Confindustria e la morsa dei dazi. Bernini: "Dobbiamo reagire subito"
Il presidente dell’associazione della Toscana Sud: "Siamo molto preoccupati per l’importanza che ha l’export per la nostra realtà. Ora la politica faccia il suo: la Regione alleggerisca la burocrazia sulle imprese".

"Chi siete? Quanti siete? Cosa portate? Un fiorino!". La celebre scena con Benigni e Troisi impegnati in un dialogo assurdo alla dogana di Non ci resta che piangere rappresenta bene quello che sta vivendo in questi giorni il pianeta. Oltre 500 anni dopo l’epoca in cui è ambientato il film-cult ambientato a Frittole. Le Borse di tutto il mondo crollano per l’offensiva sui dazi lanciata da Donald Trump: in tre sedute sugli indici mondiali sono stati bruciati quasi 10mila miliardi di dollari. Il prezzo del petrolio è ai minimi da quattro anni, il dollaro è sotto pressione, crollano i bitcoin e l’oro resta sugli 88 euro al grammo, comunque sotto i 93 di qualche giorno fa.
La presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen ha spiegato che si lavora a un accordo (sono stati istituiti zero dazi per l’acciaio) ma che Bruxelles è pronta alle contromisure. Come ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Ci sarà, con effetto dal 15 aprile, una prima lista di prodotti americani, sui cui graverà l’aumento dei dazi".
Situazione paradossale che preoccupa in particolare una terra legata a doppio filo con l’export come la nostra. Il valore complessivo delle esportazioni della provincia di Arezzo nel 2024 è stato di un miliardo di euro, di cui 502 milioni gioielleria e oreficeria, 258 metalli preziosi, 98 di elettronica e il resto suddiviso fra altri settori.
Fabrizio Bernini, presidente di Confindustria Toscana Sud, quanto dobbiamo preoccuparci per i dazi statunitensi? "Molto. Soprattutto perché la Toscana è una delle Regioni che esporta di più negli Stati Uniti. Nel 2024 abbiamo esportato ben 10,2 miliardi di euro di merci sui 67 totali esportati dall’Italia e la provincia di Arezzo, così orientata all’export, è tra i territori italiani più esposti all’effetto dei dazi. Tuttavia è fondamentale reagire subito in maniera compatta, dal momento che per rafforzare, rendere meno vulnerabile e più competitiva la nostra economia è possibile fare subito diverse cose a diversi livelli".
Come si può fare ad aggirare un mercato cruciale come quello americano? "Le aziende sono abituate da sempre a esplorare nuovi mercati e si concentreranno sulla ricerca e penetrazione di mercati alternativi agli Stati Uniti, come quelli asiatici, sudamericani o all’interno dell’Europa. La Regione potrebbe fare molto, per esempio alleggerendo la burocrazia, semplificando i processi autorizzativi, sostenendo gli investimenti delle imprese, supportando i progetti di economia circolare e di approvvigionamento energetico, spingendo sullo sviluppo e il miglioramento delle infrastrutture, presidiando e mettendo in sicurezza le aree più fragili".
I soliti lacci e lacciuoli imposte dalla burocrazia italiana... "Noi imprenditori siamo i primi a voler rimanere nel nostro territorio ma è logico pensare che nuovi investimenti possano essere attratti da luoghi dove sia meno complicato lavorare e questo vale per tutto il nostro Paese. In questo momento di forte incertezza sarebbe importante, come suggerito dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini, usare le risorse non utilizzate del Pnrr per incentivare le imprese maggiormente colpite dai dazi americani o pensare a un nuovo piano di incentivi agli investimenti con meccanismi di credito d’imposta semplici e automatici, senza troppa burocrazia".