Tra i vizi di New York e la polizia di New Orleans, tre imperdibili letture americane
“Sono stata l’ultima persona a unirmi ai sodali del web, e non è stato certo un bene. la mia religione non vede di buon occhio internet. Non che sia amish o simili – la tecnologia è ciò che fa davvero grande l’America. Il problema sono le cose che puoi trovarci, su internet. La mia discutibile […] L'articolo Tra i vizi di New York e la polizia di New Orleans, tre imperdibili letture americane proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Sono stata l’ultima persona a unirmi ai sodali del web, e non è stato certo un bene. la mia religione non vede di buon occhio internet. Non che sia amish o simili – la tecnologia è ciò che fa davvero grande l’America. Il problema sono le cose che puoi trovarci, su internet. La mia discutibile cronologia delle ricerche è partita da Stormy Daniels, la donna pagata da Donald Trump perché tacesse sulla loro relazione clandestina. A vederla sui quotidiani poteva passare benissimo per una mammina borghese, ma io sono arrivata a chiedermi in che cosa somigliasse alla porno star che dicevano fosse”.
Sfòndati, di Douglas Coupland (traduzione di Milena Sanfilippo; Accento Edizioni), è un mosaico in sessanta parti dentro il quale i personaggi si muovono a volte incontrandosi, a volte no. Microstorie interconnesse velate di ironia, attuali, capaci di sviscerare, in poche righe, molte delle tipologie umani dell’oggi. Dal disinvolto organizzatore di omicidi alla diciottenne vittima della fibrosi cistica che sogna una vita sessuale soddisfacente, dalle drag queen ciarliere e gentili a stravaganti e al contempo normali padri di famiglia alle prese con un barbecue, Sfòndati è un viaggio rivelatore attraverso le complessità della mente umana, una miscellanea voyeuristica della psiche a contatto con miserie e trionfi di informatica, tecnologia e altre macchinose invenzioni dell’era contemporanea.
“Ho preso incarichi dalla mafia e ho fatto fuori per sbaglio un testimone federale e ho dovuto svignarmela da Big Sleazy e mi sono unito ai militanti di sinistra a El Salvador. Ho anche lavorato per i mafiosi italiani a Las Vegas, a Reno e nel Montana, dove hanno provato a costruire un paio di casinò in stile Nevada sul lago Flathead che avrebbero trasformato il loro stato in un cesso”.
Clete, di James Lee Burke (traduzione di Gianluca Testani; Jimenez Edizioni), è il primo romanzo della serie dedicata al detective Dave Robicheaux nel quale è il suo partner, Clete Purcel, a essere voce narrante e vero protagonista della storia. Reduce del Vietnam, investigatore privato, immanicato con la mafia, ex membro del Dipartimento di Polizia di New Orleans, Clete si trova immischiato in un giro di droga gestito dai cartelli messicani stanziati in Louisiana e segue le indagini su una serie di morti brutali collegate a un misterioso uomo tatuato.
Ben scritto, divertente, violento, a tratti intriso di nichilismo, Clete prosegue felicemente la tradizione della serie scritta da James Lee Burke, capace di rendere vivide e indimenticabili le descrizioni del paesaggio, tra Vieux Carré, bayou, viali di cipressi e querce e discendenze cajun.
“Avrei voluto che mio padre fosse stato con me in quel momento. Perché in quel caso avrei potuto alzarmi in piedi per dargli uno schiaffo. Gli avrei detto che le sue lezioni avevano messo Nikita in prigione e inchiodato me a quella poltroncina, col desiderio di essere un idraulico che vota repubblicano e saluta la bandiera americana”.
La lunga caduta, di Walter Mosley (traduzione di Andrea Russo; 21lettere), è una discesa nei vizi e nelle storpiature di una New York che sta cambiando. Un magistrale poliziesco sorretto da dialoghi verosimili che spesso si tramutano in vere e propri scontri verbali capaci di ricostruire il tessuto nascosto della Grande Mela. Leonid McGill, investigatore privato della vecchia scuola, ex pugile e con una passione per l’alcol, si ritrova coinvolto in affari loschi che lo allontanano dalla retta via che tanto faticosamente stava cercando di percorrere.
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