Thierry Breton, già vicepresidente Commissione Europea: “Bisogna allargare l’alleanza oltre i 27 Stati membri”
“La cosa importante ora è andare avanti. Noi europei dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina per metterla nella migliore posizione possibile nei prossimi negoziati, ma anche, e sottolineo questo punto, a prescindere dalle osservazioni fatte a Monaco o durante questa intervista, continuare a discutere e cercare di fare progressi con gli americani”. Thierry Breton, vicepresidente della […] L'articolo Thierry Breton, già vicepresidente Commissione Europea: “Bisogna allargare l’alleanza oltre i 27 Stati membri” proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

“La cosa importante ora è andare avanti. Noi europei dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina per metterla nella migliore posizione possibile nei prossimi negoziati, ma anche, e sottolineo questo punto, a prescindere dalle osservazioni fatte a Monaco o durante questa intervista, continuare a discutere e cercare di fare progressi con gli americani”.
Thierry Breton, vicepresidente della Commissione europea nel primo mandato di Ursula von der Leyen, con un maxi-portafoglio che andava dall’Industria alla Difesa, è stato intervistato da Francesca Basso sul Corriere della Sera di domenica 2 marzo.
Cosa pensa dell’incontro-scontro di ieri?
“Dal punto di vista formale, ha stupito il mondo e noi europei in particolare, ma dal punto di vista sostanziale, durante l’incontro sono state citate molte inesattezze. Il presidente Zelensky ha voluto correggerle. Lo capiamo”.
Che impatto avrà sulle relazioni Usa-Ue?
“Dopo l’effetto choc, la reazione degli Stati membri è stata quasi unanime, così come degli alleati al di fuori degli Stati Uniti che sostengono l’Ucraina. Ora dobbiamo continuare ad andare avanti anche con un partner che un giorno può dire una cosa e il giorno dopo il contrario. Sta a noi mantenere il sangue freddo, rimanere più uniti che mai e rafforzare tutte le nostre capacità di difesa, che sono già molto importanti nell’Europa in senso lato, se aggiungiamo il Regno Unito, la Norvegia e così via”.
Si aspetta passi avanti nei vertici di Londra e di giovedì?
“In termini di difesa, sembra ora essenziale lavorare non solo con i 27 Stati membri, ma anche con l’Europa in senso lato, compresi ovviamente i nostri amici britannici. Spero che questo segnale venga rafforzato nel vertice”.
Ungheria e Slovacchia hanno detto di non voler più sostenere l’Ucraina e lo ribadiranno al Consiglio europeo di giovedì. Cosa può fare l’Ue?
“Difesa e sicurezza sono di competenza degli Stati membri, che devono discuterne in seno al Consiglio europeo. Ma questo deve essere visto come parte di una più ampia difesa europea. Per evitare che alcuni, per ragioni proprie, vogliano bloccare questa o quella decisione, bisognerebbe garantire che d’ora in poi queste decisioni siano prese in un quadro che potrebbe essere descritto come il pilastro europeo della Nato, che dovrebbe essere rafforzato con i Paesi che non sono membri dell’Ue ma sono membri della Nato, come il Regno Unito. Sappiamo lavorare insieme, dobbiamo aumentare la nostra cooperazione”.
Senza gli Usa l’Europa sarà capace di garantire la pace?
“Preferirei non rispondere a questo, ma piuttosto incoraggiare tutti coloro che sono al potere oggi, e in particolare in Europa, ad andare avanti insieme in modo determinato. L’Europa deve rafforzare molto rapidamente la propria architettura di sicurezza”.
L’Ue è ancora indietro sulla difesa comune e i Paesi Ue non riescono a decidere.
“L’Europa ha fatto passi da gigante nell’aumentare la sua capacità di lavorare insieme nelle industrie della difesa, e lo so bene perché nel mio ruolo precedente, e anche prima, sono stato tra quelli che hanno lanciato il Fondo europeo per la difesa nel 2017, che ha poi sostenuto tutti i programmi di cui stiamo discutendo oggi. Asap per aumentare in modo significativo la capacità produttiva di munizioni. Edip, in discussione per definire insieme la strategia industriale della difesa. La bussola strategica, la nuova costellazione Iris Square. Ogni Stato membro deve spendere oltre il 2% del proprio Pil per la difesa. Ma abbiamo anche bisogno di un budget molto ampio nelle mani dell’esecutivo europeo per garantire che tutte queste accelerazioni della produzione industriale siano realizzate da più Paesi e non isolate Paese per Paese. Avremo bisogno di un budget di diverse centinaia di miliardi di euro, dovremmo fare un Next Generation EU anche per la difesa”.
La deterrenza nucleare francese va estesa all’Ue?
“È assolutamente fuori discussione che il deterrente nucleare francese sia condiviso tra i 27 e il presidente Macron lo ha detto in molte occasioni. D’altra parte, ha sempre detto che viene usato quando gli interessi vitali della Francia sono colpiti o messi in pericolo e ha indicato che questa dimensione ha un’importante dimensione europea. È quindi di questo che dobbiamo parlare. Non nell’arena pubblica, ma nelle riunioni che l’importanza dell’argomento richiede. La Francia ha spesso detto di essere disposta a iniziare a parlare delle condizioni in cui potrebbe esserci una sorta di seconda politica di assicurazione per i 26 Stati membri che non hanno il deterrente nucleare oltre a quella già esistente all’interno della Nato per coloro che ne fanno parte. Il futuro cancelliere Merz ha indicato per la prima volta nella storia della Germania di essere disposto ad aprire questo tipo di discussione. Siamo quindi nella fase di un movimento di proporzioni assolutamente sistemiche”.
L’Unione europea saprà tenere testa a Musk e alle Big Tech che vogliono meno regole in Europa?
“L’Unione, che è una democrazia molto grande, una volta e mezza la democrazia americana in termini di popolazione, deve sottolineare che ci sono elementi intangibili e non negoziabili: l’integrità territoriale dell’Ue e dei suoi Stati membri direttamente o indirettamente e l’integrità della sua base legislativa e quindi della sua democrazia”.
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