Stellantis festeggia in borsa ma restano i dazi sul settore auto
Le azioni della casa automobilistica italo-francese hanno iniziato la seduta di Piazza Affari in forte rialzo ma le prospettive future restano incerte a causa del permanere delle tariffe sul comparto e su alluminio e acciaio.

Mattinata di rimbalzo sui mercati europei dopo la sospensione di 90 giorni dei dazi reciproci entrati in vigore ieri. Se ieri gli indici di Wall Street avevano chiuso con guadagni anche a doppia cifra (Nasdaq), oggi il FTSE MIB arriva a crescere del 9% nella prima ora di contrattazione, seguito in scia dal Dax (+6%), dal Cac 40 (+5%), dall’Ibex 35 (+5%) e dal FTSE 100 (+4%).
A Piazza Affari troviamo Interpump che sale del 10%, con Stellantis che guadagna il 9% toccando un massimo di 9,150 euro. Il titolo della casa automobilistica era stato tra i più penalizzati dalla guerra dei dazi iniziata da Donald Trump, con una flessione del 23% arrivata dal 2 aprile, giorno dell’annuncio delle tariffe.
Tra le altre società del settore, oggi guadagnano anche Forvia (+14%), Daimer (+7%), Traton (+6%), BMW (+6%), Porsche (+6%), Mercedes (+6%), Pirelli (+5%), Continental (+5%), Freni Brembo (+5), Volkswagen (+4%), Renault (+4%), Piaggio (+4%) e Ferrari (+4%).
Nonostante la pausa sulle tariffe, Trump ha confermato il 25% imposto sulle importazioni di auto negli Stati Uniti, destinate ad entrare in vigore il prossimo 3 maggio, mentre restano incombenti quelle sui ricambi di auto, pericoli che gravano ancora sul futuro del settore e che hanno attirato le critiche dei gruppi imprenditoriali e automobilistici nel Paese. Restano anche le tariffe del 25% su alluminio e acciaio, materie prime che hanno un impatto sulle case automobilistiche.
Stellantis ha annunciato di voler interrompere temporaneamente la produzione in due stabilimenti in Messico e Canada, con ripercussioni su cinque impianti statunitensi ad essi collegati, e di voler licenziare temporaneamente 900 lavoratori statunitensi.
La Camera regionale di Detroit e MichiganAuto hanno chiesto a Trump di proteggere la complessa catena di fornitura internazionale dell'industria automobilistica da una dannosa frammentazione che ne indebolisce la competitività globale.
"L'industria automobilistica del Michigan, le catene di fornitura e i dipendenti che la sostengono continueranno a sopportare l'incertezza e le perturbazioni di queste politiche commerciali fluttuanti", hanno scritto in un comunicato dopo aver avvertito il mese scorso che le tariffe avrebbero comportato un dolore significativo per i lavoratori dell'auto.
All'inizio di questa settimana, una società di consulenza automobilistica dell'area di Detroit ha previsto che le vendite di auto negli Stati Uniti e in Canada potrebbero diminuire di 1,8 milioni di veicoli quest'anno e rimanere stagnanti nel prossimo decennio se la guerra commerciale globale si intensificherà.
"Anche se i dazi USA su auto e componentistica sembrano essere stati confermati", gli analisti di Intesa Sanpaolo considerano positiva anche per il settore auto la notizia della pausa da 90 giorni sulle tariffe reciproche annunciata dagli Usa "poiché dovrebbe segnalare l'intenzione dell'amministrazione statunitense di negoziare con i suoi partner commerciali (inclusa l'Europa) nei prossimi mesi, con un esito potenzialmente più favorevole e una riduzione degli attuali dazi sulle importazioni".
Gli esperti di EQUITA, però, restano invece “più cauti sul settore auto, ancora penalizzato dai dazi del 25% su tutte le auto importate, incluse anche quelle prodotte in Canada e Messico, e che a partire dal 3 maggio - in assenza di modifiche - colpiranno anche i componentisti”.