Tel Aviv, missile Houthi sull’aeroporto. Netanyahu: "Risponderemo all’Iran". I sistemi israeliani di difesa aerea bucati dai ribelli yemeniti. Il premier: la responsabilità è di Teheran . Feriti e colonna di fumo in pista, sfiorata la strage. Molte compagnie straniere si preparano a bloccare i voli

Al termine di un volo di 2150 chilometri, un missile balistico degli Houthi yemeniti è riuscito ieri a superare le...

Mag 5, 2025 - 06:14
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Tel Aviv, missile Houthi sull’aeroporto. Netanyahu: "Risponderemo all’Iran". I sistemi israeliani di difesa aerea bucati dai ribelli yemeniti. Il premier: la responsabilità è di Teheran . Feriti e colonna di fumo in pista, sfiorata la strage. Molte compagnie straniere si preparano a bloccare i voli

Al termine di un volo di 2150 chilometri, un missile balistico degli Houthi yemeniti è riuscito ieri a superare le sofisticate difese aeree israeliane ed è esploso nel perimetro dell’aeroporto Ben Gurion, a 350 metri dall’ingresso principale al Terminal 3. A breve distanza dalla torre di controllo si è elevata allora un’alta colonna di fumo che è stata vista non solo (ad occhio nudo) da Tel Aviv, ma in tutto il Medio Oriente. Espressioni di giubilo sono giunte immediatamente da Sana, da Teheran e da Gaza mentre una dopo l’altra una ventina di compagnie aeree hanno subito sospeso i voli da e per Tel Aviv, rafforzando in Israele un senso di isolamento internazionale. "Gli attacchi degli Houthi – ha scritto Benjamin Netanyahu su X – sono ispirati dall’Iran. Israele replicherà all’attacco degli Houthi contro il nostro aeroporto principale e, al momento opportuno, anche ai loro padroni del terrore iraniani". Teheran, da parte sua, replica: "Risponderemo con forza se attaccati da Israele o dagli Usa".

Il boato del missile (di produzione iraniana) ha suscitato scene di panico fra i passeggeri in transito nell’aeroporto. Nei minuti precedenti il comando delle retrovie aveva avvertito del pericolo imminente quanti si trovavano in un’area compresa fra Gerusalemme e la costa mediterranea, ma molti non hanno fatto in tempo a raggiungere le aree protette. Nelle ultime settimane dallo Yemen erano stati lanciati altri 26 missili analoghi nonché diversi droni esplosivi: tutti intercettati dalle difese Arrow-3 (israeliane) e Thaad (statunitensi). Ieri però il missile yemenita è riuscito a farsi strada verso il suo obiettivo cadendo, per una circostanza fortuita, in un’area aperta. I responsabili alla sicurezza ammettono che Israele è scampato di misura a una strage. In definitiva si sono avuti sei feriti e danni materiali limitati. Ma il messaggio giunto dagli Houthi – ossia che attacchi del genere sono destinati a proseguire di pari passo con l’inasprimento delle operazioni militari israeliane a Gaza – è stato recepito da numerose compagnie aeree straniere per le quali la destinazione TLV sta diventando un azzardo.

Ad oltre un anno e mezzo dal tragico 7 ottobre, Israele si trova sempre più immerso nel "conflitto su sette fronti" e le prospettive di uscirne speditamente non sono grandi. In una dichiarazione registrata nel suo ufficio Netanyahu (che da anni non rilascia interviste ai media israeliani e che da molti mesi ha inoltre cessato di tenere conferenze stampa) ha ribadito di essere determinato a "sgominare Hamas e a conseguire una vittoria totale a Gaza". Riferendosi alle palpitazioni dei parenti di 59 israeliani ancora tenuti in ostaggio ha martellato il concetto che "per ottenere la loro liberazione occorre ricorrere alla forza" e ha biasimato le tendenze "disfattiste" dei suoi critici "che altro non fanno che incoraggiare il nemico". Ieri il gabinetto di difesa ha autorizzato l’estensione delle operazioni militari a Gaza e ha inviato richiami a decine di migliaia di riservisti. Ma il lavoro che li attende (la ulteriore estensione di una enclave militare a Gaza) è ancora molto impegnativo. Secondo il ministro per le questioni strategiche Ron Dermer (che funge da tramite personale fra il governo israeliano e l’amministrazione Trump) la guerra sui sette fronti dovrebbe concludersi "entro i prossimi 12 mesi".

Nel frattempo ad accrescere le preoccupazioni degli israeliani si è aggiunta la situazione nella Siria meridionale dopo che la minoranza drusa ha chiesto il sostegno di Israele per far fronte alla minaccia dei jihadisti allineati col governo di Ahmed a-Shara. Questi gode del sostegno attivo di Ankara e nei giorni scorsi nei cieli della Siria apparecchi turchi sono stati visti avvicinarsi ad aerei israeliani impegnati nella distruzione di obiettivi militari. Dietro le quinte l’Azerbaijan lavora a una mediazione per evitare un confronto diretto in Siria fra Israele e Turchia.