Tutti gli affari di Pirelli, Snam e non solo in Arabia Saudita con Meloni
Durante la visita di Meloni in Arabia Saudita sono stati firmati numerosi accordi quadro dal valore totale di 10 miliardi di dollari. Fatti, nomi, numeri e approfondimenti

Durante la visita di Meloni in Arabia Saudita sono stati firmati numerosi accordi quadro dal valore totale di 10 miliardi di dollari. Fatti, nomi, numeri e approfondimenti
Dal 25 al 27 gennaio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha compiuto una visita ufficiale in Arabia Saudita: ha incontrato il principe ereditario e primo ministro Mohammed bin Salman, con il quale ha discusso di politica estera, di cooperazione energetica e di promozione dello sviluppo in Africa; i due, poi, hanno firmato una dichiarazione che ha elevato i rapporti bilaterali al grado di partenariato strategico. Nei prossimi mesi verrà organizzato un business forum tra le aziende dei due paesi, ma già durante la visita sono stati firmati degli accordi quadro – sia a livello governativo che privato – per un valore economico complessivo di circa 10 miliardi di dollari.
QUANTO CONTA IL COMMERCIO TRA ITALIA E ARABIA SAUDITA
Nel suo intervento alla tavola rotonda di alto livello Italia-Arabia Saudita, Meloni ha spiegato che “l’Italia è il settimo paese fornitore dell’Arabia Saudita e sta progressivamente migliorando la sua quota di mercato. Nei primi dieci mesi del 2024 le esportazioni italiane sono cresciute di oltre il 26 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023”.
ECCO ALCUNI ACCORDI FIRMATI
Durante la visita della presidente, sono stati firmati alcuni accordi commerciali. Tra cui varie intese Sace, spansione del memorandum di febbraio 2024 tra Leonardo e l’autorità saudita per l’Industria militare; alcuni memorandum memorandum di Fincantieri con realtà saudite la compagnia energetica Aramco sulla cantieristica navale civile; un memorandum tra Ansaldo Energia e Acwa Power per la collaborazione su progetti in Arabia Saudita e in Africa; un memorandum tra De Nora e Acwa Power sulla desalinizzazione; e memorandum tra Snam e Acwa Power sul possibile sviluppo di un terminale per l’ammoniaca e l’idrogeno.
COSA FARANNO LEONARDO E FINCANTIERI
Il memorandum siglato da Leonardo riguarda la collaborazione industriale con i sauditi nei sistemi di combattimento aereo e in ambito elicotteristico. L’amministratore delegato Roberto Cingolani ha parlato inoltre di un possibile ingresso dell’Arabia Saudita nel Global Combat Air Programme (Gcap), il progetto sullo sviluppo di un caccia multiruolo stealth di sesta generazione che coinvolge l’Italia, il Regno Unito e il Giappone.
Quanto a Fincantieri, invece, i due memorandum riguardano la costruzione di imbarcazioni e l’implementazione di sistemi di cybersicurezza per le navi. Lo scorso maggio la società di cantieristica ha aperto una sussidiaria in Arabia Saudita, la Fincantieri Arabia for Naval Services.
GLI PNEUMATICI DI PIRELLI IN ARABIA SAUDITA
Nel secondo trimestre di quest’anno partirà la produzione di pneumatici nella fabbrica della joint venture saudita tra Pirelli (che ne possiede il 25 per cento) e il fondo sovrano Pif (che ha una quota del 75 per cento). A gestire lo stabilimento è l’azienda di Marco Tronchetti Provera, il quale ha parlato di un output di 3,5 milioni di pneumatici a pieno regime, “di cui circa un milione e mezzo marca Pirelli e il resto con un brand locale”.
“È importante”, ha aggiunto riferendosi alla joint venture: “potremmo servire l’Arabia Saudita e tutta l’area in una fabbrica qui”. Per diversificare l’economia al di là del petrolio, l’Arabia Saudita ha l’ambizione di diventare un polo manifatturiero di automobili elettriche, puntando ad arrivare al 2030 con una produzione annua di 500.000 veicoli a batteria (un volume grossomodo pari all’attuale domanda nazionale).
COSA FARÀ SNAM (E NON SOLO) CON ACWA POWER
La utility saudita Acwa Power è attiva sia nel settore della dissalazione (ossia la produzione di acqua potabile a partire da quella salata) che in quello della generazione elettrica: l’amministratore delegato è un italiano, Marco Arcelli.
Il 26 gennaio Acwa Power ha firmato un memorandum d’intesa con Snam – la società che gestisce la rete italiana dei gasdotti – per valutare la collaborazione e gli investimenti nella creazione di una filiera dell’idrogeno verde in Europa: l’idrogeno è un combustibile a zero emissioni che potrebbe decarbonizzare i cicli industriali difficilmente elettrificabili; l’idrogeno verde, nello specifico, è quello ricavato a partire dall’elettricità prodotta da fonti rinnovabili ma è molto più costoso della variante ricavata dal gas naturale.
La partnership tra Acwa Power e Snam esplora lo sviluppo di un terminale in Italia per l’importazione di ammoniaca (un composto contenente idrogeno che ne facilita il trasporto) da distribuire in forma di idrogeno attraverso il SoutH2 Corridor, la rete di tubature che collegherà il Nordafrica all’Italia, proseguendo in Austria e in Germania.
“Lo sviluppo del terminale di importazione dell’ammoniaca risulta sinergico con quello del SoutH2 Corridor”, ha dichiarato a proposito l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier. “Stiamo lavorando per esportare idrogeno pulito e verde, con il più grande impianto di idrogeno verde al mondo in sviluppo a Neom, la cui operatività è prevista per dicembre 2026. In questo contesto, l’Italia si presenta come un partner ideale con la sua esperienza in architettura, ingegneria, design sostenibile ed energie rinnovabili”, ha detto al Corriere della Sera l’ambasciatore saudita in Italia Faisal bin Sattam bin Abdulaziz al Saud.
IL RUOLO DI SACE
Nel contesto della visita di Meloni in Arabia Saudita, Sace ha firmato cinque operazioni e accordi per un valore complessivo di 6,6 miliardi di dollari “con l’obiettivo di sostenere le esportazioni italiane in Arabia Saudita nonché i rapporti commerciali e di investimento tra i due paesi”.
Le iniziative, ha scritto l’Ansa, “comprendono innanzitutto l’operazione con Neom, in cui Sace ha garantito un finanziamento multi-currency del valore complessivo di 3 miliardi di dollari reso disponibile da un pool di nove banche internazionali per aprire nuove opportunità di export per Pmi e filiere italiane in infrastrutture, sviluppo urbano, edilizia e trasporti ferroviari, stradali e marittimi. Nell’accordo con Saudi Electricity Company (Sec), la principale fonte di elettricità nel Regno dell’Arabia Saudita, Sace si impegna a esplorare potenziali opportunità per fornire garanzie creditizie a Sec per lo sviluppo di nuovi progetti sostenibili legati allo sviluppo del sistema elettrico saudita”.
Lo scorso novembre l’agenzia (controllata dal ministero dell’Economia) aveva fornito all’Arabia Saudita garanzie sui prestiti da 3 miliardi di dollari per lo sviluppo di Neom, il mega-progetto di una città futuristica e “sostenibile” nel deserto. Come riportava Bloomberg, la Sace aveva concordato garanzie dell’80 per cento per i prestiti concessi dalle banche internazionali a sostegno di Neom.
Il progetto ha un costo stimato in 1500 miliardi di dollari; tra le aziende partecipanti ce n’è anche una italiana, Webuild, che si occupa di costruzioni e che si è aggiudicata un contratto da 4,7 miliardi.
LE DICHIARAZIONI DELL’AMBASCIATORE SAUDITA E DEL MINISTRO DELL’INDUSTRIA
Secondo l’ambasciatore saudita in Italia, la relazione tra i due paesi ha “un grande potenziale di crescita nella difesa, nel minerario, nello sviluppo tecnologico e nella sfera culturale, soprattutto in archeologia e moda”.
Il ministro dell’Industria saudita, Bandar Alkhorayef, ha detto alla Stampa che il rapporto tra Roma e Riad “è ottimo, ma c’è spazio per fare ancora di più. Dal punto di vista economico, l’Italia ha un settore industriale caratterizzato da piccole e medie imprese, che è simile a ciò che stiamo cercando di sviluppare in Arabia Saudita. Ci sono già aree di collaborazione identificate, come il settore automobilistico, i materiali da costruzione, i farmaceutici e il trattamento dell’acqua”.