Perché Musk strapazza Reuters?

Questa volta Musk strepita contro Reuters per aver ricevuto finanziamenti dal governo per "un inganno sociale su larga scala". Peccato che stia parlando di un contratto stipulato sotto la prima amministrazione Trump e che si tratti di un'iniziativa per combattere i cyberattacchi svolta da una divisione separata dell'agenzia di stampa. Tutti i dettagli

Feb 17, 2025 - 17:31
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Perché Musk strapazza Reuters?

Questa volta Musk strepita contro Reuters per aver ricevuto finanziamenti dal governo per “un inganno sociale su larga scala”. Peccato che stia parlando di un contratto stipulato sotto la prima amministrazione Trump e che si tratti di un’iniziativa per combattere i cyberattacchi svolta da una divisione separata dell’agenzia di stampa. Tutti i dettagli

 

A forza di attaccare di qua e di là si rischia di fare un po’ di confusione. Ma se sei ai vertici degli Stati Uniti, possiedi un megafono chiamato X e hai manie di onnipotenza forse l’obiettivo è proprio questo. Se invece si vuole credere che Elon Musk stia semplicemente lavorando in modo diligente al taglio delle spese inutili del governo degli Stati Uniti, allora si può dire che le invettive contro Reuters sono l’ultima cantonata presa dal miliardario.

Ecco cosa è successo.

“L’INDAGINE” DI MUSK SU REUTERS

Come ricostruito dal Washington Post, mercoledì scorso l’attore e regista Ron Howard ha pubblicato su X un articolo di Reuters dal titolo “I tagli al Doge [Dipartimento per l’efficienza governativa] di Musk si basano più sull’ideologia politica che su un reale risparmio di costi”.

Un’ora dopo, il miliardario ha risposto: “Chissà quanti soldi riceve Reuters dal governo? Scopriamolo”. Alle 5:38 di mattina ha ripostato un tweet di Mario Nawfal, imprenditore dalla dubbia ascesa, in cui viene mostrato uno screenshot tratto dal sito USASpendingGov che riporta un contratto – iniziato il 28 settembre 2018 e concluso il 29 novembre 2022 – tra il dipartimento della Difesa e Thomson Reuters Special Services LLC.

Musk urla all’“inganno sociale su larga scala” e alla “truffa”. Il post raccoglie 41 milioni di visualizzazioni e più di 82.000 condivisioni.

DI CHE CONTRATTO SI TRATTA

“Il contratto era reale – scrive il Washington Post -, ma la frase orwelliana che Musk ha utilizzato per suggerire un’oscura cospirazione non era quello che sembra”. Infatti, spiega il quotidiano, il contratto pluriennale da 9 milioni di dollari, firmato durante il primo mandato del presidente Donald Trump, riguardava una ricerca per difendersi dai cyberattacchi, cioè per combattere l’inganno e non per alimentarlo, come sostenuto da Musk. Inoltre, era destinato a Thomson Reuters Special Services, la divisione informatica del conglomerato Thomson Reuters, che opera separatamente dell’agenzia di stampa e lavora da decenni su progetti federali.

Sulla questione è intervenuto anche il dipartimento della Difesa, il quale ha dichiarato che la Thomson Reuters Special Services ha vinto una gara d’appalto per testare gli strumenti difensivi che l’esercito stava sviluppando per difendersi dal phishing e da altri attacchi di ingegneria sociale. È stato poi ribadito che l’ente è separato dal servizio di notizie di Reuters e che ha clienti nei settori dell’intelligence, delle forze dell’ordine e della difesa.

L’interpretazione errata di Musk, tuttavia, è diventata virale, amplificata da Trump come prova dei legami corrotti tra i media della “sinistra radicale” e il “deep state”.

MUSK CONTRO TUTTI

Ma sono gli altri che prendono di mira Musk o lui che vuole eliminare tutti coloro che non lo venerano? Come osserva il WP, “per quanto la spesa federale sia endemica, Musk ha ripetutamente travisato i fatti su X per sostenere affermazioni infondate di illeciti”. È quanto accaduto con l’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti (Usaid), Politico e altri in passato, sacrificando la verità e la correttezza delle informazioni.

Ultimo il caso in cui ha contribuito a diffondere false affermazioni secondo cui l’Usaid avrebbe inviato 50 milioni di dollari in preservativi alla Striscia di Gaza (destinati invece a Gaza, provincia del Mozambico, come parte della lotta all’Aids). Intervistato sull’accaduto, ha ammesso che alcune delle cose che dirà “non saranno corrette”.

Per quanto riguarda invece Reuters, Musk critica da tempo l’agenzia di stampa per la copertura delle notizie che coinvolgono lui e le sue società, tra cui Neuralink su cui ha scritto molto in merito alle discutibili pratiche attuate dall’azienda di neurotecnologie. Lo scorso marzo l’ha definita “l’organizzazione giornalistica più ingannevole della Terra”, dopo che l’agenzia era stata premiata per un’inchiesta sul suo impero industriale.

L’accusa di corruzione in un’agenzia dopo l’altra, secondo il WP, “ha aiutato il capo del Doge a sviare le domande sui suoi potenziali conflitti di interesse in quanto proprietario o amministratore delegato di grandi aziende che hanno molto da guadagnare o da perdere dalle autorità di regolamentazione federali”.

IL FARLOCCO FACT-CHECKING DI X

Infine il Washington Post ricorda che Musk ha pubblicizzato X come “la migliore fonte di verità su Internet”, grazie al suo programma di fact-checking in crowdsourcing, Community Notes, che consente agli utenti di confutare o aggiungere contesto ai post degli altri. Tuttavia, le analisi del quotidiano e di altri hanno rilevato che la maggior parte delle false affermazioni virali sulla politica su X non riceve mai un fact-checking approvato dal sistema Community Notes. Lo stesso post di Musk su Reuters aveva nove note proposte fino a venerdì, ma nessuna approvata per essere mostrata al pubblico.