Anche lo spazio è pieno di rifiuti prodotti dall’uomo, l’allarme dell’ESA

L’uomo inquina anche lo spazio (oltre alla Terra): l’ultimo report della European Space Agency (ESA) riferisce dati molto preoccupanti, stimando che il numero effettivo di detriti spaziali di dimensioni superiori a 1 cm (abbastanza grandi da poter causare danni catastrofici) sia superiore a 1,2 milioni, di cui oltre 50.000 di dimensioni superiori a 10 cm....

Apr 26, 2025 - 16:38
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Anche lo spazio è pieno di rifiuti prodotti dall’uomo, l’allarme dell’ESA

L’uomo inquina anche lo spazio (oltre alla Terra): l’ultimo report della European Space Agency (ESA) riferisce dati molto preoccupanti, stimando che il numero effettivo di detriti spaziali di dimensioni superiori a 1 cm (abbastanza grandi da poter causare danni catastrofici) sia superiore a 1,2 milioni, di cui oltre 50.000 di dimensioni superiori a 10 cm. E il trend è in rapida crescita.

rifiuti spaziali report esa 2025

©ESA

Cosa sono i rifiuti spaziali

Come spiega l’ESA, il nostro pianeta è circondato da veicoli spaziali che svolgono un importante lavoro per studiare il nostro clima in continua evoluzione, fornire servizi di comunicazione e navigazione globali e aiutare gli scienziati a rispondere a importanti quesiti.

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Ma alcune delle loro orbite si stanno affollando e sono sempre più affollate di frammenti di satelliti e razzi in disuso che minacciano il nostro futuro nello spazio. In particolare, i satelliti che rimangono nella loro orbita operativa al termine della loro missione rischiano di frammentarsi in pericolose nubi di detriti che permangono in orbita per molti anni.

I rifiuti spaziali oggi

Il numero e la scala delle costellazioni di satelliti commerciali in determinate orbite terrestri basse continuano ad aumentare di anno in anno – riferisce l’agenzia spaziale – In alcune fasce di altitudine densamente popolate, la densità di oggetti attivi è ora dello stesso ordine di grandezza dei detriti spaziali

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Questo perché satelliti e razzi intatti rientrano nell’atmosfera terrestre in media più di tre volte al giorno. Tuttavia, non un numero sufficiente di satelliti abbandona le orbite congestionate al termine del loro ciclo di vita, creando un rischio di collisione.

rifiuti spaziali report esa 2025

©ESA

Il 2024 ha visto diversi eventi di frammentazione di notevole entità, oltre a molti eventi meno eclatanti, che hanno aggiunto migliaia di nuovi detriti: circa 40.000 oggetti sono attualmente monitorati dalle reti di sorveglianza spaziale, di cui circa 11.000 sono carichi utili attivi.

In generale, si stima che il numero effettivo di detriti spaziali di dimensioni superiori a 1 cm – abbastanza grandi da poter causare danni catastrofici – sia superiore a 1,2 milioni, di cui oltre 50.000 di dimensioni superiori a 10 cm.

rifiuti spaziali report esa 2025

©ESA

L’aderenza agli standard di mitigazione dei detriti spaziali sta lentamente migliorando nel corso degli anni soprattutto nel settore commerciale – spiegano gli esperti – ma non è sufficiente a fermare l’aumento del numero e della quantità di detriti spaziali”.

Anche senza ulteriori lanci, infatti, il numero di detriti spaziali continuerebbe a crescere, poiché gli eventi di frammentazione aggiungono nuovi detriti a una velocità maggiore di quella con cui i detriti possono rientrare naturalmente in atmosfera. Questa è di fatto una reazione a catena incontrollata, nota come ‘Sindrome di Kessler’ che, tra l’altro, ha anche un collegamento con i cambiamenti climatici.

Detriti spaziali e cambiamenti climatici

Come riferisce l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), infatti, la continua emissione di gas serra sta portando all’alterazione climatica della troposfera terrestre, ma recenti studi sembrano evidenziare effetti anche alle quote più elevate, che si manifestano come un raffreddamento e una contrazione della termosfera.

Contraendosi, la termosfera ripulisce con meno efficacia l’orbita bassa terrestre dai detriti spaziali, aumentando il rischio di collisione a catena: uno scenario che porta proprio alla ‘Sindrome di Kessler’.

In uno studio del 2021 era emerso anche, a questo proposito, che i rifiuti spaziali potessero essere la causa di un nuovo buco nell’ozono.

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Cosa si può (e si deve) fare

Attualmente, nonostante i miglioramenti negli sforzi di mitigazione, la mancanza di conformità e di interventi di bonifica ha fatto sì che nel 2024 si sia registrata una crescita netta della popolazione di detriti spaziali. Se estrapoliamo le tendenze attuali al futuro, il numero di collisioni catastrofiche potrebbe aumentare significativamente.

Per impedire che questa situazione si intensifichi e renda inutilizzabili alcune orbite, è necessaria sicuramente la prevenzione attraverso l’implementazione di misure di passivazione e riduzione della durata orbitale, ma anche la rimozione attiva dei detriti.

E si può fare. Infatti sia i corpi dei razzi che i carichi utili rientrano in orbita in numero sempre maggiore anno dopo anno, soprattutto nel settore commerciale: circa il 90% dei corpi dei razzi in orbite terrestri basse sta ora abbandonando orbite preziose in conformità con gli standard di rientro entro 25 anni, in vigore prima del 2023, e più della metà rientra in modo controllato.

Inoltre, Circa l’80% è inoltre conforme al nuovo standard più restrittivo di abbandono delle orbite entro 5 anni, adottato dall’ESA per le proprie attività nel 2023.

rifiuti spaziali report esa 2025

©ESA

Non c’è ancora stato molto tempo per adeguarsi ai nuovi standard, motivo per cui il divario non si è ancora colmato. Tuttavia, la differenza di conformità non è eccessiva, attestandosi intorno al 10%, e potrebbe colmarsi in futuro, sperando che gli standard dell’ESA ispirino altri a seguire l’esempio.

Vi è un crescente consenso e una spinta da parte degli attori di tutto il settore spaziale sulla necessità di implementare a livello globale pratiche di mitigazione più rigorose per i detriti spaziali – precisa l’ESA – al fine di mantenere le attività spaziali sostenibili, incluso il limite di 5 anni per l’abbandono delle orbite trafficate

L’agenzia si è posta l’obiettivo di limitare significativamente la produzione di detriti nelle orbite terrestre e lunare di tutte le future missioni, programmi e attività entro il 2030 attraverso il suo programma ’Zero Debris’ che ha delineato e pubblicato importanti linee guida.

Inoltre sta cercando di deorbitare i satelliti progettati e costruiti ben prima dell’entrata in vigore delle sue attuali linee guida e di rimuovere dall’orbita missioni come Aeolus e Cluster in modi più sostenibili di quanto inizialmente previsto.

Infine, dobbiamo anche ripulire le orbite disseminate di detriti, cercando di far rientrare in sicurezza le missioni già in orbita e di effettuare la rimozione attiva dei detriti tramite missioni come ClearSpace-1

Il report è disponibile a questo link.

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Fonte: ESA

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