Ucraina: no di Zelensky alla cessione della Crimea, salta il vertice per la pace

Il vertice di Londra per la pace in Ucraina, a cui avrebbero dovuto partecipare diversi ministri degli Esteri e il segretario di Stato USA Marco Rubio, è stato rinviato. A far saltare i colloqui è stato l’improvviso ritiro di Rubio per non meglio precisate questioni logistiche, arrivato subito dopo l’annunciato rifiuto da parte di Zelensky […] The post Ucraina: no di Zelensky alla cessione della Crimea, salta il vertice per la pace appeared first on L'INDIPENDENTE.

Apr 24, 2025 - 10:08
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Ucraina: no di Zelensky alla cessione della Crimea, salta il vertice per la pace

Il vertice di Londra per la pace in Ucraina, a cui avrebbero dovuto partecipare diversi ministri degli Esteri e il segretario di Stato USA Marco Rubio, è stato rinviato. A far saltare i colloqui è stato l’improvviso ritiro di Rubio per non meglio precisate questioni logistiche, arrivato subito dopo l’annunciato rifiuto da parte di Zelensky di cedere la Crimea alla Russia. Gli incontri, previsti per ieri, mercoledì 23 aprile, si sono tenuti comunque tra delegati minori, ma di fatto non hanno portato a nulla. Sul piatto c’era la presunta proposta di pace di Trump, esposta dai media statunitensi, che tra le varie cose prevederebbe il riconoscimento della Crimea come territorio russo da parte degli USA. Dopo il netto rifiuto di Zelensky, Trump ha pubblicato un post sul proprio social Truth in cui definisce le posizioni del presidente ucraino «molto dannose per i negoziati di pace con la Russia». La Crimea, scrive Trump, «è stata persa anni fa, e non è oggetto di discussione. Nessuno sta chiedendo a Zelensky di riconoscere la Crimea come territorio russo. Le sue dichiarazioni rendono difficile risolvere questa guerra».

Gli incontri di Londra dovevano vedere la partecipazione di Rubio, degli inviati statunitensi Steve Witkoff e Keith Kellogg, e dei ministri degli esteri di Ucraina, Regno Unito, Francia e Germania. Dopo il ritiro di Rubio, anche Francia e Germania hanno deciso di non partecipare all’incontro con i loro rappresentanti più importanti. Il ministro degli Esteri ucraino ha comunque incontrato il suo omologo britannico, David Lammy, assieme a funzionari minori di Germania e Francia, e ha poi tenuto un colloquio con Kellogg in un bilaterale separato. Al termine degli incontri, le delegazioni europee hanno rilasciato un comunicato in cui reiterano il loro sostegno all’Ucraina.

Lo scopo degli incontri di Londra era quello di proseguire i colloqui di pace di Parigi della scorsa settimana. In occasione del vertice all’Eliseo, erano presenti delegati tedeschi, britannici e ucraini, nonché Rubio, Witkoff e Kellogg. Le prime frizioni si sono registrate subito dopo il vertice parigino, quando Rubio ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato che gli Stati Uniti hanno intenzione di chiudere la questione ucraina in tempi rapidi. «La guerra in Ucraina è una cosa terribile, ma non è la nostra guerra», ha detto Rubio. Va capito «molto presto – e parlo di giorni, non di settimane – se questa guerra può essere risolta o meno», ha aggiunto. «Se così fosse, siamo pronti a fare tutto il possibile per facilitarla e assicurarci che finisca in modo duraturo e giusto». Se invece così non fosse, «penso che il Presidente sia arrivato al punto in cui dirà: “beh, abbiamo finito”».

Il vertice di Parigi, insomma, si era concluso con una sorta di ultimatum da parte degli USA: o si trova presto un accordo, o Washington si tira fuori. In occasione degli incontri, sembra che la delegazione statunitense abbia presentato una proposta di pace che, nei giorni successivi, sarebbe stata visionata da Axios. Il documento sarebbe lungo una sola pagina e diviso per punti. Esso prevederebbe: il riconoscimento de jure da parte degli Stati Uniti del controllo russo in Crimea; il riconoscimento de facto dell’occupazione russa di quasi tutta la regione di Luhansk e delle aree occupate di Donetsk, Kherson e Zaporizhia; la promessa che l’Ucraina non diventerà membro della NATO; la possibilità per l’Ucraina di entrare a far parte dell’Unione Europea; la revoca delle sanzioni imposte dal 2014. In cambio, l’Ucraina otterrebbe «una solida garanzia di sicurezza» che coinvolge un gruppo di Paesi europei mediante una poco delineata operazione di peacekeeping; la restituzione della porzione dell’oblast di Kharkiv occupata dalla Russia; il libero passaggio del fiume Dnepr; risarcimenti e assistenza per la ricostruzione.

Dopo la pubblicazione della sintesi del documento da parte di Axios, Zelensky è comparso in conferenza stampa e ha annunciato il suo secco no al riconoscimento della Crimea. «Non c’è nulla di cui parlare: è la nostra terra, la terra del popolo ucraino». Trump ha dunque risposto citando le dichiarazioni di Zelensky e affermando che il riconoscimento della Crimea da parte dell’Ucraina non fosse oggetto di discussione. «Nessuno chiede a Zelensky di riconoscere la Crimea come territorio russo», ha spiegato Trump, ma oggi l’isola «ospita le principali basi sottomarine russe». Rifiutarsi di accettarlo è, per Trump, un ostacolo alla pace. Alle dichiarazioni del presidente USA sono seguite quelle della sua portavoce Karoline Leavitt, che, intercettata dai giornalisti, ha dichiarato che «Per raggiungere un buon accordo, entrambe le parti devono andarsene un po’ insoddisfatte. E sfortunatamente, il presidente Zelensky ha cercato di contestare questo negoziato di pace sulla stampa». Subito dopo è arrivato il ritiro di Rubio dai negoziati. Malgrado le dichiarazioni di Trump e l’assenza del segretario di Stato USA agli incontri di Londra, non sembra ancora essersi registrato uno strappo netto, come nel caso dell’incontro tra Trump, Vance e Zelensky presso lo Studio Ovale dello scorso febbraio, e Rubio ha detto di avere ancora intenzione di volare a Londra quando la sua agenda glielo permetterà.

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