Dazi e Mercati: cosa succede davvero

Le tariffe americane mandano in crisi i listini. I nuovi dazi generalizzati annunciati dal Presidente Donald Trump scuotono le Borse, con tonfi che affondano gli indici di tutto il Mondo. Ma cosa spinge gli USA a muoversi in questo modo? «È difficile trovare un senso economico razionale alla scelta di Trump di scatenare una guerra […] L'articolo Dazi e Mercati: cosa succede davvero proviene da ilBollettino.

Apr 26, 2025 - 23:44
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Dazi e Mercati: cosa succede davvero

Le tariffe americane mandano in crisi i listini. I nuovi dazi generalizzati annunciati dal Presidente Donald Trump scuotono le Borse, con tonfi che affondano gli indici di tutto il Mondo.

Ma cosa spinge gli USA a muoversi in questo modo?

«È difficile trovare un senso economico razionale alla scelta di Trump di scatenare una guerra commerciale nel contesto attuale, in cui l’economia statunitense ha la disoccupazione ai minimi storici e il PIL è tornato a crescere a ritmi sostenuti» dice Alessandro Cascavilla, – docente di Economia Pubblica presso la Sapienza di Roma.

«In molti sostengono che i dazi siano una strategia per portare il Paese in recessione volontaria, costringendo quindi la Federal Reserve ad abbassare i tassi di interesse, per pagare meno interessi sul debito pubblico in scadenza.

Ma, se anche fosse così, siamo sicuri che sia la strada giusta, o comunque la più conveniente?

È vero, gli USA hanno un debito pubblico rilevante in termini assoluti e rispetto al PIL, e il tema del è diventato centrale. Ogni anno ormai raggiungono al limite del debt ceiling, cioè il tetto massimo oltre il quale il Governo federale non può più indebitarsi senza il via libera del Congresso.

Il rapporto debito/PIL è sopra il 129%, più che raddoppiato in 15 anni, e nel 2025 sono in scadenza oltre 9.200 miliardi di dollari di debito che dovranno essere rifinanziati, pari a oltre un quarto dell’intero debito nazionale, che nel frattempo ha superato i 36 trilioni di dollari. Solo di spesa per interessi, si stima una cifra pari a circa 1.000 miliardi di dollari per il 2025, mentre i Credit Default Swap sui titoli americani sono ai massimi dal 2011. È chiaro quindi che un abbassamento dei tassi sarebbe utile, perché permetterebbe di rifinanziare il debito in scadenza a costi più bassi, ma per farlo c’è bisogno di tenere sotto controllo l’inflazione.

La stagflazione

Cosa che i dazi non fanno, anzi: porteranno con ogni probabilità a un aumento dei prezzi, cui potrebbe affiancarsi uno scenario recessivo. Il risultato? Il peggior scenario possibile: la “stagflazione” (stagnazione + inflazione).

Se le tariffe aumenteranno in modo sostanziale l’inflazione, come previsto anche dal Presidente della Fed Jerome Powell, i banchieri centrali si troveranno costretti a mantenere i tassi alti ancora più a lungo (mentre le ultime proiezioni lasciavano intendere riduzioni dei tassi già nel 2025), o ad aumentarli a un livello superiore a quello previsto.

Il ruolo della Fed

In questo contesto la Fed, come tutte le altre banche centrali, ha un ruolo centrale. Può influenzare direttamente il costo del denaro e può – o meglio deve – ancorare le aspettative di inflazione in modo indipendente per garantire un tasso di interesse reale positivo nel medio/lungo periodo. E per garantire un rendimento reale positivo, l’inflazione dev’essere inferiore al rendimento nominale, che è spesso legato ai tassi fissati dalla banca centrale.  

Ecco, quindi, dove sta la razionalità dietro allo scatenare una recessione volontariamente per ottenere tassi più vantaggiosi viene meno: questa mossa è di per sé inflazionistica e renderebbe dunque più complicato ridurre i tassi.

L’irrazionalità economica

Il risultato di questa irrazionalità economica, considerato anche il metodo di calcolo dei dazi reciproci annunciati da Trump completamente arbitrario e tecnicamente sbagliato, è solo uno: generare incertezza. Non è un caso che l’Economic Policy Uncertainty Index globale abbia raggiunto un livello elevato a inizio 2025, pari solo a quello visto durante la pandemia. E l’incertezza in economia rappresenta un costo, che si paga con un interesse più alto e fa male a tutti, proprio come la guerra commerciale».

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