I dazi fanno piangere i giocattoli

Non solo petrolio, microchip e terre rare, i dazi voluti da Donald Trump contro la Cina stanno investendo anche un altro mercato già in crisi da tempo, quello dei giocattoli. Secondo i dati del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, dei quasi 17,7 miliardi di dollari di giocattoli importati dagli Stati Uniti lo scorso anno, il 75% (pari a 13,4 miliardi di dollari) proveniva dalla Cina. Economia 22 Gennaio 2025 Trump cancella la minimum tax per i giganti hi-tech Il provvedimento era incentrato su una tassa del 15% sugli extraprofitti transfrontalieri delle multinazionali 22 Gennaio 2025 hitech Guarda ora In particolare le console per videogiochi potrebbero dover pagare lo scotto più forte. Infatti oltre ad essere giocattoli sono anche device elettronici. Allo stesso modo anche piccoli elettrodomestici come forni a microonde e robot da cucina saranno presto introvabili. Un dato ancora peggiore potrebbe essere rappresentato, in vista dell’arrivo dell’estate, da ventilatori e condizionatori. Il 90% dei primi e il 40% dei secondi è prodotto da Pechino. Ma tra le varie “vittime” c’è anche un nome simbolo degli USA, la Mattel e, per lei, la Barbie. L’azienda californiana, infatti, registra una produzione cinese che arriva al 40%. La volontà di Trump di spostare le filiere produttive dalla Cina e da altre nazioni in cui molte aziende avevano delocalizzato in passato, infatti, richiede tempi relativamente lunghi oltre a investimenti spesso anche onerosi nonostante le tante agevolazioni promesse dal tycoon a tutte quelle multinazionali che decideranno di ritornare (o anche di creare nuovi impianti) negli USA. Economia 31 Marzo 2025 Per Goldman Sachs i dazi di Trump aumenteranno i rischi di recessione Intanto i mercati europei hanno aperto in netto calo 31 Marzo 2025 trump donald Guarda ora La delocalizzazione è un fenomeno che ha avuto origine negli anni 80 quando le aziende erano alla ricerca di posti più economici in cui trasferire la produzione. Tra le varie opzioni risultò particolarmente vincente quella cinese sia per i costi di manodopera molto più bassi rispetto a molte altre parti del mondo sia per l’ampia disponibilità di materie prime e mano d’opera. Un eventuale ritorno degli impianti produttivi negli USA, però, presenterebbe più di una criticità. Anche qualora gli impianti dov

Apr 17, 2025 - 19:49
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I dazi fanno piangere i giocattoli

Non solo petrolio, microchip e terre rare, i dazi voluti da Donald Trump contro la Cina stanno investendo anche un altro mercato già in crisi da tempo, quello dei giocattoli.
Secondo i dati del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, dei quasi 17,7 miliardi di dollari di giocattoli importati dagli Stati Uniti lo scorso anno, il 75% (pari a 13,4 miliardi di dollari) proveniva dalla Cina.

Economia
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In particolare le console per videogiochi potrebbero dover pagare lo scotto più forte. Infatti oltre ad essere giocattoli sono anche device elettronici. Allo stesso modo anche piccoli elettrodomestici come forni a microonde e robot da cucina saranno presto introvabili. Un dato ancora peggiore potrebbe essere rappresentato, in vista dell’arrivo dell’estate, da ventilatori e condizionatori. Il 90% dei primi e il 40% dei secondi è prodotto da Pechino. Ma tra le varie “vittime” c’è anche un nome simbolo degli USA, la Mattel e, per lei, la Barbie. L’azienda californiana, infatti, registra una produzione cinese che arriva al 40%.

La volontà di Trump di spostare le filiere produttive dalla Cina e da altre nazioni in cui molte aziende avevano delocalizzato in passato, infatti, richiede tempi relativamente lunghi oltre a investimenti spesso anche onerosi nonostante le tante agevolazioni promesse dal tycoon a tutte quelle multinazionali che decideranno di ritornare (o anche di creare nuovi impianti) negli USA.

Economia
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La delocalizzazione è un fenomeno che ha avuto origine negli anni 80 quando le aziende erano alla ricerca di posti più economici in cui trasferire la produzione. Tra le varie opzioni risultò particolarmente vincente quella cinese sia per i costi di manodopera molto più bassi rispetto a molte altre parti del mondo sia per l’ampia disponibilità di materie prime e mano d’opera.

Un eventuale ritorno degli impianti produttivi negli USA, però, presenterebbe più di una criticità. Anche qualora gli impianti dovessero essere riaperti e gli operai reperiti (e formati) a tempo record, molti elementi necessari e materie prime per la creazione di alcuni tipi di giocattoli non sono presenti negli USA e devono quindi necessariamente essere importati dalla Cina con innegabile ripercussione sui prezzi finali. A questo si aggiunge un’altra constatazione: molti produttori di giocattoli statunitensi sono considerati piccole imprese. Pe questo motivo per loro è sempre stato molto più economico sfruttare impianti e infrastrutture cinesi e importazioni che, fino a poco fa non erano soggette ad alcun tipo di dazi, piuttosto che tornare, oggi, a costruire ex novo impianti negli USA.

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Insomma, un problema complesso che rischia di mettere in forse la sopravvivenza di molte aziende soprattutto adesso che la maggior parte di loro sta organizzando gli ordinativi di materiali e prodotti per le festività natalizie una voce che, per il PIL USA, basato per la maggior parte sui consumi privati, è estremamente importante.

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