Dazi e impatto sulla filiera sportiva: cosa succederà alla competitività delle imprese italiane?
È notizia di qualche giorno fa la richiesta promossa dalla Footwear Distributors and Retailers of America in merito alla possibilità di esentare dalle politiche restrittive il comparto della calzatura sportiva, e in generale dei beni di consumo di base. Una supplica, firmata da oltre 70 aziende calzaturiere, che evidenzia una geografia internazionale della produzione della […]

È notizia di qualche giorno fa la richiesta promossa dalla Footwear Distributors and Retailers of America in merito alla possibilità di esentare dalle politiche restrittive il comparto della calzatura sportiva, e in generale dei beni di consumo di base.
Una supplica, firmata da oltre 70 aziende calzaturiere, che evidenzia una geografia internazionale della produzione della calzatura sportiva e che accende i riflettori sulle vulnerabilità delle filiere produttive globalizzate. La richiesta, infatti, va ben oltre i confini nazionali, evidenziando come le politiche commerciali di Washington abbiano conseguenze dirette su scala internazionale, coinvolgendo anche l’Europa. Imporre i dazi in Cina sul comparto della calzatura sportiva potrebbe significare compromettere e danneggiare l’intera filiera che da diversi decenni ha delocalizzato gran parte delle attività nel Paese del dragone, nel Sudest Asiatico e nell’Europa dell’est. Politiche che porterebbero ad un netto aumento dei prezzi sui consumatori finali comportando anche una riduzione della competitività delle imprese su scala globale.
Il comparto industriale americano, così come quello italiano e cinese, rappresentano una triangolazione importante da osservare guardando agli impatti delle azioni di Trump di questi mesi.
Il rischio domino, infatti, anche in Italia è concreto: i dazi doganali potrebbero non solo pesare sui costi di produzione, ma potrebbero minare anche la competitività delle nostre imprese. In un mondo sempre più interconnesso, l’imposizione dei dazi unilaterali rischia di spezzare e modificare l’assetto delle catene produttive costruite in decenni.
Oggi le relazioni Italia – Cina sono sempre più importanti, la qualità dei prodotti e dei componenti realizzati in Cina è migliorata e i costi di produzione rimangono nettamente inferiori rispetto alla possibilità di produrre lo stesso prodotto in Europa. Un fattore che rende impossibile essere competitivi rispetto alla Cina e rende la produzione in Italia pressoché insostenibile, in particolare per i prodotti a basso valore aggiunto. Il vantaggio competitivo cinese è quindi rilevante.
Come agire in un contesto di crescente instabilità? Con resilienza e visione, adottando un approccio dinamico e orientato alla soluzione. È necessario diversificare le rotte produttive, rilocalizzare parte delle attività in Paesi meno esposti alle restrizioni internazionali e, al contempo, investire nella valorizzazione dei distretti industriali italiani, nei quali noi di Venesport Group – cluster di Venetwork – continuiamo a credere con convinzione.
La risposta a queste sfide passa da due linee guida complementari. Da un lato, l’implementazione di un sistema di gestione dell’innovazione che poggia su una visione sistemico-adattiva, capace di cogliere e interpretare la complessità del contesto, su una focalizzazione costante sugli indirizzi strategici e sulla loro efficacia e, infine, su un approccio prestazionale nella definizione dei requisiti, che consenta di tradurre gli obiettivi in risultati misurabili. Questo impianto trova forza nell’adozione di tecnologie abilitanti come la Big Data Analytics, la Cybersecurity, il Cloud Computing, l’Industrial Internet, l’Intelligenza Artificiale, la simulazione e il digital twin, la realtà aumentata, i materiali avanzati e i sistemi produttivi evoluti. Dall’altro lato, è fondamentale agire sull’efficienza produttiva, attraverso un processo di riduzione strutturata degli sprechi, con l’obiettivo di incrementare il valore effettivamente trasferito al cliente e di rafforzare, nel contempo, le capacità distintive dell’impresa, generando un vantaggio competitivo solido e sostenibile nel lungo periodo.
Se nel comparto dello sportswear potrebbero persistere quindi turbolenze, la situazione nel comparto del fashion potrebbe invece rimanere stabile: la manifattura italiana mantiene un valore percepito importante, in grado di sostenere prezzi più alti. Ma nel comparto sportivo, dove dominano le logiche del prezzo e del volume, l’impatto di una possibile imposizione dei dazi sarebbe molto più marcato. In particolare, potremmo assistere a due diverse situazioni: un forte aumento dei prezzi sul prodotto finale o in alternativa una limitazione dei rincari da parte delle imprese a scapito però dei propri margini, accorciando la catena del valore. Produttori e commercianti guadagnerebbero meno, per evitare un’esplosione dei prezzi al dettaglio con ricadute su minori investimenti e perdita di competitività.
In conclusione, oggi fare impresa significa guardare elle evoluzioni globali con capacità di affrontare le sfide con pragmatismo, anticipando o reagendo con rapidità ai cambiamenti contemplando filiere interne più solide e autonome. Una modalità di lavoro che contraddistingue Venesport Group.
Flavio Alberti, Presidente Venesport Group, Cluster VeNetWork