BCE: cresce il rischio concentrazione nei fondi azionari europei

A fine 2024, il 30% dell'esposizione dei portafogli verso le società non finanziarie si concentrava su appena 25 titoli. Tra le cause il peso crescente delle società high-tech USA nei fondi europei. I risultati del Rapporto annuale 2024 della BCE. L'articolo BCE: cresce il rischio concentrazione nei fondi azionari europei proviene da FundsPeople Italia.

Mag 2, 2025 - 07:33
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BCE: cresce il rischio concentrazione nei fondi azionari europei

Nel corso del 2024 è aumentato significativamente il rischio di concentrazione nei fondi azionari europei: a fine anno, il 30% dell'esposizione in società non finanziarie si concentrava su appena 25 titoli. Una tendenza che è accelerata distintamente negli ultimi due anni, se si considera che la percentuale di concentrazione è cresciuta dal 18% al 21% circa in quasi dieci anni (dal 2014 al 2023), per poi schizzare di quasi otto punti percentuali nell'arco di 24 mesi. Aumenta anche il peso delle top holding nei portafogli, che diventano quindi meno diversificati. A fine 2024, il 3% di tutte le partecipazioni azionarie investite in società non finanziarie erano concentrate su un singolo titolo.

Il trend, probabilmente, non sorprenderà gli operatori, da tempo consci del peso crescente di una manciata di aziende tecnologiche statunitensi sui listini globali. La nota di allarme, però, arriva in questa occasione dalla BCE nel suo Rapporto annuale 2024, e si inserisce in una più ampia considerazione sulla stabilità e la tenuta del sistema finanziario europeo.

Fonte: Rapporto annuale BCE 2024. SNF: società non finanziarie. Emittenti principali: corrispondono alle 25 SNF detenute maggiormente in base al valore di portafoglio per ciascun trimestre, aggregando le esposizioni azionarie delle società che emettono più di un tipo di azione.

Il peso crescente degli USA

Secondo il rapporto della BCE, il crescente rischio di concentrazione nel risparmio gestito europeo nell'ultimo biennio origina da due fenomeni paralleli che si sono amplificati a vicenda. Da un lato, la crescente popolarità dei fondi passivi; dall'altro, "l’elevata crescita dei corsi azionari delle società statunitensi incentrate sulla tecnologia". Gli ETF, per definizione, sono rimasti ancorati alla composizione degli indici, e quindi hanno seguito pedissequamente il boom di capitalizzazione di Magnifiche 7 e affini.

Nei portafogli dei fondi attivi, i titoli USA hanno assunto un peso relativo sempre più importante sia per un semplice effetto performance, sia perché hanno attratto capitali maggiori verso le strategie incentrate sull'high-tech. Così, da gennaio a dicembre dello scorso anno, il valore dell'attivo netto nei fondi azionari è aumentato in media del 15%, mentre la variazione dell'attivo netto dei fondi specifici sul settore tecnologico ha superato il +25 per cento.

Rapporti di forza rovesciati

Allargando lo sguardo agli ultimi dieci anni, la scalata dei titoli USA (e la loro crescente concentrazione) ha avuto una portata tale da rivoluzionare la destinazione degli investimenti dei fondi azionari europei. Nel 2014, tra i primi 25 titoli non finanziari detenuti nei portafogli, le società europee godevano di una quota superiore al 60% e gli USA inferiore al 20 per cento. Oggi il rapporto si è rovesciato: nel 2024, il 60% circa dei 25 titoli più investiti è domiciliato negli USA, e meno del 20% ha sede in Europa.

Fonte: Rapporto annuale BCE 2024.

Maggiore esposizione agli shock

Il rischio di concentrazione si accompagna a una maggiore esposizione dei fondi europei, e quindi dell'industria del risparmio gestito, agli shock imprevisti. Quando pochi titoli accumulano gran parte del capitale, non serve un evento sistemico per causare perdite ingenti agli investitori: è sufficiente che i rovesci interessino una delle società più grandi, o un singolo settore dell'economia globale. Le perdite potrebbero spingere gli investitori a svendere le proprie quote e a loro volta i fondi di investimento, mette in guardia la BCE, "potrebbero essere costretti a liquidare rapidamente le attività per far fronte ai deflussi", creando spirali negative.

Aumenta così il rischio di contagio finanziario, dovuto alle pressioni al ribasso sui prezzi anche degli attivi inizialmente non colpiti dagli shock. Nel 2024 le incertezze e i rischi geopolitici sono aumentati, insieme ai timori di valutazioni eccessive in alcuni segmenti dei listini azionari globali. In tale contesto, ammonisce Francoforte, "il rafforzamento della tenuta del settore dei fondi di investimento a tali shock riveste un'importanza crescente per preservare una più ampia stabilità finanziaria".

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