Treviso e quella panchina che ancora divide
Moroni Sgombriamo il campo dalle incomprensioni: sbeffeggiare i morti è un gesto meschino. Così come far rimuovere una panchina per impedire...

Moroni
Sgombriamo il campo dalle incomprensioni: sbeffeggiare i morti è un gesto meschino. Così come far rimuovere una panchina per impedire che ci dorma un immigrato e poi fare di quell’azione una sorta di manifesto politico del proprio agire da amministratore. Era il 1997, il primo governo Prodi era in carica da un anno e Dario Fo riceveva il premio Nobel per la lettura. A Treviso imperversava Genty, alias Giancarlo Gentilini, sindaco dell’Urbs picta dal 1994 al 2003. Si faceva chiamare il ’sindaco sceriffo’ all’insegna del motto ’legge e ordine’. Amava anche le provocazioni, talvolta offensive e al limite del razzismo: immigrati, rom e omosessuali i bersagli. E proprio nel 1997 fece rimuovere una panchina verde dove erano soliti dormire i senzatetto. Gentilini è deceduto giovedì scorso a 94 anni e si è dimostrato divisivo anche da morto. Il giorno dopo, festa della Liberazione, durante un corteo dei centri sociali, una panchina verde simile a quella fatta togliere dallo ’sceriffo’ è stata lasciata in piazza dei Signori. Proteste e sdegno dal centrodestra. Di sicuro, non un gesto elegante verso un morto. La nuova panchina sarà già stata rimossa. Invece, se restasse lì, potrebbe anche diventare un messaggio per chi la pensa diversamente. Un invito a sedersi e a provare a dialogare (al di là delle provocazioni).