Credit Agricole, ok Bce sul 20% di Banco Bpm: intese Amundi a rischio
Sembra un continuo duello a inseguirsi e a nascondersi, lo scontro tra UniCredit e il Credit Agricole. I due colossi bancari da tempo si ritrovano intrecciati in un’alleanza nel risparmio gestito ma divisi da una comune attrazione per BancoBpm. E così mentre da una parte UniCredit torna a valutare alternative all’accordo commerciale di distribuzione proprio […] L'articolo Credit Agricole, ok Bce sul 20% di Banco Bpm: intese Amundi a rischio proviene da Iusletter.

Sembra un continuo duello a inseguirsi e a nascondersi, lo scontro tra UniCredit e il Credit Agricole. I due colossi bancari da tempo si ritrovano intrecciati in un’alleanza nel risparmio gestito ma divisi da una comune attrazione per BancoBpm. E così mentre da una parte UniCredit torna a valutare alternative all’accordo commerciale di distribuzione proprio con il gestore di fondi Amundi che fa capo alla Banque Verte (rumors che hanno fatto perdere all’asset manager il 6,8%), il colosso bancario francese fa le sue mosse. E rafforza la sua presa su piazza Meda, realtà su cui a sua volta la banca di piazza Gae Aulenti sta concentrando le sue attenzioni. L’ultima novità è che la Bce ha autorizzato l’Agricole a superare la soglia del 10% di BancoBpm e a salire fino al 19,9%. La Banque Verte ha sottoscritto tra la fine del 2024 e il primo trimestre del 2025 altri strumenti finanziari che hanno portato la sua posizione in Piazza Meda tramite derivati al 9,9%. E poiché l’Agricole «intende esercitare i diritti per la consegna fisica di tutti i titoli Banco Bpm sottostanti», la sua partecipazione salirà al 19,8% di Bpm. I francesi ribadiscono che l’aumento della quota «è coerente con la sua strategia di investitore a lungo termine e partner di Banco Bpm» e che non intende «lanciare un’offerta pubblica» su Bpm. Ma è anche vero che così facendo l’Agricole si pone come interlocutore di rilievo per UniCredit nel quadro dell’Ops che scatterà ad aprile. Con l’ok Bce, l’Agricole chiude il cerchio su un’operazione dal valore fortemente tattico: stringe la morsa su un asset prezioso come Bpm, con cui già sono in corso partnership sul fronte del credito al consumo e della bancassurance; si posiziona come interlocutore di peso per il futuro di Bpm, per ogni scenario; aumenta la forza negoziale con UniCredit in vista del rinnovo della partnership con Amundi sul fronte del risparmio gestito, che è in scadenza nel 2027 e la cui trattativa è oggi in stallo per la distanza delle posizioni con UniCredit. «È tutto in discussione. Abbiamo fatto un investimento» su Piazza Meda, «che cercheremo di tutelare», ma rispetto all’Ops «non siamo noi gli attori protagonisti», ha detto nei giorni scorsi Giampiero Maioli, ceo di Crédit Agricole Italia, lasciando così la porta a ogni ipotesi di discussione. Ora resta da capire se questo rafforzamento (atteso) della Banque Verte in Bpm cambierà qualcosa nei piani di UniCredit. L’obiettivo dichiarato di piazza Gae Aulenti è arrivare a detenere almeno il 66% di Bpm. In questo quadro, il pacchetto francese diventa a dir poco prezioso, benchè, tecnicamente, non essenziale ai fini del buon esito dell’Opa. L’Ops sarebbe efficace anche se venisse conquistato il 50% del capitale sociale. E non è da escludere che in piazza Gae Aulenti, stante l’impasse su Amundi, stia maturando l’idea proprio di tirare dritto sull’Ops anche a prescindere dalla disponibilità dei francesi a sedersi al tavolo delle trattative. Tatticismi a parte, è forse in questo contesto che vanno inquadrate le indiscrezioni secondo cui UniCredit starebbe analizzando le opzioni per sostituire Amundi una volta che l’accordo arriverà a scadenza. Ma ci vorrà comunque tempo perché la matassa degli interessi venga dipanata.
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