USA: Alle armi e alle spese sociali, si aggiungono quelle degli interessi

Deficit e debito elevati influenzano la fiducia degli investitori internazionali, oltre a contribuire a pressioni inflazionistiche.A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Mar 31, 2025 - 09:17
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USA: Alle armi e alle spese sociali, si aggiungono quelle degli interessi

Settimana in cui sono attesi scattare i dazi americani contro l’Europa e settimana densa di dati importanti per i mercati. Si inizia oggi alle 8:00 con le vendite al dettaglio della Germania MoM di febbraio (stima zero contro +0.2% di gennaio). Alle 11:00 è attesa l’inflazione YoY di marzo dell’Italia (stima zero contro +0.2% di febbraio), mentre alle 14:00 è attesa l’inflazione MoM della Germania sempre di marzo (stima +0.3% contro +0.4% di febbraio). Alle 15:45 è atteso il PMI Chicago di marzo (stima 45.5 punti, invariato rispetto a febbraio).

Non vogliamo discutere del debito degli Stati Uniti, ma del deficit di bilancio federale che ha raggiunto 1.15 trilioni di dollari nei primi cinque mesi dell'anno fiscale 2025 (come noto l’anno fiscale inizia ad ottobre), un record per il periodo considerato e circa il 38% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. In altre parole, a meno della metà di questo anno fiscale, le spese governative hanno superato le entrate di oltre 1 trilione di dollari, una cifra che solo pochi anni fa sarebbe stata considerata un totale annuale elevato.

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Fonte: U.S. Treasury

L’anno fiscale 2025 non è esattamente iniziato in modo sostenibile dal punto di vista fiscale. Questo dopo che il deficit aveva raggiunto 1.8 trilioni di dollari, pari al 6.4% del PIL, nel 2024, la quota più alta al di fuori di una grande guerra o recessione.

A complicare il proverbiale tira e molla tra armi (spese per la difesa) e burro (spese sociali) si aggiunge un terzo costo in rapida crescita: i conti, ovvero i pagamenti netti degli interessi. A causa del crescente debito e dei tassi di interesse più elevati, questi ultimi hanno superato le spese per la difesa nell’anno fiscale 2024 e ora rappresentano il 13% delle spese governative totali rispetto all'8% all'inizio del decennio. Già il 70% della spesa governativa nei primi cinque mesi dell'FY 2025 è stato destinato ad armi, burro e conti.

Di conseguenza, tra difesa, Previdenza Sociale, Medicare, Medicaid e pagamenti degli interessi, le spese hanno raggiunto i 2.1 trilioni di dollari tra ottobre e febbraio, con un aumento del 14% su base annua (YoY). Nel frattempo, le entrate sono cresciute solo del 2% YoY.

La domanda è se, date queste cifre, gli investitori dovrebbero preoccuparsi. La risposta breve: non ancora. Sì, i deficit di bilancio da trilioni di dollari non sono sostenibili nel lungo periodo. Tuttavia, a sostenere l’orizzonte fiscale del governo degli Stati Uniti ci sono i seguenti fattori:

  • la domanda di debito degli Stati Uniti rimane forte;
  • il dollaro statunitense continua a fungere da valuta di riserva mondiale;
  • l'economia statunitense rimane la più competitiva e resiliente al mondo;
  • il debito pubblico lordo come percentuale del PIL si aggira intorno a un livello gestibile del 97%, mentre in Giappone e Italia, le cifre sono rispettivamente del 250% e 135% (chiaro che qui non vale mal comune mezzo gaudio).

Detto questo, non crediamo che gli Stati Uniti siano diretti verso qualcosa che assomigli a un castigo fiscale. Tuttavia, la posizione fiscale del governo degli Stati Uniti rimane alta nella lista di osservazione di anomalie e potenziali fonti di volatilità degli investitori. Un deficit elevato implica un aumento del debito pubblico, che potrebbe incrementare i costi dei pagamenti degli interessi. Questo potrebbe portare a una maggiore emissione di obbligazioni per finanziare il debito, esercitando pressione sui mercati obbligazionari. In condizioni estreme, un deficit e un debito molto elevato potrebbe influenzare la fiducia degli investitori internazionali.

Un deficit elevato potrebbe inoltre contribuire a pressioni inflazionistiche, specialmente se accompagnato da una politica monetaria espansiva. L'inflazione riduce il valore reale dei rendimenti obbligazionari, rendendo meno attraenti i bond a tasso fisso.

Se la Fed mantiene tassi elevati per contrastare l'inflazione, i rendimenti delle obbligazioni a breve termine potrebbero rimanere particolarmente competitivi. Tuttavia, i tassi elevati potrebbero anche impattare negativamente sui prezzi delle obbligazioni a lunga scadenza.

Quale strategia potrebbe quindi funzionare in questo scenario? Intanto la diversificazione. Investire in Treasury statunitensi può funzionare come una componente di stabilità all'interno di un portafoglio diversificato, mitigando i rischi associati ad asset più volatili come azioni o obbligazioni corporate. In un contesto di tassi di interesse relativamente elevati, le obbligazioni a breve termine (duration tra 1-3 anni) potrebbero offrire un buon compromesso tra rendimento e rischio di volatilità. Le obbligazioni a lungo termine presentano maggiori rischi di prezzo in caso di ulteriori aumenti dei tassi di mercato.

Gli investitori preoccupati per l'inflazione potrebbero considerare i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS), che adeguano il capitale in base all'inflazione e offrono una protezione contro l'erosione del potere d'acquisto.

Oggi non si tratta solo di armi e burro: si tratta di armi, burro e conti. Restate sintonizzati.