Export a rischio: le imprese italiane sotto attacco tra dazi e guerre commerciali
Fino a poco tempo fa, le imprese italiane internazionalizzate venivano considerate tra le più robuste e competitive a livello globale. Tuttavia, la situazione è cambiata. La combinazione di due anni di recessione in Germania e le politiche commerciali protezionistiche adottate dall’amministrazione americana, tra cui l’introduzione dei dazi, ha messo in luce una vulnerabilità inaspettata per […] L'articolo Export a rischio: le imprese italiane sotto attacco tra dazi e guerre commerciali proviene da Economy Magazine.

Fino a poco tempo fa, le imprese italiane internazionalizzate venivano considerate tra le più robuste e competitive a livello globale. Tuttavia, la situazione è cambiata. La combinazione di due anni di recessione in Germania e le politiche commerciali protezionistiche adottate dall’amministrazione americana, tra cui l’introduzione dei dazi, ha messo in luce una vulnerabilità inaspettata per molte aziende italiane. Il rapporto dell’Istat sulla competitività dei settori produttivi evidenzia come 23.000 imprese italiane siano ora particolarmente esposte ai rischi derivanti dall’export.
Imprese vulnerabili
Il termine “imprese vulnerabili alla domanda estera” si riferisce a quelle aziende che sono concentrate in pochi mercati di sbocco. Inoltre dipendono in maniera significativa dalle esportazioni per la loro sopravvivenza economica. In questo scenario, una guerra commerciale caratterizzata da dazi e contro dazi potrebbe compromettere seriamente la loro attività.
Le tensioni tra Ue e Usa
L’Istat sottolinea come le tensioni commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti rivestano un’importanza cruciale per l’Italia. Negli ultimi quindici anni, infatti, la crescita del nostro sistema produttivo è stata fortemente sostenuta dalla domanda estera, in un contesto di debolezza della domanda interna. L’orientamento verso i mercati extra-Ue, in particolare gli Stati Uniti, ha rappresentato un elemento fondamentale per la spinta all’export italiano.
L’export
Le 23.000 imprese vulnerabili all’export, pur non essendo numericamente un grande gruppo, rivestono un’importanza economica considerevole. Queste imprese impiegano circa 415.000 persone e generano il 3,5% del valore aggiunto totale (circa 36 miliardi di euro), nonché il 16,5% delle esportazioni italiane, pari a circa 87 miliardi. Sebbene la maggior parte di queste aziende sia di piccole dimensioni (con circa 20 dipendenti medi), la loro rilevanza è comunque significativa, comprendendo anche una parte di multinazionali.
Chi esporta verso gli Usa
Tra le imprese più vulnerabili vi sono quelle che esportano principalmente verso gli Stati Uniti, circa 3.300, e quelle orientate verso la Germania, circa 2.800. I prodotti che vengono esportati verso gli Stati Uniti spaziano dal settore farmaceutico a quello meccanico, come turboreattori e turbopropulsori, fino alla gioielleria, ai generi alimentari (vini, oli) e ai mobili, con un valore di mercato pari a 10 miliardi di euro. D’altra parte, le imprese più vulnerabili verso la Germania si concentrano su prodotti come parti di autoveicoli, gas, materiale elettrico, prodotti in metallo e alluminio. Il valore complessivo di queste ultime è di 13,6 miliardi di euro.
Il quadro a livello regionale
A livello regionale, le aree più esposte all’export includono la Puglia, la Calabria, l’Abruzzo, la Toscana, la Campania e la provincia di Trento, dove le esportazioni rappresentano una parte importante del fatturato complessivo, come nel caso della Puglia e della Calabria, dove l’export incide fino al 30% del totale.
Le vulnerabilità legate all’importazione
In parallelo, l’Istat analizza anche un altro tipo di vulnerabilità, quella legata all’importazione. Alcune aziende italiane potrebbero risentire di una dipendenza eccessiva da importazioni concentrate geograficamente e su pochi prodotti specifici. Questo fenomeno riguarda circa 4.600 imprese. Le stesse impiegano 400.000 persone e generano il 5,7% del valore aggiunto e il 23,8% delle importazioni complessive. I settori maggiormente interessati sono la farmaceutica, il legno, la metallurgia e la chimica. In particolare, le 780 imprese italiane che dipendono dalla Cina per beni legati alla meccanica e al tessile potrebbero trovarsi in difficoltà a causa delle turbolenze nelle catene di approvvigionamento globali. Queste sono aggravate dalle guerre commerciali avviate dall’ex presidente Trump.
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