WhaleCast: con l’intelligenza artificiale potremo finalmente salvare le balene dallo scontro con le navi
Navigare nell’oceano Atlantico evitando gli scontri con i giganti marini in via di estinzione. Non è un’utopia, ma una possibilità concreta grazie a WhaleCast: un sistema che unisce tecnologia, dati e intelligenza artificiale per proteggere le balene franche del Nord Atlantico, una delle specie più minacciate al mondo. Il progetto nasce dall’intuizione di Taylor Shropshire,...

Navigare nell’oceano Atlantico evitando gli scontri con i giganti marini in via di estinzione. Non è un’utopia, ma una possibilità concreta grazie a WhaleCast: un sistema che unisce tecnologia, dati e intelligenza artificiale per proteggere le balene franche del Nord Atlantico, una delle specie più minacciate al mondo. Il progetto nasce dall’intuizione di Taylor Shropshire, responsabile per la resilienza marina di Fathom Science, spin-off tecnologico dell’Università statale della Carolina del Nord, e prende vita attraverso una collaborazione con SAS, azienda leader nell’analisi dei dati.
Una mappa per evitare le collisioni
WhaleCast è una mappa di calore interattiva che indica le probabilità di avvistamento delle balene franche lungo la costa orientale del Nord America, in particolare tra Georgia e Maine. La mappa è frutto dell’integrazione di dati oceanografici con avvistamenti storici, e consente alle navi di modificare la rotta o rallentare in tempo reale per evitare collisioni letali.
Questo sistema supera i limiti delle attuali “aree di gestione stagionale”, zone imposte dai governi dove le navi devono ridurre la velocità, ma che spesso si rivelano troppo generiche. WhaleCast, invece, fornisce una previsione dinamica, paragonabile a un bollettino meteo marino, direttamente sui touchscreen delle imbarcazioni.
Intelligenza artificiale e dati sintetici per previsioni più accurate
La validazione del modello predittivo è stata resa possibile grazie al programma Data for Good di SAS. Lincoln Groves, analista volontario di SAS, ha sviluppato e testato diversi modelli di machine learning per accrescere l’accuratezza delle previsioni. Partendo da circa 40.000 punti dati forniti da Fathom, Groves ha generato un set di 500.000 dati sintetici tramite SAS Data Maker, utili per addestrare, validare e testare gli algoritmi.
L’inclusione di nuove variabili, come la distanza delle balene dalla costa, ha ulteriormente migliorato l’efficacia dei modelli grazie alla piattaforma SAS Viya Workbench. Questa flessibilità ha permesso una programmazione rapida e adattabile, fondamentale per rispondere alla variabilità ambientale.
Chi sono le balene franche e perché sono a rischio
Le balene franche del Nord Atlantico (Eubalaena glacialis) sono cetacei lenti, longevi e scarsamente prolifici: una femmina può partorire solo ogni 3-4 anni. In passato, erano le “prede perfette” per i balenieri perché galleggiavano dopo la morte e offrivano una grande quantità di olio. Oggi, a minacciarle sono soprattutto le attività umane: collisioni con navi, inquinamento acustico e attrezzature da pesca. Secondo le stime della NOAA Fisheries aggiornate a ottobre 2024, sopravvivono solo 370 esemplari.
Tecnologia al servizio della conservazione
WhaleCast rappresenta una risposta a questa emergenza. Oltre alla sua efficacia, ha il vantaggio di essere facilmente integrabile con le tecnologie già presenti a bordo delle navi, senza richiedere investimenti onerosi come quelli necessari per l’installazione di sensori termici o radar marini.
Il progetto ha anche un importante risvolto sociale. “Molti marittimi si sono sentiti limitati da regole imposte dall’alto”, ha spiegato Shropshire. “Fornendo loro strumenti informativi, possiamo aumentare la loro autonomia decisionale e coinvolgerli attivamente nella conservazione”.
Un modello esportabile
La speranza di Fathom Science e SAS è che il successo di WhaleCast possa essere replicato altrove, per proteggere anche altre specie marine a rischio. La creazione di digital twin degli oceani, un tempo appannaggio delle smart city e dell’industria, si sta rivelando una risorsa chiave anche per la biodiversità.
Il futuro della conservazione marina potrebbe quindi passare dal dialogo tra scienza dei dati e biologia marina. Un dialogo che, grazie a progetti come questo, diventa sempre più fecondo e concreto. Perché oggi, grazie all’AI, possiamo finalmente “vedere” dove sono le balene. E agire per salvarle.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Ti potrebbe interessare anche: