Vandali! Lasciata aperta quattro volte la porta del Rifugio Marco e Rosa, ora invaso dalla neve
Materassi e coperte inutilizzabili. La rabbia e lo sconforto di Bianco Lenatti, storico gestore della struttura a 3609 metri di quota ai piedi del Bernina. Che ora medita di non rendere più disponibile il locale invernale L'articolo Vandali! Lasciata aperta quattro volte la porta del Rifugio Marco e Rosa, ora invaso dalla neve proviene da Montagna.TV.

Arrabbiato, deluso, sfinito. Difficile definire lo stato d’animo di Bianco Lenatti, storico gestore del Rifugio Marco e Rosa collocato ai 3609 metri della Forcola di Cresta Guzza, sul Bernina. Per ben quattro volte, nel corso dell’attuale stagione invernale, qualcuno ha lasciato aperta la porta del rifugio invernale. La neve ha così invaso il locale, inzuppando materassi e coperte e danneggiando il materiale che vi si trovava all’interno.
Vista la collocazione del Marco e Rosa e in considerazione della stagione, è impossibile puntare il dito contro i merenderos o, come accade sempre più spesso, ai trail runner. Chi arriva lassù sa andare in montagna. Ma, evidentemente, non sa come comportarsi.
Lenatti, al momento è bloccato dal maltempo proprio nel suo rifugio, dove era salito in elicottero per cercare di sistemare i danni dopo la segnalazione ricevuta da alpinisti impegnati nel tour scialpinistico del Bernina, un classico giro d’alta quota lungo il quale il Marco e Rosa rappresenta un importante punto d’appoggio. Il suo sfogo è stato però raccolto da La Provincia Unica.tv : «Mi chiedo se questi alpinisti, appassionati di montagna, non abbiano una casa e non siano soliti chiudersi la porta alle spalle quando escono”, ha detto Lenatti, “Perché non si capisce come mai non riescano a chiudere la porta del rifugio che mi si è riempito di neve quattro volte quest’inverno. E io su a spalare, portato dall’elicottero perché non c’è altra possibilità, con costi elevatissimi ogni volta (circa 1.500 €, n.d.r.). Chi mi ripaga? Non dico poi la difficoltà nel far asciugare i materassi e i piumoni inzuppati d’acqua».
Non basta. Tra l’altro, Bianco Lenatti osserva anche che tutto il cibo da lui portato al rifugio per ogni evenienza, è sparito. «Razziato anche il cibo che ho lasciato al rifugio per ogni evenienza», aggiunge Lenatti, « non è rimasto più niente, con anche il pane buttato nella spazzatura. Ma scherziamo? L’alpinismo non è questo. L’alpinismo ha un codice, un’etica del vivere la montagna e i rifugi e bivacchi in cui si trova ricovero devono essere rispettati e lasciati in ordine per chi viene dopo. Invece il risultato è questo e, poi, va anche a finire che arrivano le recensioni negative per come si gestiscono le strutture. E noi dobbiamo pure incassare».
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