40 miliardi di dollari

Apr 9, 2025 - 18:26
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Dazi Usa, chi rischia di più. “L’Italia può guardare agli Emirati”

Roma, 9 aprile 2025 – Con l’annuncio del ‘Liberation Day’, l’amministrazione Trump ha avviato una nuova ondata di protezionismo che rischia di compromettere seriamente la competitività delle imprese europee. Secondo un recente studio di Teha Group, dazi al 20% sulle esportazioni Ue e al 25% su acciaio, alluminio e veicoli, potrebbero generare oltre 104 miliardi di euro in costi doganali. Tra i Paesi più colpiti, Italia e Germania, con rincari stimati rispettivamente a 14 e 34 miliardi. I comparti più esposti sono meccanica, automotive, agroalimentare, farmaceutica e moda. Per reagire, Teha propone una strategia europea su tre fronti: compattezza politica, nuove alleanze commerciali e leva finanziaria. Tra i mercati più promettenti vi sono gli Emirati Arabi Uniti, con scambi a 8 miliardi nel 2024 e una crescita del 50% in cinque anni.

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Stefano Carofei

Bozzetti: Gli Emirati sono un partner strategico

“La decisione di Trump di imporre nuovi dazi sulle importazioni europee rappresenta un ulteriore segnale di instabilità nei rapporti commerciali transatlantici e impone alle aziende italiane ed europee una riflessione strategica sull’orientamento dei propri mercati di riferimento”, afferma Giovanni Bozzetti, presidente di EFG Consulting, tra i principali esperti di strategie di internazionalizzazione verso gli Emirati. “In questo scenario, i Paesi del Golfo, e in particolare gli Emirati Arabi Uniti, emergono come un partner strategico di primo piano per le nostre imprese, anche a seguito degli importanti e recenti accordi firmati in occasione della visita del Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel corso del Forum imprenditoriale Italia – Emirati Arabi Uniti”, prosegue Bozzetti. Gli Emirati “non solo offrono un ambiente economico, sociale e politico stabile, ma rappresentano anche un hub logistico e commerciale di accesso privilegiato all’intero Medio Oriente, all’Asia e all’Africa. Grazie a una politica economica aperta, incentivi agli investimenti e una forte domanda di beni e servizi di alta qualità, il mercato emiratino si presenta come una valida alternativa per le aziende italiane colpite dai dazi americani”, sottolinea l’esperto.

Un rapporto economico sempre più stretto

Nel 2024 l’export italiano verso gli Emirati ha raggiunto i 7,9 miliardi di euro, con performance eccellenti: moda +35%, tecnologie industriali +30%, arredi +23%, gioielli +12%. Il food & beverage ha segnato un +5%, consolidando il ruolo degli EAU come primo mercato MENA per il made in Italy. In forte crescita anche i settori della filiera elettrica ed edilizia evoluta: +19% nel 2024, oltre 600 milioni di euro di export, +234 milioni rispetto al 2019. Alla fiera Middle East Energy di Dubai, il Padiglione Italia ha rafforzato la presenza industriale italiana in una regione chiave per la transizione energetica. “La presenza alla Middle East Energy di Dubai è una presenza strategica in un'area geografica ad alto potenziale e cruciale per lo sviluppo a lungo termine, in un contesto competitivo in costante evoluzione”, ha detto Ludovica Zigon, coordinatrice del Comitato Affari internazionali di Anie Confindustria.

ICE: l’Italia è nella top ten dei fornitori

Il mercato emiratino prevede investimenti per 600 miliardi di dirham entro il 2050 per coprire metà del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. “L’elettrotecnica non solo è un driver fondamentale per la domanda domestica italiana ed europea, ma gioca anche un ruolo cruciale nell’export”, ha affermato Valerio Soldani, direttore dell’ufficio ICE di Dubai. In particolare, negli Emirati Arabi Uniti, “il settore energetico è un motore di crescita che trascina anche settori affini, contribuendo in modo significativo allo sviluppo della transizione energetica e alla diversificazione dell’economia non-oil”, ha sottolineato. Con un export di apparecchiature elettriche pari a 615 milioni di euro, l’Italia si posiziona al decimo posto tra i principali esportatori globali.

Bene gli investimenti bilaterali

Durante la visita di Stato del presidente emiratino, la premier Giorgia Meloni ha annunciato la firma di oltre 40 accordi per un totale di 40 miliardi di dollari. “È una giornata che considero storica – ha dichiarato – A volte usiamo questa parola a sproposito, ma questo è uno dei casi in cui non è a sproposito parlare di giornata storica”. Meloni ha aggiunto: “Saluto con soddisfazione la decisione degli Emirati Arabi di investire 40 miliardi di dollari in Italia, uno dei più rilevanti, più imponenti investimenti per la storia della nostra nazione, una straordinaria manifestazione di amicizia nei confronti dell’Italia, del suo sistema produttivo e della sua economia. Abbiamo scritto una splendida inedita pagina della nostra storia comune”.

Tajani: Interscambio cresce a oltre il 14% annuo

Anche al Forum Italia-Emirati, con 300 imprenditori coinvolti, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la centralità del legame: “Il nostro interscambio continua a crescere a ritmo straordinario di oltre il 14% all’anno. Gli Emirati sono il primo mercato di destinazione dell’export italiano nell’ampia regione del Medio Oriente Nord Africa, area assolutamente strategica per un Paese proiettato verso il Mediterraneo allargato come l’Italia”.