Traffico aereo: il 2024 è stato un anno record, ma la troppa domanda ha messo in crisi il settore

Per Assaeroporti il 2024 è stato un anno record con 219 milioni di viaggiatori. L’associazione degli scali nazionali non dice però che il 2024 è stato un anno “nero” per il trasporto aereo in Europa. La crescita della domanda di trasporto ha messo in crisi il settore, portando a disservizi finora mai visti. Le conseguenze […] L'articolo Traffico aereo: il 2024 è stato un anno record, ma la troppa domanda ha messo in crisi il settore proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 19, 2025 - 15:37
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Traffico aereo: il 2024 è stato un anno record, ma la troppa domanda ha messo in crisi il settore

Per Assaeroporti il 2024 è stato un anno record con 219 milioni di viaggiatori. L’associazione degli scali nazionali non dice però che il 2024 è stato un anno “nero” per il trasporto aereo in Europa. La crescita della domanda di trasporto ha messo in crisi il settore, portando a disservizi finora mai visti. Le conseguenze di ritardi e cancellazioni di voli per passeggeri e compagnie aeree si sono fatte sentire in particolare quest’estate. I vettori hanno subito perdite stimate oltre 3 miliardi di euro, con un totale di 17 milioni di minuti di ritardo cumulato sui voli, in incremento del 48% rispetto al 2023, secondo i dati Eurocontrol.

Le compagnie aeree e gli scali aeroportuali si sono rivelati incapaci di gestire questa crescita tumultuosa. In tale contesto, le compagnie aeree che hanno accumulato più disservizi durante la loro attività in Italia sono Ryanair (38%), WizzAir (19,5%) EasyJet (10%) e Ita Airways (4,5%).

Sul tema del caro tariffe, esplose quest’anno, i gestori degli scali si sono limitati a condannare gli abusi senza indicare un intervento capace di limitare la lievitazione dei prezzi e delle tasse (aumentata anche l’addizionale comunale), che si preannunciano anche per quest’anno. Per ogni milione in più di passeggeri – dicono ad Assaeroporti – si generano 552 nuovi posti di lavoro in ambito aeroportuale. Non è così. Il dato è teorico, senza riscontro. Basti un esempio. Nel 2010, con 7,6 milioni di passeggeri, il concessionario dello scalo di Orio al Serio, la Sacbo, occupava 409 addetti, mentre nel 2023, con 16 milioni di passeggeri (molto più del doppio), ne occupava solo 679. Gli addetti dovrebbero essere quasi 5mila. Sarà stato l’incremento degli incentivi (nel 2023 erano 8 euro a passeggero) riconosciuti a Ryanair (350 milioni di euro negli ultimi 15 anni); resta il fatto che gli utili non crescono con il crescere del traffico. Infatti nel 2010, con 7,5 milioni di unità di traffico, gli utili si attestavano a 12,3 milioni di euro; nel 2022, con 16 milioni di unità di traffico, gli utili si sono dimezzati a 6,2 milioni di euro.

Crescono l’inquinamento dell’aria e il rumore con l’aumento del traffico aereo e della vicina autostrada A4 con i suoi 110mila veicoli in transito ogni giorno a pochi metri dalla pista.

Questo è uno degli esempi dell’allegra gestione aeroportuale italiana, che per raggiungere questi “record” non bada a spese. Per raggiungere i 219 milioni di passeggeri non si dice che sono attivi 41 scali (con dogana, polizia, vigili del fuoco, controllori di volo, carabinieri e sanità pubblica). La media è di 5,5 milioni di passeggeri a scalo. Ben poco se si pensa che in Uk con 20 aeroporti la media dei passeggeri a scalo è di 14 milioni e nei 18 tedeschi siamo a 10,1 milioni. Dei 41 scali tricolore ben 11 sono sono sotto i 600mila passeggeri. La frammentazione e proliferazione campanilista degli aeroporti non aiuta il settore ad essere efficiente e sostenibile. Anzi, il contrario.

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