Vignaioli Indipendenti: Custodi del Territorio e Produttori di Vino di Qualità

I Vignaioli Indipendenti, guidati da Fivi, promuovono un'agricoltura sostenibile e rappresentano la spina dorsale del vino italiano.

Apr 4, 2025 - 05:44
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Vignaioli Indipendenti: Custodi del Territorio e Produttori di Vino di Qualità

Gamberini

Rita Babini, ci racconta chi sono i Vignaioli Indipendenti oggi?
"Siamo donne – risponde la presidente di Fivi, vignaiola di Romagna – e uomini di campagna, famiglie contadine al lavoro quotidiano in vigna, in cantina e sui mercati, per produrre vino di qualità e venderlo in Italia e all’estero. Aziende agricole verticali, il che significa che siamo noi stessi a seguire tutte le fasi della produzione: dal vigneto alla bottiglia, curiamo l’intero processo e ci mettiamo la nostra faccia e il nostro nome. Sulle nostre bottiglie trovate scritto ’Integralmente prodotto all’origine da…’ , in attesa di poter scrivere ’Prodotto e imbottigliato dal Vignaiolo…’.

La vostra associazione è nata nel 2008. Quali erano gli obiettivi allora e quali sono diventati oggi?
"Fivi è nata per colmare un’esigenza di rappresentanza: non esisteva, allora, un’associazione che tutelasse e promuovesse il mestiere dei vignaioli, con le sue esigenze specifiche. Non ci sentiamo alternativi ai sindacati agricoli, al contrario, siamo assolutamente complementari: quello che rivendichiamo è l’assoluta originalità del nostro lavoro, che merita una forma di rappresentanza diretta. Per questo motivo una delle istanze fondative di Fivi, valida nel 2008 così come oggi, è quella sulla equa rappresentatività nei Consorzi: una governance inclusiva e democratica va di pari passo con uno sviluppo dei territori vitivinicoli basato sulla qualità, l’equilibrio produttivo e la sostenibilità, come dimostra il recente caso dell’Oltrepò Pavese".

In questo nuovo corso con la sua presidenza, quali sono le sue priorità? L’agricoltura è oggi sicuramente uno dei settori che più devono fronteggiare i cambiamenti climatici. Lo abbiamo visto bene in alcune regioni come l’Emilia-Romagna e la Toscana, colpite da più alluvioni di recente.
"La priorità assoluta è far capire al legislatore che i Vignaioli non sono solo produttori di vino: siamo ’custodi del territorio’, perché manteniamo vive le economie territoriali di tante aree interne, creiamo reti virtuose con altri operatori economici, sviluppiamo forme di turismo alternativo a quelle dell’overtourism, e inoltre garantiamo la manutenzione del territorio in tante aree a rischio idrogeologico. Spesso, dove le altre attività agricole sono costrette ad abbandonare, i Vignaioli mantengono il presidio. Eppure queste esternalità positive non vengono considerate: normativamente e burocraticamente, siamo paragonati alle grandi aziende che si limitano a comprare e imbottigliare vino, negli stabilimenti di pianura, trattandolo come una commodity".

Come vi presentate al Vinitaly? Quante saranno le cantine nel vostro stand, con quale organizzazione?
"Nella nostra ormai storica collettiva al padiglione 8 ospitiamo quasi 200 soci, ma tanti altri sono presenti nelle collettive dei rispettivi territori. Nella nostra collettiva prevale lo spirito associativo e ’l’identità vignaiola’: è uno spazio sempre più apprezzato dagli operatori del settore, perché hanno chiaro che c’è un filo conduttore non solo territoriale che unisce le cantine presenti nella collettiva Fivi. Il buyer estero sa che non troverà imbottigliatori e commerciali, ma solo vignaioli, aziende agricole verticali: è un valore aggiunto importante, per chi promuove e vende un certo tipo di vini".

Se dovesse fare una fotografia delle realtà che fanno parte della vostra federazione?
"L’indagine che abbiamo realizzato a fine 2024 con Nomisma – Wine Monitor ha scattato una fotografia nitida e precisa di ciò che i vignaioli italiani sono: piccole - medie aziende vitivinicole, fortemente radicate sul territorio, veri e propri presidi delle aree interne, capaci di creare valore sul territorio anche grazie all’attività enoturistica, e con un valore per ogni bottiglia che è più del doppio della media nazionale. Noi e i nostri vini rappresentiamo la spina dorsale del vino italiano: il nostro ruolo è chiaro, ed è fondamentale che sia riconosciuto dal legislatore".