“Uomo paralizzato dopo aver mangiato una conserva che conteneva una tossina botulinica”: prodotto identificato e ritirato in tutta Italia
Il paziente è stato trasferito in un centro riabilitativo specializzato, dove intraprenderà un percorso di recupero che si prevede durerà da 8 a 12 mesi L'articolo “Uomo paralizzato dopo aver mangiato una conserva che conteneva una tossina botulinica”: prodotto identificato e ritirato in tutta Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.

Dopo 57 giorni nell’Uoc di Terapia intensiva dell’ospedale di Acireale (Catania), è stato dimesso l’uomo di 59 anni, ricoverato dopo aver mangiato una conserva e per un’intossicazione alimentare da tossina botulinica, che aveva causato una grave sindrome paralizzante, coinvolgendo la muscolatura respiratoria e il sistema nervoso.
Il paziente, ricoverato all’inizio di gennaio, aveva richiesto l’intubazione e la ventilazione meccanica a causa di gravi sintomi respiratori. Successivamente, è stato sottoposto a tracheostomia e ha iniziato a migliorare gradualmente. Con il passare delle settimane, ha acquisito il movimento delle palpebre e del collo e ha iniziato a interagire con il personale medico grazie a un puntatore ottico in dotazione all’Uoc di Terapia intensiva dell’ospedale di Acireale.
Recentemente, ha anche mostrato lieve mobilità delle mani e dei piedi, segnando un importante passo verso il recupero. “Siamo felici di vedere il miglioramento del nostro paziente dopo settimane di cura intensiva – ha detto il direttore del Giuseppe Rapisarda -. Il trasferimento verso un centro riabilitativo è un passo fondamentale nel suo recupero”. Il paziente è stato trasferito in un centro riabilitativo specializzato, dove intraprenderà un percorso di recupero che si prevede durerà da 8 a 12 mesi.
“Siamo orgogliosi dei progressi compiuti dal paziente e continueremo a seguirlo nel suo percorso di recupero – ha detto il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania, Giuseppe Laganga Senzio -. Vogliamo ringraziare gli operatori per il lavoro svolto. Questo risultato conferma l’alto livello assistenziale garantito dalla struttura, che ha messo in campo tutte le risorse necessarie, umane, professionali e tecnologiche, per il trattamento e la cura del paziente. Salvaguardata anche la salute pubblica grazie alle indagini epidemiologiche condotte e ai provvedimenti assunti”.
Cos’è la tossina botulinica – È una sostanza che blocca la trasmissione dei segnali nervosi ai muscoli, impedendo loro di muoversi. I sintomi iniziali includono secchezza della bocca, palpebre cadenti, visione doppia e, nei casi più gravi, paralisi che può portare a difficoltà respiratorie, con il rischio di morte per infezioni o shock. “L’intossicazione da tossina botulinica – ha spiegato il direttore sanitario, Giuseppe Angelo Reina – è una patologia complessa e pericolosa, ma grazie alla pronta diagnosi, alle cure tempestive fornite dalla nostra equipe e alla continuità assistenziale garantita nel tempo, il paziente ha avuto la possibilità di riprendersi. Questo è segno della grande capacità di gestione delle situazioni più critiche, e di un’organizzazione dei servizi che, attraverso l’uso di tecnologie avanzate e un approccio integrato, consente di affrontare in modo efficace anche casi complessi come questo”.
Ritirato il prodotto che ha causato l’intossicazione paralizzante – Contestualmente, il dipartimento di Prevenzione, per il tramite dell’Uoc Servizio igiene alimenti e nutrizione (Sian) e della Uos Sicurezza alimentare (diretta da Enzo Marcone), ha condotto l’indagine epidemiologica finalizzata a individuare l’alimento responsabile dell’intossicazione e bloccarne la commercializzazione. “Ciò ha comportato un notevole impegno da parte di differenti professionisti con il coinvolgimento di altre Aziende sanitarie provinciali, della Regione, dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute”, spiegano dall’Asp di Catania. “Grazie a tale attività – sottolinea il direttore del dipartimento di Prevenzione, Antonio Leonardi – è stata individuata e bloccata, in tutto il territorio nazionale, la commercializzazione della conserva vegetale responsabile dell’intossicazione, prevenendo così il manifestarsi di eventuali altri casi di intossicazione da ricondurre all’alimento incriminato (prodotto in territorio afferente ad altra AspP), che ha comportato oltre al ricovero del paziente, anche il ricovero presso un’altra azienda ospedaliera di due congiunti del’uomo, fortunatamente per un breve periodo di tempo e senza conseguenze”.
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