Anche i migliori fanno harakiri
Margini e valore del titolo dimezzati per Porsche, che aveva deciso di puntare sull'elettrico e di non vendere più sul mercato europeo la versione con motore termico della piccola Macan. E ora fa (in parte) marcia indietro L'articolo Anche i migliori fanno harakiri proviene da Economy Magazine.

Piove sul bagnato e anche sulle Porsche. Qualche settimana fa la casa automobilistica di Zuffenhausen ha registrato la peggiore seduta in Borsa dalla sua quotazione nel settembre 2022.
Il titolo ha perso il 6,8% dopo che il gruppo ha lanciato un allarme sui profitti per il 2025 a causa degli 800 milioni di euro d’investimento necessari per lo sviluppo di nuovi modelli e per le auto a batteria. Porsche ha previsto un margine operativo tra il 10% e il 12% per il 2025, ben al di sotto delle previsioni degli analisti, che stimavano un 14,8% e lontanissimo rispetto al target a medio termine dell’azienda, fissato tra il 17% e il 19%.
Nel 2024 il titolo ha perso il 27%, e il valore di mercato si è dimezzato rispetto al massimo di maggio 2023, quando la casa automobilistica sfiorava i 110 miliardi di euro di capitalizzazione. Un disastro del quale ha preso atto anche la holding controllata dalle famiglie Porsche e Piëch, che ha annunciato una svalutazione tra 2,5 e 3,5 miliardi di euro sulla sua partecipazione nell’azienda. Come se non bastasse, l’azienda ha anche comunicato un piano che prevede l’eliminazione di 1.900 posti di lavoro entro il 2029: circa il 15 per cento dei dipendenti dei suoi due stabilimenti principali in Germania, quello di Zuffenhausen e di Weissach, vicino alla città di Stoccarda.
Trema la poltrona del Ceo Oliver Blume, mentre sono dati in uscita anticipata il direttore finanziario Lutz Meschke e il responsabile vendite, Detlev von Platen. Questa è la triade che ha eseguito l’harakiri dell’azienda quando ha deciso di investire miliardi sull’elettrico, smettendo di produrre la piccola Macan a benzina (che rappresentava poco meno di un terzo delle vendite totali) e mettendo sul mercato europeo solo la versione a batteria. Nel 2024 è andata bene perché il run out della prima e l’effetto novità della seconda hanno frenato solo del 5% le vendite del modello a livello mondiale, ma nel 2025 sarà tutta un’altra storia. Tanto è vero che Porsche ha deciso un mezzo dietrofront e abbandonerà l’idea del tutto elettrico puntando su un mix di motori a combustione e ibridi plug-in. Tra un po’, ci scommettiamo, tornerà anche la Macan con motore termico…
Anche i migliori sbagliano, ma bisogna dire che la colpa non è tutta loro: sul tavolo ci sono la concorrenza dei marchi locali in Cina sempre più forte, i probabili dazi americani sulle auto importate negli Usa, la legislazione europea prima draconiana e adesso orientata a più miti consigli. Insomma, c’è molta confusione sotto il cielo e a Pechino sono felicissimi perché i legislatori europei sono riusciti in quello che loro non sognavano neanche: distruggere un comparto industriale fortissimo nel giro di pochi anni.
E in Italia? Tutto va bene, madama la marchesa. Almeno per adesso. Le vendite nel 2024 sono aumentate dell’8% e fioccano le iniziative collaterali per sfruttare economicamente il marchio. Insomma, si fa quel che si può tra l’incudine di un mercato che sta cambiando e il martello di scelte strategiche non proprio indovinate. Si sopravvive cercando motivi validi per spingere la vendita e auto elettriche, cercando di non far notare troppo i limiti. Ma i sorrisi di qualche anno fa sono spariti dalle facce dei manager.
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