Soft power e cittadinanza: l'Italia rischia di perdere i suoi ambasciatori naturali

lentepubblica.it Cavalcare l’insofferenza dell’ establishment verso le  cittadinanza iure sanguinis o inimicarsi gli italiani nati all’estero con un Decreto che li ripudia? Il tema della cittadinanza, già al centro del dibattito politico, ha subito un forte inasprimento nelle ultime settimane con l’introduzione del DL 36/2025, noto ormai come Decreto Tajani. In questo articolo evitiamo di approfondire […] The post Soft power e cittadinanza: l'Italia rischia di perdere i suoi ambasciatori naturali appeared first on lentepubblica.it.

Apr 17, 2025 - 14:05
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Soft power e cittadinanza: l'Italia rischia di perdere i suoi ambasciatori naturali

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Cavalcare l’insofferenza dell’ establishment verso le  cittadinanza iure sanguinis o inimicarsi gli italiani nati all’estero con un Decreto che li ripudia?


Il tema della cittadinanza, già al centro del dibattito politico, ha subito un forte inasprimento nelle ultime settimane con l’introduzione del DL 36/2025, noto ormai come Decreto Tajani.
In questo articolo evitiamo di approfondire i nodi giuridici e le possibili incostituzionalità del provvedimento per concentrarci invece su aspetti rilevanti, spesso trascurati, legati al soft power e al ruolo strategico degli italo-discendenti nel mondo.

Domande cruciali

L’Italia può realmente permettersi di ignorare il consenso degli italiani nati all’estero? Quale sarebbe l’impatto sul nostro soft power e sull’immagine globale del Made in Italy se i cittadini esclusi dal Decreto Tajani decidessero di boicottare i prodotti che ci rendono unici nel mondo?
La politica, finora, ha scelto il silenzio di fronte ad interrogativi che non possono più essere ignorati: l’Italia può davvero permettersi di perdere il sostegno degli italiani nati all’estero?”.

Il soft power italiano contro la cittadinanza Iure Sanguinis

Gran parte del fascino globale dell’Italia – quel potere gentile che il politologo Joseph Nye definisce “soft power” – si basa sull’estetica, sulla cultura, sul gusto e sullo stile di vita. Ma cosa accadrebbe se venisse meno la forza invisibile che alimenta tutto questo? Cosa succederebbe se gli italiani nel mondo, e in particolare gli italo discendenti oggi esclusi, decidessero di voltare le spalle all’Italia?

Non si tratta solo di un problema identitario, ma di una questione strategica. Gli italiani iscritti all’AIRE sono circa 6 milioni, ma la diaspora italiana, inclusi emigrati e discendenti, conta circa 80 milioni di individui.

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Copyright: SDA Bocconi

Ambasciatori naturali

La comunità italiana nel mondo è un attore fondamentale nella promozione della lingua, della cultura e del Made in Italy. Da New York a Buenos Aires, da Melbourne a Zurigo, questi ambasciatori naturali promuovono l’Italia attraverso ristoranti, scuole di italiano e festival culturali, mantenendo vivo il legame con il Paese d’origine

Il loro contributo è profondo e quotidiano: acquistano prodotti italiani, trasmettono ai figli il valore dello stile e dell’ingegno italiani, e raccomandano marchi che portano il prestigio dell’Italia nel mondo.

Cittadinanza italiana: una politica contraddittoria 

Come si è potuti passare dal 2024, celebrato come l’anno del turismo delle radici italiane nel mondo, promosso dal Ministero degli Affari Esteri guidato da Tajani, al DL 36/2025 del 28 marzo scorso? Questo bipolarismo politico, che da un lato esalta l’orgoglio delle radici italiane invitando gli italo-discendenti a riscoprire il Paese e dall’altro taglia di netto il legame di appartenenza di chi è italiano dalla nascita, solleva interrogativi profondi.

La reazione delle comunità italiane all’estero contro questo decreto è un segnale che non può essere ignorato.

Questa contraddizione politica rischia di compromettere un legame secolare, come se si fosse deciso di ‘buttare il bambino con l’acqua sporca’.”

Nonostante le critiche e le mobilitazioni, il governo, sostenuto dai media, continua a difendere il decreto senza mostrare la sensibilità necessaria verso la posta in gioco. Non si tratta solo di una questione di diritto o di civiltà giuridica, ma di economia, influenza internazionale, reputazione e immagine dell’Italia nel mondo.

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Il Global soft power index 2025 di Brand finance (courtesy Brand finance)

Le possibili conseguenze

Il boicottaggio, anche simbolico, da parte degli italo discendenti potrebbe avere effetti devastanti, soprattutto oggi, in piena guerra di dazi.

Il rischio non è solo economico, ma culturale e identitario: perdere il sostegno della diaspora significherebbe indebolire irrimediabilmente il legame affettivo che ha reso l’Italia un simbolo globale, un lovemark , per dirla in termini di marketing.

Cittadinanza Iure Sanguinis: la necessità di cambiare paradigma

Invece di valorizzare la diaspora italiana come risorsa strategica, il Governo sembra ignorarne il potenziale impatto positivo. Gli italo-discendenti non sono un peso, ma una ricchezza inestimabile per il soft power italiano.

Il DL Tajani è ancora un decreto e non una legge definitiva: c’è ancora tempo per invertire la rotta e riconoscere che il soft power italiano non è un’eredità nostalgica, ma una risorsa strategica da proteggere e valorizzare.

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Photo Courtesy: Associazione Natitaliani

Ripensare il rapporto con gli italiani nel mondo

Investire nella diaspora significa costruire ponti, rafforzare legami e consolidare la reputazione dell’Italia nel mondo. I principali custodi del soft power italiano non sono nei palazzi del potere, ma tra le strade, le scuole e i ristoranti delle città globali. Da New York a Rio de Janeiro, da Melbourne e Buenos Aires, da Toronto a Zurigo, da Boston a San Paolo, da Miami a Dusseldorf e così via. Sono milioni. E sono ancora, di fatto, nati italiani come noi. Ma per quanto tempo lo saranno ancora?

È arrivato il momento di porsi queste domande scomode e dare risposte lungimiranti per il futuro dell’Italia.

Leggi anche: Cosa c’entra la cittadinanza Iure Sanguinis con la sicurezza della Repubblica

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