Da affiliato a pentito, Rosario Barbaro rivela la metamorfosi della ‘ndrangheta: “Una loggia, più riservata e meno visibile”

Rosario Barbaro è nato a Platì nel 1972, ma tutta la sua vita da uomo della ‘ndrangheta l’ha vissuta tra i lotti borghesi di Buccinasco, comune a ovest di Milano. Suo padre, Domenico, detto l’Australiano, quando è morto nel 2016 portava la dote del fiore per la quale nel 1981 con una lettera si complimentò […] L'articolo Da affiliato a pentito, Rosario Barbaro rivela la metamorfosi della ‘ndrangheta: “Una loggia, più riservata e meno visibile” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 29, 2025 - 15:48
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Da affiliato a pentito, Rosario Barbaro rivela la metamorfosi della ‘ndrangheta: “Una loggia, più riservata e meno visibile”

Rosario Barbaro è nato a Platì nel 1972, ma tutta la sua vita da uomo della ‘ndrangheta l’ha vissuta tra i lotti borghesi di Buccinasco, comune a ovest di Milano. Suo padre, Domenico, detto l’Australiano, quando è morto nel 2016 portava la dote del fiore per la quale nel 1981 con una lettera si complimentò il boss Domenico Papalia: “Caro Mico (…) sono contento per il fiore che ti hanno dato (…) vedi che sono in pochi ad averlo a Platì e devono saperlo solo coloro che ce l’hanno”. Suo fratello, Salvatore, di due anni più giovane oltre a una condanna per mafia ormai scontata ha come moglie Serafina Papalia, figlia di Rocco Papalia e nipote di Antonio e Domenico. I tre fratelli che per decenni hanno diretto gli affari della ‘ndrangheta in Lombardia. Nasce e vive in questo mondo Rosario Barbaro, affiliato ‘ndranghetista nella società Minore. E ora, dopo arresti e condanne, si è fatto collaboratore di giustizia, uno dei pochissimi della cosca Barbaro-Papalia, probabilmente l’unico nella storia di uno dei clan più potenti della Calabria. E da collaboratore il 23 settembre 2023 nelle ampie stanze del Ros di Milano, davanti al pm Francesco de Tommasi svela, per la prima volta, come oggi la ‘ndrangheta al Nord, dopo centinaia di arresti, abbia mutato pelle accentuando il suo carattere riservato, cancellando le vecchie strutture per ricrearne una nuova sconosciuta anche a coloro che si reputano ‘ndranghetisti, una vera e propria loggia.

“Ci stava una struttura di ‘ndrangheta – inizia Rosario Barbaro detto Rosi – però sta cosa qua è stata un po’ mollata. Ci sono state le affiliazioni, ci sono state tutte quelle (…) ma poi è stata mollata perché c’erano troppe persone” perché “poi è diventato ‘chiunque l’affiliato’, chiunque sparava danni, chiacchiere (…). Troppi arresti per la ‘ndrangheta, c’erano persone che non c’azzeccavano niente proprio”. E dunque il ragionamento dei capi, per come rivelato da Rosi Barbaro è stato questo: “Se questa è la ‘ndrangheta (…) vedevano gli affari nostri, e lasciamola a questi qua, no? A giocare con la ‘ndrangheta. Cioè quindi uno se ne fotte della ‘ndrangheta, o lo sono o non lo sono. Chi lo è, lo è e basta! Chi lo è se lo sente già lui oggi” al di là di “sti rituali, la dote o non dote”. Ed ecco allora il punto rivelato che rischia e non poco di scompaginare le prossime indagini falsando la percezione reale su cosa sia la ‘ndrangheta: “Ci può essere una cosa chiusa, ok, che questi qua sono convinti che sono della ‘ndrangheta ma non lo sono, stanno giocando! Quelli che fanno magari le cose serie magari che dicono: ‘Siamo dieci, venti, trenta, ricominciamo da capo’”. La conferma Barbaro l’ha avuto da suo padre: “Un’altra persona gli aveva detto a mio padre quando già iniziavano a vedere tutti ‘sti ragazzi, gli avevano detto: ‘Chiudiamo tutto. Facciamo finta che chiudiamo tutto, non esiste più e rifacciamo tutto nuovo. Nessuno sa niente e rifacciamo’, perché troppe persone (…) cioè davano le doti per convenienza, perché lui portava mezzo chilo di droga. Io ti do la dote e tu stai sempre con me. E quando non mi servi più ti scarico. Non le sto dicendo che non esiste la ‘ndrangheta perché sono stato io affiliato in primo, cioè sono stato uno degli affiliati”.

È solo l’inizio del racconto di Rosi Barbaro. Sono decine le pagine del verbale che è stato depositato negli atti dell’inchiesta sulla presunta centrale di spionaggio individuata negli uffici della società Equalize di via Pattari. Un deposito singolare giustificato dal fatto che Rosario Barbaro viene interrogato anche sull’ex collaboratore Annunziatino Romeo e su soggetti della cosca Barbaro, tutti coinvolti nella tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’imprenditore Luca Motterlini, subappaltatore della Fenice spa di Lorenzo Sbraccia ritenuto il mandante dell’azione mafiosa. E però a guardar bene, il numero di fascicolo indicato nel verbale non è quello di Equalize, ma è quello dell’indagine sulla banda del quartiere Barona capeggiata da Nazzareno Calajò e dal nipote Luca Calajò. Banda già colpita da arresti e condanne e sulla quale pesa oggi un’inchiesta per associazione mafiosa coordinata dal pm De Tommasi e dal collega Gianluca Prisco e che nasce dai legami di Nazza Calajò con soggetti legati a Cosa nostra e ‘ndrangheta come Salvatore Barbaro, fratello di Rosario. Il Ros ha già certificato i rapporti stretti tra Calajò e Salvatore Barbaro. I due sono stati controllati assieme nel 2021 e quando, nel marzo 2022, la banda subisce un sequestro di droga, la prima che Calajò avverte è Serafina Papalia, moglie di Barbaro. E del resto nel verbale del 2023 sono frequenti gli omissis.

Oggi la collaborazione di Rosi sta terremotando gli equilibri della cosca, tanto che i maggiorenti della famiglia Papalia a ridosso della sua collaborazione sono saliti a Milano per convincerlo a ripensarci. Ne parlano Annunziatino Romeo e Giuseppe Trimboli, platioti arrestati per la tentata estorsione emersa dall’indagine Equalize. “E’ stato il fatto di quando Rosi si è saputo (ndr della collaborazione, ndr)” dice Trimboli. Al che Romeo aggiunge un particolare: “Dopo che è venuto Pasqualino a parlare con lui! Perché la registrazione che ha fatto con Pasqualino nel ristorante io l’ho sentita!”. L’obiettivo era quello di “farlo tornare indietro”. Al che, Rosario Barbaro avrebbe detto: “Io per il fatto che li ho sputtanati me ne devo andare”. Da qui la proposta: “Niente, ti prepariamo un documento e te ne vai in Australia!”.

Dall’altra parte del mondo evidentemente Barbaro non è andato e prosegue a collaborare. Torniamo allora alle sue parole, al nuovo mondo mafioso rivelato e a quanto sia riservato il clan Papalia-Barbaro: “Voi avete fatto l’operazione Crimine, non è che in tutti quelli che c’erano dei locali qualcuno ha detto: ‘Io rappresento la famiglia Barbaro o Papalia’ (…). Lei sa benissimo che nelle zone nostre magari sono più riservati (…). Se vado con il Mercedes, quando arrivo giù prendo la Panda 4×4”. Riservatezza è dunque la nuova parola d’ordine: “Ci sono persone come me, che se ne fottono se sono affiliati o non sono affiliati. Cioè non c’è bisogno che mi affilio, capito? Io mi chiamo Rosario, e non è che devo andare da una parte e dico: sono della ‘ndrangheta, anzi evito proprio (…) perché che sono della ‘ndrangheta non mi porta pane a casa me. Io ormai il mio percorso l’ho fatto, la mia strada l’ho fatta e la mia posizione l’ho fatta. Mio padre l’ha fatta e l’ha fatta pure per me e per i miei figli. Quindi domani vai con il nome mio, Barbaro: ‘Ah, il nipote di Mico, ok, apposto’. Vale il nome!”. Cambia tutto, quindi: “Dal 2008 avete arrestato 500 persone, non lo so , anche di più, dalla Calabria a Milano, ma per che cosa? Perché sono affiliati. Tutti questi affiliati! Ma lei li ha visti gli affiliati chi erano? Ci sono affiliati e ci sono affiliati!”. E, pare comprendere dalle parole di Barbaro, che quelli arrestati fino ad oggi hanno ben poco valore mafioso. Barbaro ricorda quando era in carcere: “Entravano e dicevano: ‘Questo è della ‘ndrangheta, pure questo qua, e questo pure e questo pure’. E io dicevo: da dove cazzo arrivano questi? Ma come hanno fatto a darti una dote che tu non sai neanche prendere la forchetta e mangiare? Non sai neanche comportarti in carcere, non sai neanche come comportanti a tavola”. Insomma, il racconto di Rosi Barbaro rappresenta la nuova inedita bussola grazie alla quale la Procura di Milano potrà orientare le nuove indagini sulla ‘ndrangheta.

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Nella foto in alto | Da sinistra Salvatore, Domenico e Rosario Barbaro

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