Come si Anima la lotta fra Unicredit e Banco Bpm
Tutte le ultime tensioni tra Banco Bpm e Unicredit su Anima.

Tutte le ultime tensioni tra Banco Bpm e Unicredit su Anima.
Tensioni a fior di pelle tra Unicredit e Banco Bpm su Anima. Ecco le ultime novità.
LA NOTA DI UNICREDIT SU BANCO BPM PER ANIMA
«Un incremento del prezzo dell’Opa su Anima» da parte di Banco Bpm «e la rinuncia, in tutto o in parte, delle condizioni dell’offerta o anche ad una sola di esse potrebbe determinare la risoluzione o l’inefficacia» dell’Ops da parte di Unicredit su Piazza Meda. E’ quanto sottolinea in una nota il gruppo di Piazza Gae Aulenti guidato dall’ad, Andrea Orcel, dopo che il Banco Bpm ha alzato il prezzo dell’offerta su Anima.
Secondo UniCredit l’Opa di Anima da parte di Banco Bpm, «eseguita alle nuove potenziali condizioni, potrebbe potenzialmente risultare incoerente con quanto annunciato al momento della presentazione al mercato dell’operazione il 6 novembre 2024» scrive Unicredit ricordando che «l’operazione era descritta come tale da assicurare ’un elevato ritorno sull’investimento con limitati assorbimenti patrimoniali’».
LE CRITICHE DI UNICREDIT A BANCO BPM SU ANIMA
«Non è chiaro quali siano le azioni di mitigazione ipotizzate al fine di mantenere il ratio Cet1 di Bpm più alto del 13% nel corso del piano, indipendentemente dal trattamento regolamentare dell’acquisizione di Anima, mantenendo altresì un ratio di pay-out sulla distribuzioni pari all’80% dell’utile netto».
Unicredit aggiunge che «sulla base alle informazioni incluse da Bpm nella presentazione di aggiornamento del piano industriale e nella su richiamata relazione illustrativa, tale potenziale erosione del Cet1 di Bpm pro-forma al 31 dicembre 2024 per l’impatto di 268bps derivante dalla transazione Anima senza ottenimento del Danish Compromise, porterebbe, il Cet1 ratio proforma della stessa Bpm intorno al 12,32%. Inoltre tenendo conto dei regulatory headwinds specificati (circa -94bps), tale pro forma ratio di Bpm scenderebbe ulteriormente ad 11,38%».
In relazione all’ops su Banco Bpm, UniCredit ribadisce di «non aver allo stato assunto alcuna determinazione circa le condizioni dell’offerta» e, pertanto, la sua presa di posizione dopo il rilancio di Piazza Meda su Anima, serve «affinché gli azionisti di Bpm possano assumere le proprie determinazioni in relazione alla delibera nella piena consapevolezza dei rischi e delle incertezze sottesi alle proposte che sono state loro formulate e delle possibili conseguenze delle loro decisioni che potrebbero interessare l’offerta».
COME CASTAGNA DI BANCO BPM HA REPLICATO A UNICREDIT SU ANIMA
Non si è fatta attendere la replica dei vertici di Banco Bpm. «Penso che siano delle accuse pericolose. Stanno cercando di influenzare il voto degli azionisti nell’assemblea» sull’acquisizione di Anima. Lo ha detto il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna, in una intervista a Bloomberg Tv, rispondendo indirettamente alla dichiarazione di Unicredit secondo cui un rialzo dell’offerta su Anima da parte di Banco Bpm «potrebbe determinare la risoluzione o l’inefficacia dell’offerta di Unicredit su Banco Bpm. «Il ragazzo sta facendo il suo gioco ed è bravo a farlo – ha detto in riferimento al ceo di Unicredit Andrea Orcel – sta mettendo pressione sul nostro titolo in favore del suo titolo. Ma risponderemo anche legalmente a questo tipo di accuse».
IL CASO RUSSIA SOLLEVATO DA CASTAGNA PER UNICREDIT
Le punzecchiature di Castagna verso Unicredit sono iniziate nei giorni quando il numero uno di Banco Bpm ha detto nel corso di una conferenza stampa convocata per presentare i conti 2024 e l’aggiornamento del piano industriale.: “Sul tema Russia ci sono dei regolatori istituzionali che dovranno verificare la situazione. Noi constatiamo che a parte Raiffeisen l’unica banca occidentale rimasta in Russia e’ UniCredit”. “I numeri che ha dato UniCredit ‘non li capiamo – ha aggiunto Castagna – Hanno ridotto del 90%’ l’esposizione alla Russia, ma continuano a fare 560 milioni di utili, quindi mi viene da chiedere quanto facevano prima”. “Questo riguarda soprattutto chi deve vigilare si queste operazioni – ha ammesso -. Noi auspichiamo che venga fatta chiarezza su questi temi perche’ ci sono di mezzo i nostri azionisti”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Castagna nella stessa occasione è poi tornato a puntare il dito su situazioni “non chiarissime’ legate a UniCredit, ‘come la Russia o questa operazione ritirata o non ritirata su Commerzbank’. ‘Quando ci si rivolge al mercato bisogna essere chiari, noi chiediamo solo chiarezza sulle intenzioni”.
IL DOSSIER ANIMA VISTO DA REPUBBLICA
Sul dossier Anima oggi Giovanni Pons del quotidiano Repubblica ha fatto notare che l’Opa lanciata all’inizio di novembre da Banco Bpm su Anima, la società di gestione del risparmio di cui il Banco già possiede il 23%, “è stata decisa in funzione della possibilità di sfruttare una particolare regolamentazione che riguarda le banche e le assicurazioni, il cosiddetto “Danish compromise”, che permette di risparmiare sul capitale da accantonare. Ma l’applicazione di questo beneficio deve essere approvata volta per volta dalla Bce, la quale al momento si è presa del tempo per analizzare a fondo la situazione, probabilmente anche per rispondere ai timori degli assicuratori europei che rischiano di finire in pancia alle banche più grandi. L’incertezza complica la situazione e il cda del Banco Bpm ha così deciso di convocare l’assemblea per farsi autorizzare non solo un rilancio sul prezzo dell’Opa iniziale ma anche per togliere il vincolo che subordina l’operazione all’ottenimento del Danish compromise. Con più esborso per l’Opa e più capitale da accantonare Banco Bpm vale di meno e ora bisognerà vedere come questo fatto impatterà sui conti fatti da Unicredit”.
CHI IPOTIZZA PER ANIMA UN FUTURO DA CAMPIONE NAZIONALE IN CHIAVE ANTI FRANCESE
Ma che cosa succede se Unicredit concludesse con successo l’acquisizione di Banco Bpm insieme ad Anima, un asset manager da circa 200 miliardi? «Se dovessimo fare un’acquisizione in Italia che porta con sè una società di asset management che fa prodotti semplici, standardizzati e che funzionano bene in Italia, questo sarebbe in linea con il nostro concetto di internalizzazione. Ma pensare di avere in casa la capacità per gestire tutti i prodotti non è realistico», ha precisato Orcel nei giorni scorsi. “Parole che allontanano la possibilità, che al governo qualcuno ha accarezzato, di fare di Anima un campione nazionale dell’asset management in chiave antifrancese. I cui prodotti potrebbero sostituire quelli di Amundi nell’accordo di distribuzione sugli sportelli Unicredit e forse anche Natixis nella joint venture che Generali ha annunciato a gennaio provocando sconcerto tra i soci Caltagirone e Delfin – ha scritto Pons su “Affari & Finanza” del quotidiano Repubblica: “Un disegno forse troppo ambizioso anche per Orcel che si è limitato a dire: «Il controllo del risparmio in Italia può essere ottenuto se il distributore ha una posizione molto forte sui contratti, sulle partnership e sulle modalità di allocazione dei costi. Noi oggi abbiamo tutto questo e quindi non sono preoccupato”».
IL CASO CORRIERE DELLA SERA
Quel campione nazionale dell’asset management in chiave anti francese, evocato da Repubblica, sarebbe invece agognato da ambienti dell’esecutivo per sbarrare la strada al campione europeo in gestazione nel medesimo comparto da Generali con la francese Natixis che tanto fa sbroccare taluni anche in Forza Italia come emerso in un retroscena del Corriere della sera nel fine settimana a firma Francesco Verderami; quello stesso Corriere della sera che il giorno dopo con una paginata in economia ha descritto in lungo e in largo il progetto nazionale del Leone quasi per integrare, se non precisare-rettificare, l’articolo retroscenato di Verderami biasimato nel merito dall’economista Mario Seminerio nel suo seguito blog Phastidio.