Ucraina: segnali e illusioni | L’analisi di Paolo Mieli
«Il miracolo non c’è stato» commenta sul Corriere della Sera Paolo Mieli. Ovviamente nessuno ha mai pensato, neanche per un attimo, che l’incontro di pochi minuti in San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky avrebbe portato, d’incanto, un’ancorché piccolissima forma di pace in Ucraina. Eppure, sabato mattina in piazza San Pietro si era percepito […] L'articolo Ucraina: segnali e illusioni | L’analisi di Paolo Mieli proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

«Il miracolo non c’è stato» commenta sul Corriere della Sera Paolo Mieli.
Ovviamente nessuno ha mai pensato, neanche per un attimo, che l’incontro di pochi minuti in San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky avrebbe portato, d’incanto, un’ancorché piccolissima forma di pace in Ucraina.
Eppure, sabato mattina in piazza San Pietro si era percepito l’aleggiare di un barlume (niente più che un barlume) di ritrovato spirito dell’Occidente.
Del resto, se Trump aveva deciso di compiere quel defatigante viaggio per restare poche ore a Roma, lo ha fatto, certo, per rendere omaggio alla salma di un pontefice con il quale oltretutto non era in rapporti particolarmente cordiali.
Ma anche per mostrare un volto amichevole nei confronti dell’Europa.
Adesso che stanno per scoccare i cento giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca si vedrà se quelle immagini riprese in Vaticano sono il segnale di qualcosa di reale o fumo negli occhi.
E l’Ucraina sarà, com’è da oltre tre anni, il test decisivo per comprendere a che punto sono le relazioni atlantiche. Per l’Ucraina stessa, come è ovvio.
E per l’Europa, quantomeno per quella parte di essa che si è convintamente impegnata ad aiutarla ancora a resistere. In attesa quantomeno di una tregua.
Ma una tregua dai contorni ben definiti.
Fin qui si è capito cosa vorrebbe Putin (in ciò sostenuto da Trump): la Crimea con riconoscimento internazionale si presume anche da parte delle Nazioni Unite, le regioni occupate e sono in discussione le parti non ancora militarmente conquistate, la cancellazione delle sanzioni europee, in particolare quella che esclude la Russia dal circuito bancario Swift e una nuova intesa sul grano ucraino.
Ma non si è ben compreso cosa l’autocrate russo sarebbe disposto a concedere a Zelensky così che il suo Paese non abbia a vivere nel timore di subire ulteriori sorpresine.
Nessun ingresso nella Nato, e questo si sa, ma resta assai vago in che cosa consisterebbe l’autorizzazione all’impiego di «volenterosi» — principalmente francesi e inglesi — a difesa di Kiev.
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