Cessione dei crediti, partono le lettere antifrode di Poste
La saga della cessione dei crediti non accenna a chiudersi. Nonostante i blocchi imposti dal Governo a partire dall’inizio del 2023, l’onda lunga dei milioni di crediti passati di mano a partire dall’estate del 2020 non si è ancora placata e, anzi, presenta nuovi strascichi. Poste Italiane sta avviando in questi giorni un’inedita operazione antifrode […] L'articolo Cessione dei crediti, partono le lettere antifrode di Poste proviene da Iusletter.

La saga della cessione dei crediti non accenna a chiudersi. Nonostante i blocchi imposti dal Governo a partire dall’inizio del 2023, l’onda lunga dei milioni di crediti passati di mano a partire dall’estate del 2020 non si è ancora placata e, anzi, presenta nuovi strascichi. Poste Italiane sta avviando in questi giorni un’inedita operazione antifrode per far emergere gli eventuali profili di criticità in alcuni crediti acquistati tra il 2020 e il 2022; crediti collegati a tutti i bonus casa, superbonus compreso.
In concreto, i soggetti che hanno venduto bonus a Poste in quel periodo si stanno vedendo recapitare una «intimazione ad adempiere» con la quale arriva la «richiesta di trasmissione documentazione relativa a crediti di imposta ceduti». Una richiesta dai toni duri, accompagnata da un termine entro il quale replicare: trenta giorni.
«A seguito di alcune richieste di chiarimenti pervenute dalle autorità preposte, Poste Italiane sta svolgendo un’analisi di alcuni dei crediti di imposta presenti nel proprio portafoglio». Questa è una delle prime frasi presenti nella missiva. Una frase che rivela come l’origine di questi approfondimenti sia, probabilmente, legata a rilievi avanzati dall’agenzia delle Entrate rispetto ad alcuni crediti acquisiti proprio da Poste, nati dalla presenza di indicatori di rischio.
Va ricordato, a questo proposito, che prima del decreto Blocca cessioni (Dl n. 11/2023, in vigore dal 17 febbraio 2023) non esisteva un pacchetto standard di documenti da richiedere al cedente in fase di acquisto dei bonus, per sterilizzare la responsabilità solidale in caso di contestazioni. In molti casi, allora, veniva richiesta una documentazione molto più contenuta rispetto a quella che sarebbe stata introdotta più avanti.
Sui crediti oggetto di rilievi dell’amministrazione finanziaria, allora, Poste ha avviato un approfondimento per richiedere tutti i documenti, elencati dalla legge nel 2023, alla base della cessione dei crediti. L’elenco comprende quattordici voci, tra le quali, solo per citarne qualcuna: il titolo edilizio abilitativo degli interventi; le fatture ricevute o altri documenti comprovanti le spese sostenute e i bonifici parlanti per attestare l’avvenuto pagamento; le asseverazioni, quando obbligatorie per legge, dei requisiti tecnici degli interventi e della congruità delle spese; il visto di conformità e i dati relativi alla documentazione che attesta i presupposti che danno diritto alla detrazione; l’attestazione rilasciata dai soggetti obbligati alla disciplina antiriciclaggio che intervengono nelle cessioni relativa al rispetto delle norme in materia.
La richiesta viene motivata con un riferimento all’articolo 1262 del Codice civile, in base al quale il cedente ha l’obbligo di consegnare al cessionario tutti i documenti giustificativi alla base di un credito. Il primo obiettivo è sicuramente spiegare, nel caso in cui arrivi tutta la documentazione, la bontà e la buona fede della propria posizione alle Entrate. Gli scenari più problematici si presenteranno, invece, quando questi documenti non saranno inviati.
«Siamo qui ad intimarle di consegnare – dice un passaggio della lettera –, senza indugio e in ogni caso entro e non oltre trenta giorni dalla data di ricezione della presente missiva, la documentazione» relativa ai lavori. Bisognerà, cioè, rispondere in tempi rapidi, con una Pec (da inviare a un indirizzo dedicato) o una raccomandata da girare all’ufficio “Affari legali” di Poste Italiane.
La missiva non dice esplicitamente cosa accadrà in caso di mancata o incompleta risposta. Un passaggio, però, rivela abbastanza chiaramente quale strada potrebbe aprirsi. In caso di inottemperanza all’intimazione, Poste «si riserva sin da ora di tutelare le proprie ragioni presso ogni sede giudiziaria ritenuta opportuna». E, in aggiunta, dichiara esplicitamente che la lettera vale anche per interrompere i termini di prescrizione. All’indirizzo di chi non risponderà, allora, potrebbe arrivare in futuro una richiesta di risarcimento.
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