Aspettanto il nuovo Papa, ecco chi può emergere e chi può decidere il Conclave

Il prossimo 7 maggio coloro 135 Cardinali elettori del Sacro Collegio (ovvero coloro che hanno meno di 80 anni) saranno chiamati a fare il loro ingresso nella Cappella Sistina e dare inizio al Conclave che eleggerà il nuovo Papa a poco più di due settimane dalla scomparsa di Papa Francesco. Il sistema con cui viene […]

Mag 2, 2025 - 02:55
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Aspettanto il nuovo Papa, ecco chi può emergere e chi può decidere il Conclave

Il prossimo 7 maggio coloro 135 Cardinali elettori del Sacro Collegio (ovvero coloro che hanno meno di 80 anni) saranno chiamati a fare il loro ingresso nella Cappella Sistina e dare inizio al Conclave che eleggerà il nuovo Papa a poco più di due settimane dalla scomparsa di Papa Francesco. Il sistema con cui viene eletto il Pontefice, un’elezione per i cattolici ispirata dallo Spirito Santo, ha una serie di particolarità, a partire dalla totale segretezza dei suoi scrutini, che rende molto difficile fare previsioni, tanto più se pensiamo che servono due terzi dei voti per ottenere l’elezione. Tuttavia esistono senza dubbio nomi di Cardinali ritenuti più caldi di altri per ascendere al soglio di Pietro, e altri che possono giocare un ruolo decisivo. A questo, va aggiunta la specifica composizione dell’attuale Collegio cardinalizio, costituito da una netta maggioranza di porporati aventi diritto di voto (108 su 135) nominati da Papa Francesco, molti dei quali provenienti da Paesi e diocesi ritenuti periferici, spesso abitati da una popolazione cristiana minoritaria se non addirittura marginale. Cardinali quindi estranei alle tradizionali dinamiche curiali romane, che spesso ancora nemmeno si conoscono personalmente con i loro colleghi. In molti si interrogano se al conclave queste new entries si accoderanno alle principali correnti di voto o saranno i liberi battitori: in ogni caso il loro ruolo finirà per essere decisivo. Ad oggi la composizione del Conclave vede i 59 elettori europei (di cui 19 italiani) come il gruppo più consistente, ma tuttavia non maggioritario e distante dai due terzi richiesti per eleggere un Papa, seguito da 20 asiatici, lo stesso numero dei porporati nordamericani, 17 sudamericani, 16 africani e tre dell’Oceania.

La distribuzione geografica, tuttavia, non è l’unico elemento ad avere un peso: ci sono infatti le diverse correnti e visioni della Chiesa all’interno del Sacro Collegio. Anche qui, va fatta una premessa: applicare le tradizionali categorie della politica, a partire da “destra” e “sinistra”, a Papi e Cardinali può rappresentare un esercizio fuorviante, dal momento che il loro ruolo è totalmente differente da quello di un deputato o di un uomo di governo. C’è senza dubbio in parte una divisione tra figure più progressiste e altre più conservatrici con i moderati nel mezzo, ma ci sono altri temi, come la continuità o meno col pontificato di Francesco, la volontà di proseguire i processi che ha iniziato, di provare a guidarli ma in modo diverso o di marciare in direzione opposta, ma anche la posizione su alcuni temi ecclesiastici e sociali specifici e una parola, cara all’ultimo Pontefice, che ha caratterizzato il suo operato: “sinodalità”.

Alla luce di tutto questo, mentre impazzano i toto-nomi e cresce la legittima curiosità di fedeli, appassionati e curiosi di conoscere il nome del prossimo Papa, questo articolo non si pone di fare previsioni ma, consapevole dell’unicità del voto del Conclave, si pone solo di tracciare brevi profili di una rosa di Cardinali e di quali potrebbero eventualmente essere alcuni punti che saranno affrontati per la scelta del prossimo successore di Pietro.

Il “favorito” Parolin

Il primo nome sulla bocca di tanti è quello di Pietro Parolin, veneto, 70 anni, segretario di Stato nominato da Francesco e che nell’ultimo periodo, soprattutto mentre il Papa era ricoverato al Gemelli, ha di fatto svolto molte funzioni di vertice del Vaticano. Il suo ruolo diplomatico lo ha inoltre reso conosciuto tra i leader mondiali e può rappresentare un punto di forza in un momento complesso per gli equilibri globali, mentre su molti aspetti si è posto come moderato, vicino a Francesco, venendo visto come un profilo in grado di conciliare la continuità con l’ultimo Pontificato e la mediazione. È stato inoltre il tessitore dell’accordo tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese, uno dei simboli di una Chiesa che sta guardando molto all’Asia, continente che non a caso ha un peso notevole in questo Conclave, come vedremo più avanti. Tuttavia, diversi osservatori hanno notato come potrebbe negli ultimi giorni essersi alienato alcune simpatie nella Curia, con la sua ferrea opposizione alla partecipazione al Conclave del Cardinale Angelo Becciu, che nel 2020 aveva rinunciato ai privilegi del Cardinalato.

Tagle e l’ascesa dell’Asia

Altro nome su cui c’è molta attenzione è quello del filippino Luis Antonio Tagle, 67 anni il prossimo giugno, per anni Arcivescovo di Manila, Francesco lo ha voluto prima alla guida della Caritas Internationalis e poi, nel 2019, lo ha portato nella Curia per guidare la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Figura di riferimento per i fedeli di un Paese come le Filippine che esprime un elevatissimo numero di cattolici, Tagle può essere senza dubbio inserito tra i progressisti ed è considerato tra le figure più vicine a Francesco. È inoltre anche lui tra i sostenitori dell’accordo del 2018 tra il Vaticano e la Cina, un accordo fortemente voluto da Francesco e dal Segretario di Stato Parolin, ma che ha trovato anche le critiche di figure asiatiche come l’ex Vescovo di Hong Kong Joseph Zen, anche lui Cardinale ma non più elettore per sopraggiunti limiti di età (ha 93 anni) e storicamente critico verso il governo cinese. L’apertura in profondità verso l’Asia è stato uno dei tratti caratteristici del Pontificato di Francesco, che ha svolto nel continente numerosi viaggi apostolici, dialogato con Pechino e nominato numerosi Cardinali da questa parte del mondo, che dopo l’Europa è divenuta il continente più rappresentato tra gli elettori: questo e l’aver coinvolto Tagle direttamente nella Curia hanno fatto pensare che l’ex Vescovo di Manila possa essere qualcosa di simile a un delfino di Francesco. Al di là di Tagle, il momento storico che vede particolare attenzione alla Cina e l’importante numero di Cardinali asiatici rende naturale prendere in considerazione diversi porporati di questa parte del mondo. C’è ad esempio il sudcoreano Lazarus You Heung-sik, 73 anni, già Vescovo di Daejon e voluto da Francesco come prefetto per il Clero, anche lui perfettamente in linea con la visione di attenzione all’Asia dell’ultimo Pontefice e uomo di dialogo, tanto da aver svolto ben quattro visite in Corea del Nord, ma ci sono anche figure più conservatrici, come lo srilankese Malcom Ranjith, 77 anni, Arcivescovo di Colombo che tuttavia può rappresentare un riferimento per i meno progressisti del sud del mondo e un trait-d-union tra l’apertura all’Asia di Francesco e posizioni più rigide.

Il peso degli italiani

A proposito di continuità con Francesco, in questa linea può essere inserito senz’altro Matteo Zuppi, 69 anni, Arcivescovo di Bologna e capo della Conferenza episcopale italiana, che il Papa ha voluto mandare in una delicata missione di mediazione internazionale in Russia e Ucraina che ha dato visibilità in tutto il mondo all’uomo che a Roma ancora tutti ricordano come un apprezzatissimo parroco di Santa Maria in Trastevere tra i massimi animatori della Comunità di Sant’Egidio. Zuppi non è l’unico nome italiano, oltre a Parolin, a essere stato attenzionato dai media in vista del Conclave, dove in tanti si chiedono se dopo 47 anni avremo di nuovo un Papa del nostro Paese. Un nome che ha preso piede è quello del Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Pizzaballa, un uomo che dunque ricopre un importante incarico in un luogo su cui c’è particolare attenzione, offertosi personalmente dopo il 7 ottobre come ostaggio in cambio dei rapiti da Hamas ed estremamente critico verso le politiche di Netanyahu verso i palestinesi, figura vista come moderata e dal profilo più spirituale che diplomatico. Su di lui, tuttavia, pesa la giovane età, avendo 60 anni compiuti proprio il giorno della morte di Francesco.

Un profilo più diplomatico ben legato a una delle crisi del momento è quello di Claudio Gugerotti, 69 anni, a capo del Dicastero delle Chiese Orientali, che è stato Nunzio apostolico in Ucraina tra il 2015 e il 2020, anni molto delicati per quel Paese, così come diplomatico di lungo corso è il pugliese Fernando Filoni, 79 anni, Nunzio in Iraq durante l’invasione statunitense, mandato in quel Paese di nuovo da Francesco nel 2014 in seguito alla proclamazione dello Stato islamico da parte dell’ISIS. Tra i profili italiani più conservatori, invece, c’è l’ex Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, 78 anni, che ben conosce i vescovi italiani essendo stato segretario della CEI.

Va poi menzionato anche il Cardinale Marcello Semeraro, 78 anni, prefetto uscente del Dicastero per le Cause dei Santi, vicino a Francesco ma che, secondo il vaticanista della Stampa Giacomo Galeazzi, potrebbe essere uno dei kingmaker del prossimo conclave, essendo in grado di indirizzare il voto di diversi porporati, e che in assenza di un nome in grado di ottenere una convergenza potrebbe ottenere consensi in prima persona.

Gli altri europei

C’è poi oltre all’Italia anche il resto d’Europa che avrà il proprio peso al Conclave. Un nome che ha ottenuto una certa attenzione è quello dell’Arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, 66 anni, ritenuto un progressista molto attento alle periferie e al dialogo con l’Islam: non è un caso che sia nato in Algeria quando questa era ancora una colonia francese. Non va dimenticato inoltre che uno degli ultimi viaggi di Francesco, svolto nel 2023, è stato proprio a Marsiglia. Nome dalla storia singolare è poi Anders Arborelius, 76 anni, il primo svedese a essere nominato Cardinale dai tempi della riforma protestante, divenuto cattolico a 20 anni: seppur abituato al dialogo con una società secolarizzata, provenire da un Paese con una ridotta popolazione cattolica può risultare un punto debole.

Un altro nome che ha ottenuto attenzione è stato quello del lussemburghese gesuita Jean-Claude Hollerich, 66 anni, molto attento alla sinodalità cara a Francesco cui è senz’altro vicino non solo per la comune appartenenza alla Compagnia di Gesù. Proprio lui, durante una messa svolta in questi giorni alla Chiesa Nuova alla presenza di altri porporati rappresentativi di varie aree del mondo (l’Arcivescovo di Tokyo Tarcisius Isao Kikuchi, quello di Lima Carlos Castillo Mattasoglio e  il Vescovo di Hong Kong Stephen Chow), ha ribadito la necessità di proseguire il cammino sinodale ed elogiato la figura del Cardinale maltese Mario Grech, 72 anni, figura forse più moderata ma estremamente attenta alla sinodalità, in quello che molti osservatori hanno visto come qualcosa di simile a un endorsement. Altro nome degno di interesse è quello di Angel Fernandez Artime, 64 anni, salesiano e decimo successore di Don Bosco alla guida della Congregazione fino al 2024, voluto lo scorso gennaio da Francesco come pro-prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata, il primo della storia a essere guidato da una donna, Suor Simona Brambilla.

Tra i più progressisti, quindi forse con maggiore difficoltà a trovare un consenso di respiro più ampio, c’è il tedesco Reinhard Marx, 71 anni, aperto verso i temi legati all’omosessualità e noto per essersi dimesso da Vescovo di Monaco e Frisinga nel 2021 per gli abusi compiuti nella diocesi da diversi funzionari nei decenni precedenti, trovando la ferma opposizione di Francesco. Progressista è anche il portoghese José Tolentino de Mendoca, 59 anni, scelto nel 2022 da Francesco per guidare il Dicastero per l’educazione, così come il polacco Konrad Krajewski, 61 anni, elemosiniere pontificio.

Il fronte dei conservatori

Un altro europeo di primo piano è senza dubbio l’ungherese Peter Erdo, 73 anni, Arcivescovo di Budapest. Conservatore, e membro di lungo corso del Sacro Collegio (a elevarlo alla porpora è stato Giovanni Paolo II nel 2003): in un Conclave in cui le posizioni più rigide sembrano destinate a essere minoritarie, Erdo, visto come molto vicino a Benedetto XVI, è forse, sia per l’anzianità di servizio che per i rapporti con i porporati europei maturati da capo del Consiglio delle conferenze episcopali del continente, quello con più chances di uscire dallo steccato dei conservatori. Più difficile che questa operazione riesca al guineano Robert Sarah, 79 anni, rispettato teologo molto critico verso la teoria gender e l’apertura del sacerdozio per gli uomini sposati, ancora di più allo statunitense Raymond Leo Burke, figura molto amata negli ambienti più tradizionalisti critici verso i cambiamenti apportati dal Concilio Vaticano II. Alcuni hanno inserito nelle liste dei papabili anche l’olandese Wim Eijk, 72 anni a giugno, Arcivescovo di Utrecht, teologo dalle posizioni molto conservatrici soprattutto in materia di aborto e omosessualità, su cui tuttavia pesa anche la scarsa popolazione religiosa dei Paesi Bassi. Un ruolo importante al Conclave, pur non essendo inserito tra i papabili, può giocarlo senz’altro il tedesco Gerhard Ludwig Muller, 77 anni, che in questi giorni ha dichiarato che “il Papa non è un simbolo della religione secolarizzata”.

Le Americhe e il blocco USA

Dopo 12 anni di un Papa argentino, in pochi immaginano che a sedere sul Soglio di Pietro sia nuovamente un sudamericano. Tuttavia, la figura prominente della regione è probabilmente il brasiliano Odilo Pedro Scherer, 75 anni, già individuato nel 2013 come papabile capofila tra i latino-americani: alla fine il Papa arrivò dalle Americhe, ma fu come ben sappiamo l’argentino Bergoglio. È però sugli Stati Uniti che c’è molta attenzione, in un momento storico in cui qualcuno si chiede se l’“America First” di Donald Trump possa sbarcare anche in Vaticano. La pattuglia di dieci cardinali elettori statunitensi – il secondo Paese più rappresentato dopo l’Italia – non è però da vedere come un gruppo omogeneo: c’è Timothy Dolan, 75 anni, Arcivescovo di New York, cui alcuni vaticanisti attribuiscono un ruolo decisivo nell’elezione di Bergoglio nel 2013, che è intervenuto nel 2020 alla convention dei repubblicani, mentre il Vescovo di Newark Joseph William Tobin, 73 anni, e quello di Chicago Blase Joseph Cupich, 76, sono stati invece apertamente critici verso le politiche anti immigrazione di Trump. Burke, invece, come detto in precedenza è un punto di riferimento dei settori più conservatori e tradizionalisti. In tutto questo può giocare un ruolo importante Robert Francis Prevost, 69 anni, posto da Francesco a capo dell’importante dicastero per i Vescovi, che secondo il vaticanista della Stampa Giacomo Galeazzi sarebbe insieme all’italiano Semeraro in grado di far convergere diversi voti su un eventuale candidato forte ma, al tempo stesso, in assenza di convergenze più ampie potrebbe ottenere lui stesso tale consenso.

E il Canada? Francis Leo, italo-americano Arcivescovo di Toronto, poliglotta e fresco di porpora (è stato nominato solo pochi mesi fa) è una figura interessante che Dagospia ha indicato come un potenziale futuro Pontefice in un articolo dell’anno scorso, ma ad oggi risulta probabilmente troppo giovane (ha 53 anni) e di nomina troppo recente per essere preso in considerazione.

L’Africa da non sottovalutare

C’è poi un altro continente che da anni gioca un ruolo sempre più importante nel Sacro Collegio, ovvero l’Africa. Un Cardinale di lungo corso è l’ugandese Peter Turkson, elevato alla porpora da Giovanni Paolo II nel 2003, visto come una figura tra le più concilianti del continente, ma c’è molta attenzione anche intorno a Fridolin Ambongo-Besungu, 65 anni, Arcivescovo di Kinshasa, che guida la Diocesi di una delle capitali più popolose dell’Africa. Ostile all’ingerenza occidentale nel continente, tacciata di “neocolonialismo”, ha anche criticato l’apertura di Francesco alla benedizione delle coppie dello stesso sesso e criticato organizzazioni internazionali accusate di diffondere l’”ideologia LGBT” tramite il ricatto dei finanziamenti. Oltre a loro, il già citato Cardinale Sarah, guineano e conservatore, è un’altra delle principali figure del continente.

Un Papa tra i non elettori?

Esiste poi l’ipotesi che i Cardinali vadano a scegliere il Papa tra i non elettori del Sacro Collegio, quelli che hanno più di 80 anni e non saranno presenti in Sistina. Il rischio di una scelta del genere è che venga percepita come un segnale di debolezza, ma una figura carismatica potrebbe sicuramente essere in grado di fugare eventuali dubbi dell’opinione pubblica. Una simile scelta è considerata marginalmente, ma secondo ad esempio il sito Silere non Possum ci sono Cardinali che stanno sondando tale possibilità. Quali sarebbero i nomi che potrebbero essere presi in considerazione? Uno menzionato nel tempo da diversi osservatori è quello del canadese Marc Ouellet, 82 anni, molto stimato e più conservatore di Francesco, così come l’Arcivescovo emerito di Vienna, l’austriaco Christoph Schonborn, 80enne solo da pochi mesi.

Attesa tra le incognite

Per sapere chi sarà il Papa non ci resta che attendere la fumata bianca e il successivo momento in cui il Cardinale Protodiacono, il francese Dominique Mamberti, si affaccerà dal balcone della Basilica di San Pietro per pronunciare la formula dell’”Habemus Papam”, mentre per sapere cosa abbia portato alla scelta possiamo soltanto attendere le abili ricostruzioni dei vaticanisti, dal momento che il processo si svolge nella totale segretezza. Nel Conclave del 2005, dopo il lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, la scelta del Cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Sacro Collegio, dal 1981 alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede e figura vicinissima al defunto Pontefice, risultò la più scontata. Dopo le dimissioni di Benedetto XVI, nel 2013, non esisteva una figura paragonabile a quella da lui ricoperta otto anni prima, e il Conclave volse la sua scelta al Sudamerica – fatto mai avvenuto ma preso in considerazione dagli osservatori – andando a scegliere un Cardinale come Jorge Mario Bergoglio, che secondo le ricostruzioni dei vaticanisti all’elezione precedente aveva compattato intorno a sé un blocco di elettori. In questo nuovo Conclave che si aprirà il 7 Maggio non sembra esserci una situazione compatibile con i due precedenti più recenti, tanto più in un contesto ricco di cardinali nuovi e provenienti da tutto il mondo. Attendere, dunque, è tutto ciò che possiamo fare.