Beppe Martinelli: “Italia impoverita tra gli U23, ma ne vedo due buoni…Pogacar attaccherà sulla Cipressa”
Giuseppe Martinelli è stato ospite dell’ultima puntata di Bike Today, trasmissione del canale YouTube di OA Sport, e ha svelato agli appassionati di ciclismo cosa sta facendo uno dei direttori sportivi più vincenti della storia, da poco ritiratosi dall’universo del pedale: “L’anno scorso, quando ho a maggio-giugno ho deciso (di ritirarmi, n.d.r.), avevo un po’ […]

Giuseppe Martinelli è stato ospite dell’ultima puntata di Bike Today, trasmissione del canale YouTube di OA Sport, e ha svelato agli appassionati di ciclismo cosa sta facendo uno dei direttori sportivi più vincenti della storia, da poco ritiratosi dall’universo del pedale: “L’anno scorso, quando ho a maggio-giugno ho deciso (di ritirarmi, n.d.r.), avevo un po’ paura del futuro, mi dicevo come farò a staccare e invece il ciclismo mi manca poco perché vedo tutte le gare tra tv e streaming, ce ne sono tante. Il ciclismo rimane lì, ce l’ho a portata di mano. Di domenica vedo juniores e under 23, poi faccio grandi camminate, ora sono solo e normalmente non lo ero. La bicicletta non l’ho mai più presa, me l’hanno regalata quando ho smesso, ma non ho ancora messo i pedali“.
Uno dei volti simbolo del ciclismo degli ultimi decenni ha fatto un punto della situazione sul movimento giovanile: “Sono andato a vedere parecchie gare e ho visto un vuoto tra gli under 23, alla prima accelerata sono rimasti in pochi, invece in passato era difficile fare selezione. Manca un bel lotto di corridori buoni, le squadre si sono impoverite perché da juniores vanno nelle Devo (i Development Team, ovvero le squadre satellite delle formazioni World Tour, n.d.r.) e portano via quei dieci-quindici corridori italiani. Invece tra gli juniores si vedono dei corridori che spingono i rapporti e sono preparati: sono i dilettanti di qualche anno fa per stress e per preparazione, è una categoria che è un po’ il serbatoio del professionismo“.
Giuseppe Martinelli ha proseguito su questo tema: “Il serbatoio italiano è stato impoverito: l’Italia ha sempre avuto un bel gruppo di corridori under 23, eravamo quelli che avevano un po’ di numeri a livello internazionale e lo stiamo pagando un po’ più di tutti perché non abbiamo una squadra World Tour e poche Professional italiane. Gli italiani sono obbligati ad andare all’estero e all’estero prendono solo i migliori, tanti da allievi non riescono a passare professionisti perché non ci sono tante squadre e chi al primo anno da junior non riesce a stare con i migliori è obbligato a smettere perché non gli danno la possibilità di continuare: non c’è più il gruppo, ci sono solo i migliori e basta“.
L’ex direttore sportivo ha svelato altri aspetti interessanti: “È difficile per tutti, ho provato anche io. L’anno scorso avevo le idee chiare su quello che mi sarebbe piaciuto fare, in inverno ho cercato di andare a vedere se c’era qualcuno interessato a fare una squadra Professional anche senza spendere grandi cifre, ma è difficile. La tassazione in Italia è alta e c’è poca voglia di investire nel ciclismo: quando si parla di 3-5 milioni di euro rimangono tutti a bocca aperta, molti sono convinti che è uno sport dove spendere poco e avere molto e invece adesso il ciclismo costa caro“.
Giuseppe Martinelli ha fatto le carte ad alcuni giovani del panorama internazionale: “Del Toro aveva fatto dei numeri incredibili al Tour de l’Avenir, ma non credevo che facesse questo salto così rapidamente. È in una squadra dove ha tutto a sua disposizione, alla Milano-Torino ha avuto libertà d’azione e Yates si è messo al suo servizio. È stato intelligente perché quando non è riuscito a staccarli è rimasto lì e sapeva di poterli battere in volata: ne sentiremo parlare. Brennan ha vinto le ultime tre gare, è sul taccuino di molti direttori sportivi, ma è andato alla Visma che gli ha già fatto firmare un triennale e sta dimostrando che non hanno sbagliato. Abbiamo sicuramente un panorama internazionale da divertirsi nei prossimi anni. Se Ayuso è quello che si è visto alla Tirreno-Adriatico, sarà uno che potrà vincere il Giro d’Italia a 23 anni”.
La loro carriera durerà di meno e rischiano di bruciarli? “Non sono sicuro, corrono a un livello medio-alto, ma corrono meno del passato, le squadre sono formate da una trentina di corridori, alcuni di questi ragazzi possono correre di supporto e alcune squadre stanno salvaguardano i giovani. Quando ero direttore sportivo io si facevano 70-80 giorni di gara, adesso questi giovani ne fanno una cinquantina, anche se a un livello più competitivo. Dunque non è scontato che finiscano la carriera prima della normalità, dipenderà dal carattere, da quanto uno ha guadagnato, da quanto uno vuole mettersi in gioco, quanta testa hanno per durare. Hanno più informazioni da parte di gente competente rispetto a una volta“.
E il ciclismo italiano? “Bisognerà aspettare Pellizzari e magari qualche giovane che ci sarà, ma passeranno un po’ di anni. Magari un Finn della situazione che arriverà con calma. Se abbiamo la fortuna di stare un po’ sereni probabilmente qualcosa di buono arriverà“.
Un pronostico sulla Milano-Sanremo, Classica Monumento che si correrà sabato 22 marzo: “Pogacar la sta preparando come poche cose al mondo. Dovrà attaccare sulla Cipressa, adoperare la squadra e poi attaccare lui. È impossibile che la squadra faccia un passo per staccare tutti. Magari lo riprenderanno, ma in pochi. Per me dovrà fare per questa tattica, dovrà partire lui sulla Cipressa. Io butto lì un nome: in questo momento Pedersen sta andando fortissimo, è anche veloce e lo metto al pari di Pogacar e del nostro Filippo Ganna perché quest’anno è arrivato giusto al momento giusto. Milan? Se fanno la Cipressa forte come la devono fare può forse tenere, ma poi sul Poggio può andare in difficoltà. È fortissimo, sono sicuro che vincerà tanto ma la Sanremo di quest’anno con Pogacar che deve cercare di staccare tutti… In fondo alla Cipressa non ci saranno 30-40 uomini come gli altri anni, ma meno e più frazionati, non penso che il vento contrario farà la differenza, ma sei ore sotto l’acqua sì. Van der Poel sarà sicuramente della partita, ma Pogacar al momento mi sembra troppo forte. Pidcock potrebbe essere un po’ quello che rompe le uova nel paniere a tutti“.
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