Sostenibilità e dovere di diligenza: dalla Ue più tempo per le imprese
Il 3 aprile, il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza a favore della proposta della Commissione – nota come “Stop the clock” – che posticipa l’entrata in vigore delle nuove normative Ue in materia di sostenibilità. Si tratta della prima decisione, quella più urgente, nell’ambito degli sforzi dell’Unione per semplificare il quadro normativo. Il […] L'articolo Sostenibilità e dovere di diligenza: dalla Ue più tempo per le imprese proviene da Iusletter.

Il 3 aprile, il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza a favore della proposta della Commissione – nota come “Stop the clock” – che posticipa l’entrata in vigore delle nuove normative Ue in materia di sostenibilità. Si tratta della prima decisione, quella più urgente, nell’ambito degli sforzi dell’Unione per semplificare il quadro normativo. Il provvedimento concede più tempo alle imprese per adeguarsi ai nuovi obblighi: un anno in più per quelle di grandi dimensioni rispetto alla normativa sul dovere di diligenza, e due anni aggiuntivi per alcune imprese per quanto riguarda la rendicontazione di sostenibilità.
Le disposizioni sul dovere di diligenza, contenute nella Corporate sustainability due diligence directive (Csddd), impongono alle imprese di prevenire e mitigare gli impatti negativi delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente. Secondo la proposta approvata, gli Stati membri avranno tempo fino al 26 luglio 2027 – un anno in più rispetto alla scadenza originaria – per recepire la direttiva nei rispettivi ordinamenti. Di conseguenza, anche l’applicazione della normativa è stata rinviata di un anno, con l’unificazione dei primi due gruppi di imprese obbligate. A partire dal 26 luglio 2028, l’obbligo si applicherà alle imprese con sede nell’Ue che contano oltre 3mila dipendenti e un fatturato netto superiore a 900 milioni di euro, nonché alle imprese extra-UE con fatturato equivalente generato nell’Unione.
Resta invece confermata la scadenza del 26 luglio 2029 per le restanti categorie di soggetti obbligati: imprese Ue ed extra-Ue con più di mille dipendenti e un fatturato netto superiore a 450 milioni, nonché quelle che operano tramite franchising o licenze nell’Ue, a determinate condizioni, qualora i ricavi derivanti da tali diritti superino i 22,5 milioni.
Anche le nuove norme sulla rendicontazione di sostenibilità, contenuta nella Corporate sustainability reporting directive (Csrd) recepita in Italia con il Dlgs 125/2024, subiranno un posticipo. Le grandi imprese e le Pmi quotate avranno due anni di tempo in più. Le prime saranno tenute a riferire sulle proprie misure sociali e ambientali a partire dagli esercizi con inizio il 1° gennaio 2027, e quindi a pubblicare il primo report nel 2028 anziché nel 2026. Le Pmi quotate, invece, dovranno adempiere all’obbligo di rendicontazione per gli esercizi avviati dal 1° gennaio 2028, con pubblicazione prevista nel 2029.
Il rinvio delle due direttive rientra nel pacchetto di semplificazione legislativa “Omnibus I”, presentato dalla Commissione europea il 26 febbraio. L’obiettivo principale è ridurre l’onere regolatorio a carico delle imprese europee, in particolare delle Pmi e delle imprese a media capitalizzazione, stimolare la competitività, liberare risorse per nuovi investimenti e facilitare l’accesso ai finanziamenti necessari per la transizione verso modelli di gestione più sostenibili. I costi maggiori ricadranno, coerentemente, sulle imprese di dimensioni più grandi, che presumibilmente generano un impatto maggiore sull’ambiente e sul clima.
Oltre al rinvio approvato dal Parlamento, il pacchetto Omnibus prevede ulteriori misure, tra cui la modifica dei contenuti e dell’ambito di applicazione delle due direttive, nonché una semplificazione del Regolamento sulla Tassonomia. L’obiettivo è esonerare circa l’80% delle imprese dagli obblighi di rendicontazione, concentrando l’attenzione normativa su quelle di maggiori dimensioni. Ed è proprio su questi aspetti ancora in discussione che si giocherà il vero impatto delle nuove normative. Le modifiche attese nelle prossime settimane saranno determinanti nel definire l’effettiva portata e l’efficacia delle regole europee sulla sostenibilità: in particolare, la soglia dimensionale delle imprese soggette agli obblighi e la profondità e granularità delle informazioni richieste. L’esame parlamentare di queste ulteriori proposte avrà inizio nei prossimi giorni nella Commissione Affari giuridici.
Con l’approvazione del Parlamento europeo, la proposta passa ora al Consiglio dell’Unione europea per l’adozione finale. Se, come previsto, il Consiglio esprimerà parere favorevole, le nuove scadenze diventeranno ufficiali e gli Stati membri saranno chiamati a recepire le modifiche nelle rispettive legislazioni. Le imprese sono quindi invitate a sfruttare questo periodo aggiuntivo per sviluppare e attuare strategie efficaci in linea con le direttive Csrd e Csddd, così da garantire una piena conformità e una transizione fluida verso le nuove norme europee in materia di sostenibilità.
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