Cibo e sostenibilità. L’importanza di ridurre gli sprechi alimentari
Italia leader nello spreco alimentare. Per educare i cittadini a una politica ambientale più sostenibile, l’agronomo Segrè ha dato vita...

Italia leader nello spreco alimentare. Per educare i cittadini a una politica ambientale più sostenibile, l’agronomo Segrè ha dato vita a una sfida finalizzata all’abbattimento dello spreco, "che si dovrà attestare – spiega lo stesso creatore– a 369,7 grammi settimanali. Per centrare l’obbiettivo dobbiamo tutti tagliare, ogni anno, da qui al 2029, circa 50 grammi di cibo a settimana a testa".
In termini pratici significa un quarto di mela in meno nel bidone a settimana. Per monitorare l’andamento della sfida, è stata realizzata un’app – lo Sprecometro– che permette di quantificare l’impatto ambientale che produciamo sul Pianeta. Secondo i dati raccolti in occasione della Giornata nazionale dello spreco alimentare, lo scorso 5 febbraio, il 37% degli italiani fa scadere il cibo in dispensa, solo il 23% programma i pasti settimanali e il 75% non è in grado o non è disposto a rielaborare gli avanzi in modo creativo. Il risparmio è in fondo una questione di inventiva e se la creatività non giunge in aiuto, è necessario ripensare il modo in cui si fa la spesa.
Passi importanti nella gestione delle eccedenze alimentari si devono sopratutto a Segrè, che dagli anni ’90 lavora al tema dello spreco alimentare, portandolo all’attenzione politica e sociale. Dal 1998 l’agronomo è impegnato nella campagna Zero spreco, grazie alla quale è nato Last Minute Market. L’obiettivo è aiutare le aziende della grande distribuzione a devolvere l’invenduto e prossimo alla scadenza a enti sociali. Last minute Market si fa carico della mediazione tra le due parti.
Dal 2014, ad esempio, il programma Masterchef ha aderito all’iniziativa recapitando il superfluo all’Opera Cardinal Ferrari a Milano. Zero Spreco permette così una riduzione dei costi, dei rifiuti e sopratutto consente di sostenere le fasce più deboli della popolazione. Il Comune di Bologna – grazie alle direttive di Segrè e grazie all’unione tra Last Minute Market, Hera e l’Università della città– ha dato avvio al progetto Non si butta via niente in cui diverse aziende italiane donano i loro prodotti, riducendo così anche la quantità di anidride carbonica e l’acqua utilizzata per la produzione di merci. Non si butta via niente ha fatto risparmiare 340 tonnellate di prodotti trasformati in 315mila pasti (dati del 2024, consultabili sul sito del Comune al link:https://www.comune.bologna.it/notizie/non-si-butta-via-niente-economia-circolare-solidale), con un risparmio di 680mila kg di CO2. Tradotto in cifre, l’equivalente di 6584 viaggi in macchina da Milano a Napoli.
Segrè ha dato avvio a iniziative che mettono in atto un modello di produzione e consumo. Modello che implica ricondivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti già esistenti il più a lungo possibile. Estendere il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo così a ridurre oltre lo spreco, la produzione di rifiuti e soprattutto tentando di aiutare le fasce più deboli della popolazione. Anche l’esperienza della start up PlanEat si muove in tale direzione: combattere lo spreco alimentare agendo sugli acquisti e creando dei calcoltori per dare contezza all’impatto che si ha sul mondo.