Ammazzata in strada a coltellate. La madre del killer: "L’ho coperto"
Sara Campanella è stata colpita cinque volte, alcuni minuti di agonia prima di morire dissanguata. Daniela Santoro e la telefonata del figlio Argentino in fuga: "Diceva di essere disperato, voleva uccidersi".

Le parole della madre di Stefano Argentino, reo confesso per l’atroce morte di Sara Campanella, oscillano tra amore materno, intriso di sensi di colpa, e l’ombra della complicità. "Mi ha chiamato dicendo di essere disperato, di avere fallito". Così Daniela Santoro, madre del 27enne accusato di aver ucciso la 22enne di Misilmeri alla fermata del bus, cerca di spiegare ai carabinieri il “suo“ dramma che si intreccia al femminicidio.
Una telefonata straziante, quel figlio che annuncia di suicidarsi, porta la donna a compiere una scelta destinata ad ampliare gli elementi dell’accusa del procuratore Antonio D’Amato. È lunedì pomeriggio quando Stefano, studente fuori corso di Noto, chiama Daniela mentre lei è in auto, diretta ad Avola. È una telefonata d’addio, così racconta lei: "Voleva salutarmi perché si stava per uccidere. Sono rimasta sconvolta". Lui, disperato, parla di un fallimento esistenziale, dell’incapacità di provare sentimenti e di essere ricambiato. Eppure, in quel momento, non fa alcun cenno alla compagna di università che ha appena ucciso con cinque coltellate, una delle quali alla giugulare. "Del delitto, al telefono, non mi ha detto nulla", dice la mamma.
Daniela, invece di chiamare aiuto, inverte la rotta e si dirige a Messina: "Volevo andarlo a prendere", dice ai carabinieri. Una decisione istintiva, dettata dall’amore viscerale, ma che ora la espone a molti pesanti interrogativi. Soprattutto: perché, quando ha scoperto la verità, non ha allertato le forze dell’ordine? Un silenzio che pesa come un macigno. Perché, se è vero che una madre può fare di tutto per salvare un figlio, è altrettanto vero che nascondere un omicida significa diventare complice di un crimine atroce. Sara è morta dopo un’agonia di pochi minuti. La sua colpa? Essere stata la compagna di corso di un ragazzo che non ha mai amato davvero e che, anzi, lei non tollerava più neppure in presenza. Quindi è probabile che Argentino sia scappato da Messina con l’auto della madre e lei lo abbia nascosto nel b&b di Noto. "Il senso di protezione può offuscare la percezione della gravità delle azioni", spiega uno psicologo. "Ma quando si tratta di omicidio, il silenzio non è più amore: è complicità".
Intanto i carabinieri di Messina trovano un coltello non molto distante dal luogo in cui è stata sgozzata Sara. Gli inquirenti non si sbilanciano, fanno trapelare che probabilmente non è l’arma del delitto (non c’è sangue sulla lama). Secondo l’anatomopatologo Elvira Ventura Spagnolo che sta eseguendo l’autopsia le cinque ferite sarebbero compatibili con l’impiego di un taglierino o un bisturi.