Wall Street torna debole: si sgonfia l’effetto Fed

Ieri l’istituto centrale statunitense aveva lasciato fermi i tassi di interesse ma avvisava di aspettarsi un'inflazione più elevata e una crescita economica più lenta.

Mar 20, 2025 - 14:20
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Wall Street torna debole: si sgonfia l’effetto Fed

Tornano le preoccupazioni a Wall Street dopo i guadagni della chiusura di ieri seguiti alla decisione della Federal Reserve di mantenere intatti i tassi di interessi, anche se l’istituto ha rivisto al ribasso le prospettive economiche.

Se ieri i tre principali indici di New York avevano chiuso in crescita di oltre l’1%, oggi i future sul Nasdaq cedono mezzo punto percentuale quando manca circa un’ora all’avvio delle contrattazioni, seguiti in rosso (-0,30%) dai contratti sullo S&P500 e da quelli sul Dow Jones.

Nonostante Wall Street abbia registrato rialzi in tre delle ultime quattro sedute, l'S&P 500 rimane in calo del 3,5% da inizio anno e il Nasdaq dell'8%, ribassi che annullano tutti i guadagni successivi all'elezione del presidente Donald Trump a novembre, evidenziando timori per il rallentamento della crescita economica e le tensioni commerciali alimentate dalle sue aggressive politiche sui dazi.

Passando agli altri asset, il dollaro prova il recupero nei confronti dell’euro e il cross EUR/USD scende (-0,50%) a 1,085, l’oro resta stabile intorno i 3.040 dollari l’oncia e il Bitcoin scambia (+1%) a 85 mila dollari.

Dal fronte macro, oggi erano attesi i dati sulle richieste iniziali di disoccupazione della settimana terminata il 14 marzo, risultate poco mosse, a 223 mila rispetto alle precedenti 221 mila. In calo l’indice di produzione della Fed di Filadelfia, sceso a +12,5 dall’anteriore 18,1, ma superiore alle attese (+8,1)

Ieri la Fed ha lasciato intatti i tassi di interesse come da attese ma Wall Street si è ripresa chiudendo in crescita grazie ad un senso di sollievo per la conferma delle precedenti previsioni di due tagli nel corso del 2025, messe in dubbio dall’incertezze dello stato dell’economia statunitense dovute alla guerra dei dazi iniziata da Donald Trump.

Nella conferenza stampa successiva alla decisione, Jerome Powell ha contribuito al buon umore. Sebbene la banca centrale abbia indicato di aspettarsi un'inflazione più elevata e una crescita economica più lenta, il presidente della Fed ha rassicurato gli investitori che gli impatti sull'inflazione derivanti dai dazi saranno probabilmente "transitori" e che i rischi di recessione rimarranno bassi. "L'economia sembra essere sana", ha sintetizzato Powell.

“Tutto sommato non è cambiato molto tra il prima e il dopo della riunione Fed”, scrivono gli analisti di UniCredit. Soprattutto, proseguono “sono ancora in piedi le previsioni per due tagli dei tassi di interesse in corso d’anno, il primo stimato dal Fed Watch del CME nel mese di giugno. Per Wall Street tanto è bastato per proseguire al rialzo una seduta iniziata su toni positivi, dopo l’inizio di settimana in retromarcia”.

“Come previsto, la Fed ha adottato un tono cauto nella riunione di questo mese, rimanendo in attesa di chiarimenti sulle prospettive di crescita e sulle modifiche alla politica commerciale”, spiega Whitney Watson di Goldman Sachs Asset Management. L’esperto aggiunge che “le revisioni delle proiezioni dei membri del FOMC lasciano in qualche misura la sensazione di un’atmosfera da ‘stagflazione’, con previsioni di crescita e inflazione che si muovono in direzioni opposte. Per il momento la Fed è in modalità ‘wait and see’, per verificare se il recente rallentamento della crescita si trasformerà in qualcosa di più serio”.

Oggi il sentiment torna negativo a causa delle fosche prospettive future. "I potenziali rischi al ribasso per la crescita e al rialzo per l'inflazione, in parte dovuti ai dazi e all'incertezza della politica commerciale, complicano le prospettive della politica monetaria", secondo Ryan Wang, economista di Hsbc.

Nonostante le parole di Powell, “la Fed rimane molto preoccupata per l'impatto dei dazi sull'inflazione", sottolinea Achilleas Georgolopoulos, analista di mercato senior presso la società di brokeraggio XM. "Mi viene in mente la stagflazione, una combinazione di crescita debole e forte inflazione, qualcosa che gli Stati Uniti non sperimentavano da un periodo di tempo prolungato dall'inizio degli anni '80", ha aggiunto.

Tesla (-1%): richiamerà 46.096 veicoli Cybertruck negli Stati Uniti a causa di un pannello esterno che può staccarsi durante la guida.

Darden Restaurants (-1%): manca le stime di vendita del terzo trimestre e riduce le attese di profitto annuale, secondo i dati compilati da LSEG.

Shoe Carnival's (-16%): prevede vendite nette e utili per l'anno fiscale 2025 ampiamente inferiori a quelli riportati per il 2024.

Jabil (+5%): supera le stime di ricavi e utile per azione rettificato del secondo trimestre, mentre vede i ricavi e l'utile rettificato del terzo trimestre ampiamente al di sopra delle stime, secondo i dati compilati da LSEG.

Nvidia

UBS: ‘buy’ e prezzo obiettivo confermato a 185 dollari.

JP Morgan

Goldman Sachs: ‘buy’ e target price tagliato da 308 a 288 dollari.

Bank of America

Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo diminuito da 54 a 50 dollari.

Citigroup

Goldman Sachs: ‘buy’ e target price ridotto da 80 a 90 dollari.

Wells Fargo

Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo tagliato da 87 a 79 dollari.

Morgan Stanley

Goldman Sachs: ‘neutral’ e target price diminuito da 144 a 126 dollari.