Bergoglio e la coabitazione con Ratzinger. Rapporto leale tra ‘veleni’ curiali

Tra i momenti più difficili, l’uscita del libro del cardinale Sarah sul celibato dei preti. Il testo criticava aspramente Bergoglio. La firma di Benedetto XVI venne poi ritirata

Apr 21, 2025 - 20:38
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Bergoglio e la coabitazione con Ratzinger. Rapporto leale tra ‘veleni’ curiali

Città del Vaticano, 21 aprile 2025 – Tra le tante sfide che Francesco ha dovuto affrontare nel suo servizio episcopale alla Chiesa di Roma, di grande significato è stata quella del rapporto con il suo predecessore. Una sfida di cui ha diviso il peso con Benedetto XVI, e che tutti specie nella Chiesa avevano iniziato a osservare con curiosità, desiderosi di comprendere nella realtà come si sarebbe dipanato l’inedito interfacciarsi tra due pesi massimi della cattolicità. Una realtà nuova, e quindi di per sé difficile, resa ancora più complicata sia dal carattere e dalle opposte idee dei protagonisti e dei loro mondi (culturali e non) di riferimento, sia dalla scelta di Ratzinger di restare a vivere a pochi passi dal successore e non, come alcuni pare gli avessero suggerito, di ritirarsi in qualche remoto convento dell’urbe cattolico.

IL PRIMO PAPA CON UN ALTRO PONTEFICE, IL RAPPORTO CON RATZINGER - SPECIALE
Pope Francis greets Pope Emeritus Benedict XVI, accompanied by the new cardinals, at the Vatican, 28 June 2018. ANSA/VATICAN MEDIA

Al termine dei dieci anni di coabitazione il giudizio su quanto accaduto non può però che rivelarsi, a voler esser buoni, interlocutorio. Non tanto per la volontà di Francesco e di Benedetto, che si sono sempre sforzati di rispettarsi l’un l’altro, quanto per l’agitarsi delle rispettive corti, specie quella di Ratzinger, i cui adepti hanno più volte cercato di farsi scudo dell’insigne protettore per indirizzare in qualche modo le mosse del papa argentino.

Viste le scelte radicali che Francesco ha impresso alla Chiesa, e sono state molte, la naturale azione di resistenza che si manifesta sempre in casi del genere ha spesso preteso di alzare la bandiera di un ratzingerismo senza Ratzinger, che ancora per lungo tempo dopo l’elezione di Francesco veniva da molti esponenti cattolici definito e considerato “il vero Papa”. E non sono stati solo i classici movimenti tradizionalisti, ma anche cardinali di Santa romana Chiesa, quelli che andavano a trovare Ratzinger nel monastero Mater Ecclesiae e poi una volta fuori raccontavano le loro idee attribuendole a Benedetto XVI.

Il caso più eclatante fu probabilmente quello nel 2019 del libro pubblicato dal cardinale Robert Sarah con la firma (anche) di Benedetto XVI sul celibato dei preti, giunto all’indomani del sinodo dell’Amazzonia in cui si introducevano (con l’approvazione di Francesco) alcune deroghe. Un testo che criticava apertamente il nuovo corso bergogliano sul tema, e che divenne la bandiera dell’altra Chiesa, quella che si riconosceva nella tradizione. La firma di Ratzinger fu poi ritirata ma il patatrac rimase. Senza scordarsi poi il conflitto tra Francesco e l’ex segretario di Ratzinger Georg Gaenswin (ma Benedetto era già morto) che anche lui pretendeva di parlare a nome dell’ex pontefice criticando apertamente il papa regnante.

Momenti difficili quindi, che l’affetto tra i due papi e la loro buona fede non sono stati sempre in grado di oscurare, correndo invece il rischio di mettere in discussione uno dei mantra che ha sempre governato la Chiesa, quella di essere “unica”, come recita il Credo che tutte domeniche i cattolici sono chiamati a ripetere. Uno schema – quello dei due papi - che al di là del colore patinato delle foto sorridenti mentre i protagonisti si abbracciano fraternamente, potrebbe necessitare di un supplemento di studio e di regolamentazione.