Concordato preventivo biennale: adesioni ferme al 13%

Solo 585 mila contribuenti hanno aderito al concordato preventivo biennale promosso dal governo Meloni. L’iniziativa prevedeva di dichiarare un reddito lievemente più alto, versare un’imposta fissa e ottenere, in cambio, due anni di tregua dai controlli fiscali. Tuttavia, l’adesione è stata ben al di sotto delle aspettative: su circa 4,5 milioni di potenziali interessati – […] L'articolo Concordato preventivo biennale: adesioni ferme al 13% proviene da Economy Magazine.

Apr 11, 2025 - 18:27
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Concordato preventivo biennale: adesioni ferme al 13%

Solo 585 mila contribuenti hanno aderito al concordato preventivo biennale promosso dal governo Meloni. L’iniziativa prevedeva di dichiarare un reddito lievemente più alto, versare un’imposta fissa e ottenere, in cambio, due anni di tregua dai controlli fiscali. Tuttavia, l’adesione è stata ben al di sotto delle aspettative: su circa 4,5 milioni di potenziali interessati – tra imprese, professionisti e autonomi – solo il 13% ha accettato l’offerta. È quanto emerge dal Documento di finanza pubblica (Dfp) trasmesso alle Camere.

Partecipazione tiepida tra i forfettari

Tra i partecipanti figurano anche contribuenti in regime forfettario, ossia coloro che pagano la cosiddetta flat tax. Ma anche in questo segmento la risposta è stata fredda: solo il 7% (124 mila su 1,77 milioni) ha aderito. La percentuale sale leggermente al 17% tra i soggetti valutati attraverso gli indici Isa, che misurano l’affidabilità fiscale. Alla luce di questi risultati, il governo ha già deciso di escludere i forfettari dalle prossime edizioni del concordato, a partire dal 2025.

Un fisco che fatica a convincere

Far emergere il sommerso si conferma un’impresa ardua, anche perché il fisco continua a trasmettere segnali contraddittori tra sanatorie e misure straordinarie. Intanto, il cosiddetto “magazzino fiscale” – ovvero l’ammontare delle cartelle esattoriali non riscosse – ha raggiunto i 1.280 miliardi di euro, rispetto ai 1.051 miliardi di dieci anni fa. Di questa cifra, solo 567 miliardi sono considerati effettivamente recuperabili. L’iniziativa dell’Agenzia delle Entrate, pensata per costruire un patto preventivo con i contribuenti e ridurre l’evasione, sembra dunque non aver centrato l’obiettivo.

Risultati economici inferiori alle attese

Anche sul fronte degli incassi, il bilancio è stato deludente. Sebbene non ufficializzato, l’obiettivo implicito era raccogliere almeno 2 miliardi da destinare al taglio del cuneo fiscale per il ceto medio. In realtà, le entrate si sono fermate a 1,6 miliardi. Nonostante ciò, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha espresso soddisfazione, sottolineando che circa 190 mila titolari di partita Iva hanno migliorato il proprio profilo fiscale, tornando a essere considerati affidabili.

Il bilancio del Dfp

Nel nuovo Documento di finanza pubblica – che prende il posto del Def – il governo punta comunque a valorizzare i risultati ottenuti. Il testo evidenzia il rafforzamento del dialogo tra fisco e contribuente attraverso forme di cooperazione preventiva. Per il biennio 2024-2025 risultano aver aderito circa 585 mila soggetti, pari al 13% del totale potenziale. Inoltre, 142 società sono attualmente ammesse al nuovo regime di adempimento collaborativo, per un totale complessivo di 226.

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