Yu-Gi-Oh! Early Days Collection Recensione: Konami torna in posizione d’attacco
Tutte le più rinomate case di produzione videoludica giapponesi hanno rilasciato, nel corso degli anni, diverse antologie tematiche relative ai loro più grandi successi: tra loro Konami (qui la recensione dell’ottima Castlevania Dominus Collection) che ora presenta una inattesa ma gradita compagine della Yu-Gi-Oh! Early Days Collection, disponibile su PC (tramite Steam) e Nintendo Switch […] L'articolo Yu-Gi-Oh! Early Days Collection Recensione: Konami torna in posizione d’attacco proviene da Vgmag.it.


Tutte le più rinomate case di produzione videoludica giapponesi hanno rilasciato, nel corso degli anni, diverse antologie tematiche relative ai loro più grandi successi: tra loro Konami (qui la recensione dell’ottima Castlevania Dominus Collection) che ora presenta una inattesa ma gradita compagine della Yu-Gi-Oh! Early Days Collection, disponibile su PC (tramite Steam) e Nintendo Switch (edizione da noi testata, che oltretutto esce anche in versione fisica, con tanto di carta collezionabile allegata come “ai bei vecchi tempi”). Si potrebbero riempire decine di migliaia di caratteri parlando della straordinaria storia del franchise ideato da Kazuki Takahashi: in questa sede basti pensare alla numerosissima produzione videoludica collegata, che probabilmente, se questa prima collection avrà successo, vedrà un seguito, per certi versi anche più interessante di questa collezione (dato che si tratterebbe di titoli successivi e quindi relativamente più recenti e graficamente più appetibili).
Yu-Gi-Oh! Early Days Collection: tra le tue carte sceglierai la migliore
La Yu-Gi-Oh! Early Days Collection, impossibile nasconderlo, è dedicata principalmente ai nostalgici della prima ora e ai grandi fan, oramai cresciutelli: parliamo di titoli di un’altra epoca, difficilmente digeribili dalle nuove generazioni. Eppure, si tratta di una operazione di recupero notevole e meritevole, pur nelle sue sbavature e limiti intrinseci. Presenta ben 14 giochi, che in pratica sono 16 dato che uno tra questi è presente in tre varianti (secondo la formula “alla Pokémon” classica). Cinque di questi non erano mai stati tradotti (o anche solo adattati da fan translation) e quindi risultano inediti in occidente… e oltretutto sono tutti giocabili in italiano, ad eccezione di un titolo che è presente unicamente in giapponese per non presentare un “doppione” del semi-remake realizzato successivamente per l’occidente e presente nella lista. Lista che, come si comprende dal titolo, comprende solo la prima saga del franchise, quella col protagonista storico, Yugi Muto; oltretutto, parliamo unicamente dei giochi usciti su Game Boy, Game Boy Color e Game Boy Advance. I titoli dalla saga GX in poi e quelli presenti su altre piattaforme non sono inclusi ma magari li vedremo, in futuro, in un’altra antologia.
Questi i titoli compresi nella Collection:
- Yu-Gi-Oh! Duel Monsters
- Yu-Gi-Oh! Duel Monsters II: Dark Duel Stories
- Yu-Gi-Oh! Monster Capsule
- Yu-Gi-Oh! Racconti Oscuri
- Yu-Gi-Oh! Duel Monsters 4: Battle of Great Duelists
- Yu-Gi-Oh! Dungeon Dice Monsters
- Yu-Gi-Oh! The Eternal Duelist Soul
- Yu-Gi-Oh! Duel Monsters 6: Expert 2
- Yu-Gi-Oh! The Sacred Cards
- Yu-Gi-Oh! Reshef of Destruction
- Yu-Gi-Oh! Worldwide Edition: Stairway to the Destined Duel
- Yu-Gi-Oh! World Championship Tournament 2004
- Yu-Gi-Oh! Destiny Board Traveler
- Yu-Gi-Oh! 7 Trials to Glory: World Championship Tournament 2005 (Yu-Gi-Oh! Day of the Duelist: World Championship Tournament 2005)

You’re born to play, just find the way
Ci troviamo di fronte, potenzialmente, a decine e decine di ore di gioco, anche se il tutto mette a dura prova la pazienza e la buona volontà degli utenti, dato che per entrare in partita c’è bisogno di un po’ di studio delle meccaniche di gioco, che spesso differiscono sensibilmente di gioco in gioco, dato che non si tratta semplicemente di un aggiornamento con nuovi set di carte ma di concept di gameplay e regolamento differenti, e nei giochi i tutorial in game sono a dir poco striminziti. Stiamo parlando di altri tempi, in cui l’esperienza, prima di cominciare a giocare, partiva dallo studio dei manuali di istruzioni, che in questo caso erano piuttosto corposi. Konami, invece di inserire le classiche gallery di illustrazioni come extra, ha saggiamente deciso di pubblicare i manualetti originali (con tanto di impaginazione dell’epoca!), consultabili in ogni momento. Al momento della recensione, alcuni non risultavano completamente tradotti, ma è probabile che sia un problema momentaneo dato che sappiamo che l’antologia continuerà ad essere aggiornata e patchata in futuro. Questo vale anche per alcune incertezze all’interno della localizzazione dei giochi, non sempre ottimale… ma hey, si son presi la briga di tradurre RPG con centinaia di carte risalenti a decenni fa, quindi apprezziamo lo sforzo e contiamo in migliorie future.
Quando parliamo di gameplay diversificati, lo intendiamo davvero: anche se sostanzialmente l’obiettivo di ogni gioco è vincere decine di avversari a carte, le regole base subiscono sterzate vigorose tra un titolo e l’altro, così come gli elementi di esplorazione e avventura. In alcuni titoli si è più concentrati sull’aspetto torneistico, mentre in altri ci sono elementi jrpg e di narrazione simili a quelli visti nei classici della serie Pokémon. Inoltre, i tre spin-off prevedono battaglie strategiche con miniature e… una sorta di “gioco dell’oca con poteri speciali” che richiedono una certa attenzione e preparazione strategica.
Ma com’è effettivamente giocare alla Early Days Collection? Oggettivamente, un po’ macchinoso, e se non siete già appassionati del franchise in partenza, è probabile che l’esperienza si riveli a dir poco faticosa. Certo, la possibilità di creare un save state in ogni momento e le funzioni di rewind/fast forward/restart alleviano la lentezza operativa generale, ma comunque si può creare un solo salvataggio istantaneo per versione del gioco e il fast forward non c’è, purtroppo, in tutti i titoli. Spettacolare, invece, la possibilità di giocare online: inizialmente con un solo titolo, ma Konami ha promesso di espandere l’esperienza anche ad altri giochi, insieme alla possibilità di scambiare carte replicando in qualche modo le meccaniche presenti all’epoca. E a proposito di carte, altro plauso va alla scelta di rendere disponibili “cheat” per sbloccare contenuti extra originariamente sbloccabili in modi ora non più raggiungibili, così come poter togliere il cap ad alcuni valori, tra cui quelli della costruzione del deck. In molti casi questo equivale a “rompere il gioco” ma suona molto sfizioso, in alcune situazioni.
La collection si presenta bene da un punto di vista tecnico, fermo restando che parliamo di titoli del Game Boy di un quarto di secolo fa che di certo non facevano della grafica il loro punto di forza. Ciononostante, la resa dei personaggi, degli ambienti e delle carte era molto buona per l’epoca, con effetti sonori e musiche peraltro gradevoli. In Konami, oltretutto, si son presi la briga non solo di realizzare bordi laterali (attivabili o meno) specifici per ogni gioco, ma di lasciar decidere l’ampiezza della superficie di gioco rispetto all’effettivo schermo e due opzioni singolari. La prima riguarda la visualizzazione nelle scale di “colore” del Game Boy per i primi giochi dell’antologia: è possibile difatti giocare in bianco e nero così come con due tipi di toni verdastri (più quello con schermo retroilluminato). Un tocco retrò davvero geniale. Meno utile (e quasi incomprensibile) la possibilità di inserire dei filtri schermo tv, monitor o lcd, forse a replicare la visualizzazione tramite Nintendo Super Game Boy. Ci troviamo, ad ogni modo, davanti a uno dei pochi casi in cui il titolo rende più in modalità handheld che docked, e il motivo è presto detto: la quantità di testo presente è strabordante e alcuni dei giochi, sulle moderne tv casalinghe, “smarmellano” i caratteri rendendo faticosa l’intellegibilità di dialoghi, abilità e statistiche.
Yu-Gi-Oh! Early Days Collection è un’antologia singolare, con pro e contro caratteristici. Un’operazione nostalgia ricca e in buona parte meritevole, con limiti intrinseci dovuti al riproporre titoli del Game Boy che sono fisiologicamente invecchiati. E non è una questione di appeal grafico / sonoro (le rappresentazioni delle carte e degli ambienti, nonché le musiche, erano lodevoli allora come oggi) quanto di interfaccia: all’epoca era il massimo che si potesse ottenere, ma al giorno d’oggi, pur con l’aggiunta dei salvataggi istantanei e del rewind/forward, i menù risultano macchinosi, noiosi, a tratti frustranti e inficiano sulla scorrevolezza dell’esperienza, qualunque gioco si stia provando. Abituati a comandi touch e mouse per questo tipo di giochi oramai da almeno un decennio, ci si sente un po’ come usare l’acciarino per accendere il fuoco. Ed è un peccato, perché all’epoca su questi titoli abbiamo passato ben volentieri decine di appassionanti ore, senza porci problemi poiché meno smaliziati e meno “viziati” da interfacce più comode. Si tratta di ben 14 videogiochi, alcuni dei quali inediti in occidente, di cui uno in versione originale nipponica e uno in triplice variante, con tre di questi che sono spin-off accattivanti che è un piacere ritrovare. La possibilità dei duelli online, poi, è decisamente ben accetta. Se siete appassionati della prima ora e volete rivivere quei tempi, è una collection assolutamente consigliata perché sapete a cosa andate incontro; i neofiti, invece, potrebbero rimanere scottati da un’esperienza forse fin troppo retrò.
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