Carminho in concerto: la voce del fado arriva a Modena
Il 6 e il 7 maggio due serate per celebrare la musica portoghese. La cantante di Lisbona: «Un linguaggio vivo che racconta lo spirito delle varie epoche e conquista sempre più giovani»

Modena, 5 maggio – Due serate imperdibili per gli appassionati della cosiddetta musica etnica o world music con una delle più giovani e già importanti protagoniste del nuovo fado portoghese, Carminho; la cantante di Lisbona sarà martedì 6 maggio alle 20,30 a Modena al Teatro Pavarotti-Freni per “L’Altro suono” e mercoledì 7 alle 21 al Teatro Rossini di Pesaro per “Playlist”. Lo spettacolo prende forma dall’ultimo album, “Portuguesa”. Con lei quattro grandi musicisti: André Dias alla guitarra portuguesa; Flavio Cesar Cardoso alla viola de fado; Tiago Maia al baixo acustico; Pedro Geraldes alla guitarra electrica.
Carminho, che cosa è la musica e che cosa rappresenta per lei?
«La mia vita: qualcosa di trasversale perché è continua e presente in modo circolare, da quella che ascolto, che mi ispira, a quella che compongo e alle canzoni che interpreto scritte da altri. La musica è l’energia che mi dà vita, qualcosa che mi aiuta e sostiene».
Che cosa è il fado?
«Una musica urbana nata a Lisbona e che esprime profondamente le fondamentali emozioni della gente; un linguaggio imparato da piccola che diventa una forma di comunicazione perla comunità dei fadisti. Il fado è la mia lingua attraverso la quale io traduco tutto ciò che penso e
rifletto sulle cose del mondo».
Come il fado è cambiato dai tempi di Amalia e di sua madre Teresa Siqueura ai giorni nostri?
«E’ una questione semplice e delicata allo stesso tempo ed è cambiato nel tempo. Il fado è un riflesso della società e dei tempi vissuti da ogni generazione. Un linguaggio vivo che racconta lo spirito delle varie epoche ed è naturale che cambi col tempo. Ci sono stati momenti diversi. L’era di Amalia ha raggiunto il suo picco principalmente per lei e il particolare contesto di quegli anni. Era il canto nazionale con il quale la gente conviveva ogni giorno. Da allora si è evoluto, circa una
dozzina di anni fa c’è stato un rinascimento con le nuove generazioni che interpretano gli stessi temi con ma con una rinnovata prospettiva. Il fado ha questa bellissima qualità di essere sempre verde, di seguire gli accadimenti nel mondo».
Le giovani generazioni sono attaccate alle loro radici?
«La novità di questo ultimo periodo è proprio quella che i giovani ricominciano a interessarsi al fado. E’ stato necessario per le generazioni che sono cresciute disincantate vedere il fado come una cosa antica legata a una certa politica, alla religione e a movimenti culturali che volevano rompere. C’è stata una rivoluzione, il fado era pensato come una cosa legata al prima. Ma è passato del tempo e ora si guarda il fado per quello che è: poesia e bellezza, e hanno pensato
che potessero essere rinnovate. E così moltissimi ragazzi sono tornati a interessarsi del fado per ciò che è: un genere musicale che appartiene alla vita di Lisbona, del Portogallo, del mondo intero».
Che tipo di musica ascolta Carminho?
«Tutti. Fado, musica brasiliana, americana, jazz, classica. Tutti i generi musicali hanno le loro ricchezza e e io amo ciò che si evolve e le influenze che portano a queste trasformazioni. E io cerco di portare le stesse cose nel fado».
Lei sta vivendo un periodo fortunato in Brasile: come si è relazionata con i grandi nomi della musica brasiliana?
«In verità tutto è arrivato grazie a tempi, circostanze e luoghi. Ho avuto la fortuna di realizzare ‘Alma’ in Brasile e ho cominciato a lavorare con due agenti di laggiù. Che mi chiesero: chi ti piacerebbe avere in un’edizione speciale dell’album? E io nominai i tre artisti con i quali volevo collaborare al momento, e ogni volta: Chico Buarque, Milton Nascimento e Nana Caymmi. Tutti e tre dissero di sì e ciò mi aprì un nuovo mondo perché non entrarono solo nelle tracce del disco
ma collaborarono anche nei concerti e io ho avuto straordinarie esperienze con loro. Questo è come è iniziato tutto».
E he cosa ha imparato da Caetano Veloso, Marisa Monte e lo stesso Chico?
«Sono un grande dono per me, artisti globali, cari amici coi quali parliamo di tutto, ci confrontiamo non solo sulla musica e io devo ancora imparare tanto da loro. La musica è un linguaggio universale e quello che ci unisce è una sorta di abbraccio. E al di là di ciò è anche
la possibilità di arricchirmi come persona con i regali che ognuno di loro mi porta in dono. Con loro ho imparato a guardare il mondo diversamente, a collaborare in modo differente, a vedere la musica come libertà e possibilità e questo lo trovo intensamente presente negli artisti brasiliani».
Qual è il motivo principale dell’album “Portuguesa”?
«E’ costruito sull’idea di come uan cantante attuale si pone con il fado e quali siano i suoi pilastri. Io ho cominciato a praticarlo nel ventre di mia madre quindi è qualcosa di molto istintivo. Nell’album cerco di portare qualche altro pensiero con l’idea di costruire un repertorio composto di fado sia tradizionali sia originali; di come vecchie liriche possono confrontarsi con nuove melodie e viceversa; melodie scritte per nuovi temi con messaggi e prospettive diverse. Il fado ha una
straordinaria plasticità e si possono manipolare i suoi elementi in nuove composizioni usando le stesse fondamenta, magari introducendo anche nuovi strumenti. In verità il fado tradizionale è
sempre alla base del mio processo creativo, da dove parto e ritorno e dove mi trovo. Questi cambiamenti non significano pensare a un altro fado, ma piuttosto esplorare le sue potenzialità».
Quali i progetti di Carminho per il futuro?
«Ho già un nuovo album in produzione e poi il pensiero è di proporre ogni interpretazione che mi interessa, che mi appassiona. Ringraziando Dio, prendo queste sensazioni dai molti palcoscenici
dove ho avuto l’onore di unire il fado con tutta la musica che amo».