Blackout a Madrid: il giorno in cui la vecchia radio a batterie tornò ad essere l’unico mezzo di comunicazione (venduto a 50 euro!)
C’erano scene che credevamo appartenessero al passato, confinato tra i ricordi pandemici del lockdown da Covid: le code ai supermercati, i carrelli stracolmi, l’ansia nei corridoi delle bottiglie d’acqua. E invece no. Il 28 aprile 2025, nel cuore di Madrid, un blackout elettrico massiccio ha riportato in vita quei fantasmi. Solo che stavolta non era...

C’erano scene che credevamo appartenessero al passato, confinato tra i ricordi pandemici del lockdown da Covid: le code ai supermercati, i carrelli stracolmi, l’ansia nei corridoi delle bottiglie d’acqua. E invece no. Il 28 aprile 2025, nel cuore di Madrid, un blackout elettrico massiccio ha riportato in vita quei fantasmi.
Solo che stavolta non era il virus a spaventare, ma il silenzio elettrico. Ascensori fermi, semafori spenti, telefoni muti. Niente Wi-Fi, niente rete. E in città, come nel 2020, la gente si è precipitata a fare scorte, come se il mondo stesse per finire. Di nuovo.
la situazione nei supermercati in spagna pic.twitter.com/yn3HpN3KE3
— mary (@blvckhvir) April 28, 2025
Il ritorno del transistor, ma a che prezzi!
Mentre il sole picchiava su una capitale spaesata e bloccata, è tornato protagonista un oggetto che sembrava destinato all’oblio: la radio a batterie. Non si trattava di podcast, né di streaming. Era FM pura, quella che si cerca girando una rotella, e che fruscia un po’ prima di sintonizzarsi. In mancanza di tutto, quella voce nell’etere è diventata una salvezza.
Famiglie affacciate ai balconi, vicini che scendevano in strada con la radio accesa per condividere le notizie, automobilisti con l’orecchio teso sull’autoradio. Come nei racconti dei nonni, ma in pieno XXI secolo. E proprio come accadde con le mascherine a 10 euro o il gel mani finito ovunque, anche stavolta non è mancato chi ha fiutato l’affare.
In un negozio vicino a via Embajadores, infatti, una vecchia radio a batteria a 50 euro, nonostante il prezzo originale di 17,90 fosse ancora incollato sopra. Due batterie stilo? Quattro euro. Del resto, in tempi di buio, ogni raggio di luce ha un prezzo. E la gente, presa dal panico, non si è fatta scrupoli nel comprarla.
La lezione (dimenticata?) della semplicità
In assenza di ogni forma digitale di informazione, le vecchie radio sono diventate l’unico mezzo per rimanere aggiornati. Famiglie intere si sono radunate intorno a sveglie radio o dispositivi recuperati in cantina. Alcuni sono scesi in garage per ascoltare la radio tramite l’autoradio. Con la metropolitana paralizzata e gli autobus presi d’assalto, la gente non cercava solo un modo per spostarsi: cercava certezze, indicazioni, spiegazioni. E quelle arrivavano in onde FM.
Persino la presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, ha usato la radio per chiedere al governo centrale di mobilitare l’esercito. Una mossa che ha fatto discutere, specie in una fase ancora gestibile, in cui il blackout non aveva ancora superato le due ore di durata.
A confermarcelo anche Silvia Colombo, che abita da anni a Madrid e che ci racconta:
Ieri c’è stata la corsa all’acquisto delle vecchie radio, quelle a pile che ormai costano circa 10 euro ma che durante l’emergenza sono state vendute anche a 50 euro. La gente, disperata per il blackout, le comprava per capire cosa stesse succedendo.
Quando poi finalmente la corrente è tornata e i cellulari si sono riaccesi, molti hanno usato i social non per lamentarsi, ma per rendere omaggio (qualcuno non senza ironia) al transistor. Quel piccolo oggetto d’altri tempi ha saputo, ancora una volta, fare ciò che il digitale non poteva: unire, informare, rassicurare. In mezzo a tanto rumore, bastavano due batterie e una manopola per farci sentire di nuovo insieme.