Clima, cresce la desertificazione oceanica a causa del cambiamento climatico

Negli ultimi vent’anni, le zone oceaniche caratterizzate da scarsità di nutrienti e da una biodiversità ridotta sono raddoppiate passando dal 2,4% al 4,5% della superficie marina

Mag 13, 2025 - 08:43
 0
Clima, cresce la desertificazione oceanica a causa del cambiamento climatico

Negli ultimi vent’anni, le aree oceaniche già povere di nutrienti e con una bassa biodiversità si sono quasi raddoppiate, passando dal 2,4% al 4,5% della superficie totale degli oceani. Questo incremento è legato al fenomeno della desertificazione marina, che comporta un progressivo impoverimento delle acque e può avere conseguenze importanti sia sull’equilibrio degli ecosistemi marini sia sul clima globale.

A evidenziarlo è uno studio internazionale condotto dal Laboratorio Enea Modelli e Servizi Climatici, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine (Ismar-Cnr) e con lo State Key Laboratory of Satellite Ocean Environment Dynamics (Soed) in Cina.

Lo studio di Enea

La ricerca, pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, si concentra in particolare sulle trasformazioni che interessano il fitoplancton, un insieme di microrganismi fondamentali per la catena alimentare marina e per l’assorbimento della CO2 atmosferica, grazie alla fotosintesi.

Per condurre questo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati satellitari relativi alla clorofilla e al fitoplancton raccolti tra il 1998 e il 2022, focalizzandosi sui cinque principali vortici oceanici della Terra (i gyres subtropicali) situati nell’Atlantico settentrionale e meridionale, nel Pacifico settentrionale e meridionale e nell’Oceano Indiano. Questi vortici sono sistemi di correnti caratterizzati da un movimento anticiclonico delle acque, che si formano tra l’Equatore e le zone subtropicali ad alta pressione. La loro formazione dipende da una complessa interazione tra venti, rotazione terrestre e distribuzione delle terre emerse.

Dove la situazione è più critica

Chiara Volta, ricercatrice Enea del Laboratorio Modelli e Servizi Climatici, spiega che questo fenomeno risulta molto evidente nell’Oceano Pacifico settentrionale dove la superficie coinvolta cresce a un ritmo di 70mila km² l’anno. “Ma la desertificazione interessa in modo crescente diverse regioni oceaniche, con una particolare vulnerabilità nelle aree tropicali e subtropicali, dove la diminuzione dei nutrienti disponibili può avere importanti impatti sulla produttività e la diversità biologica”, spiega la ricercatrice.

Questo accade a causa del riscaldamento globale, che fa sì che l’acqua calda, più leggera, resti in superficie, impedendo il mescolamento con l’acqua più fredda e ricca di nutrienti che si trova in profondità. Meno mescolamento significa quindi meno cibo che arriva alla superficie per sostenere la crescita del fitoplancton e, di conseguenza, dell’intera catena alimentare.

Clorofilla in calo, c’è da preoccuparsi?

Dallo studio emerge inoltre che è in diminuzione la quantità di clorofilla, un indicatore chiave della salute e della produttività del fitoplancton. In pratica, una maggiore presenza di clorofilla indica una maggiore abbondanza di fitoplancton.

“Tuttavia, secondo lo studio, questo calo potrebbe non indicare una riduzione della popolazione fitoplantonica, ma un adattamento di questi organismi alle nuove condizioni di crescita imposte dal cambiamento climatico, quali ad esempio l’aumento della temperatura e la riduzione della disponibilità di nutrienti”, sottolinea la ricercatrice di Enea.