A 50 anni dalla guerra, il Vietnam paga ancora le conseguenze delle armi chimiche USA

Si è celebrato ieri in Vietnam il cinquantesimo anniversario della fine della guerra del Vietnam, una delle guerre più lunghe e cruente del Novecento, in cui persero la vita circa tre milioni di vietnamiti e 60.000 soldati americani e i cui effetti si ripercuotono ancora oggi, a causa dell’utilizzo di armi chimiche. Combattuto tra il […] The post A 50 anni dalla guerra, il Vietnam paga ancora le conseguenze delle armi chimiche USA appeared first on L'INDIPENDENTE.

Apr 30, 2025 - 16:10
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A 50 anni dalla guerra, il Vietnam paga ancora le conseguenze delle armi chimiche USA

Si è celebrato ieri in Vietnam il cinquantesimo anniversario della fine della guerra del Vietnam, una delle guerre più lunghe e cruente del Novecento, in cui persero la vita circa tre milioni di vietnamiti e 60.000 soldati americani e i cui effetti si ripercuotono ancora oggi, a causa dell’utilizzo di armi chimiche. Combattuto tra il Vietnam del Nord, guidato dal regime comunista, e il Vietnam del Sud, Stato filoccidentale sostenuto prima dai francesi e poi dagli USA, il conflitto – durato dal 1955 al 1975 – è finito con la sconfitta delle forze filoccidentali guidate dagli americani e portò alla riunificazione del Paese il 30 aprile del 1975, in quella che il capo comunista dello Stato del sud-est asiatico, To Lam, ha definito ieri una «vittoria della fede» e della «giustizia sulla tirannia». Tuttavia, a ben cinquant’anni di distanza dalla fine della guerra, i vietnamiti pagano ancora le conseguenze del coinvolgimento statunitense nel conflitto, sia a causa delle migliaia di ordigni inesplosi, sia per via della contaminazione ambientale provocata dalle armi chimiche sganciate dall’esercito americano su quasi tutto il Paese. Secondo le stime del governo vietnamita, gli ordigni inesplosi hanno ucciso circa 40.000 persone dal 1975, mentre quasi cinque milioni di persone sono state esposte a composti tossici e decine di migliaia sono state uccise.

Oggi l’anniversario commemora la riunificazione del Paese, avvenuta il 30 aprile del 1975, quando il Vietnam del Nord conquistò Saigon, l’allora capitale del Vietnam del Sud, in seguito ribattezzata Ho Chi Minh City, dal nome del fondatore del movimento Viet Minh, movimento di resistenza al colonialismo francese in Indocina nato nel 1941. In onore dello storico evento, si è tenuta una grande parata a Ho Chi Minh City: «il Vietnam è uno, il popolo vietnamita è uno. I fiumi possono prosciugarsi, le montagne possono erodersi, ma questa verità non cambierà mai», ha dichiarato il segretario del Partito Comunista e capo del Paese. Contro ogni previsione, il Vietnam del Nord riuscì a resistere alla potenza di fuoco dispiegata dall’esercito americano: per impedire la riunificazione del Paese da parte dei comunisti del Nord, infatti, Washington impiegò un’enorme quantità di forze terrestre, aeree e navali, ma i Viet Cong, sostenuti dalla popolazione del Sud e dal supporto sovietico e cinese, alla fine ebbero la meglio. Una vittoria e una riunificazione ottenute però a un prezzo altissimo in termini di violenza e di sangue, le cui conseguenze vengono scontate ancora oggi dalla popolazione vietnamita. Nonostante dal 1925 il Protocollo di Ginevra vieti l’utilizzo di armi chimiche, infatti, gli Stati Uniti utilizzarono nel Paese del sud est asiatico due tipi di queste armi: le bombe al napalm e l’agente arancio.

Foto storica che ritrae bambini vietnamiti mentre scappano da un bombardamento al Napalm. Al centro, Kim Phuc, all’epoca bambina di nove anni, che scappa dal luogo dell’esplosione completamente nuda, dopo essersi tolta i vestiti infuocati.

Le armi chimiche sono prodotti chimico-tossici che, vaporizzati su persone, ambiente e animali, sono in grado di causare la morte, una temporanea incapacità fisica o danni permanenti. Sono oggi considerate armi di distruzione di massa e sono bandite dal diritto internazionale in virtù della Convenzione sulle armi chimiche. Secondo fonti ufficiali americane, tra il 1961 e il 1971, gli Stati Uniti sganciarono sul Vietnam più di 70 milioni di litri di agente arancio, nell’ambito di un progetto militare chiamato Operazione Ranch Hand. Questo tipo di sostanza è tra le più pericolose tra quelle che vengono impiegate nelle armi chimiche, in quanto non solo causa danni immediati, ma ha effetti anche sulle generazioni successive. Resta, infatti, nell’ambiente per molto tempo, infiltrandosi in fiumi, stagni e continuando a impattare sull’ecosistema anche per un secolo: contaminando la produzione agricola e gli animali entra nel cibo e crea danni all’organismo umano. Non a caso, l’agente arancio, che deriva il suo nome dal colore dei barili in cui era contenuto, è stato associato all’alta incidenza di aborti spontanei, cancro, problemi cognitivi e dello sviluppo anche fino alla quarta generazione successiva a quella effettivamente esposta. Durante la guerra era stato impiegato per distruggere le piantagioni nemiche e la vegetazione dove si nascondevano i Viet Cong. Similmente, il napalm era usato per dare fuoco alle foreste dove si nascondevano i guerriglieri del Vietnam del Nord: ciò che lo rende particolarmente letale è la sua consistenza di gel appiccicoso che aderisce bene all’obiettivo su cui è sganciato raggiungendo temperature molto elevate.

Sebbene dopo la guerra gli Stati Uniti finanziarono diverse operazioni di bonifica, vaste aree del Vietnam sono ancora contaminate. Gli USA che spesso accusano – per demonizzarli agli occhi dell’opinione pubblica occidentale – Stati rivali per l’utilizzo di armi chimiche, sono in realtà tra i primi ad avere fatto un uso massiccio e indiscriminato di queste armi. Nel contesto della guerra in Siria, ad esempio, Washington non ha esitato a accusare strumentalmente l’ex regime di Bashal al-Assad dell’utilizzo di armi chimiche, un utilizzo che non è mai stato comprovato. La potenza a stelle e strisce ha normalizzato i rapporti diplomatici con Hanoi nel 1995, approfondendo i legami nel 2023 con una visita nella capitale vietnamita dell’ex presidente Joe Biden. Il Paese del Sud-est asiatico ha però mantenuto stretti legami anche con la Russia, che è il suo principale fornitore d’armi, e con la Cina, che investe molto nella sua economia. Ma oltre all’aspetto economico-politico e diplomatico, uno dei più gravi problemi che il Vietnam si ritrova ancora oggi ad affrontare resta quello delle conseguenze sull’ambiente e sulla salute di migliaia di persone provocate dalle armi chimiche sganciate dagli Stati Uniti.

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