Amerzone The Explorer’s Legacy Recensione: il “nuovo” punta-e-clicca vecchio stile
Esistono dei giochi che ti entrano dentro. A prescindere dall’effettivo valore tecnico o narrativo, dalla dinamica di gioco originale, dalla grafica iperrealistica o dalla storia sconvolgente. Dei piccoli e grandi capolavori da un punto di vista del tutto soggettivo, che ti sconvolgono e rimangono dentro. Un’avventura videoludica che ha segnato la tua crescita e che […] L'articolo Amerzone The Explorer’s Legacy Recensione: il “nuovo” punta-e-clicca vecchio stile proviene da Vgmag.it.


Esistono dei giochi che ti entrano dentro. A prescindere dall’effettivo valore tecnico o narrativo, dalla dinamica di gioco originale, dalla grafica iperrealistica o dalla storia sconvolgente. Dei piccoli e grandi capolavori da un punto di vista del tutto soggettivo, che ti sconvolgono e rimangono dentro. Un’avventura videoludica che ha segnato la tua crescita e che ti rimane dentro, magari sopita ma mai del tutto dimenticata. Uno di questi titoli, per me, è stato Amerzone, un titolo uscito nel 1999 e che ha segnato un genere. Ma a me, del valore che il gioco rivestiva nella comunità di settore, non interessava assolutamente nulla. Questo gioco era importante per quello che mi aveva fatto provare, per dove mi aveva condotto, per ciò che mi aveva fatto scoprire. Immaginate quindi la sorpresa e l’entusiasmo quando ho scoperto che sarebbe uscito Amerzone The Explorer’s Legacy. Potete comprendere la mia difficoltà nel recensirlo in maniera oggettiva, ma farò del mio meglio.
Amerzone The Explorer’s Legacy: una storia senza tempo
Gli anni ’90 furono un periodo particolarmente florido per il mondo dei videogame. Fu in questa decade che nacquero molti dei titoli ancora oggi punto di riferimento del settore, molti dei quali stanno tornando in vesti grafiche rinnovate. Una chiara operazione di marketing incentrata sulla nostalgia ma che ha permesso di scoprire alle nuove generazioni i capisaldi del mondo videoludico. Gli anni ’90, però, furono anche l’epoca di un genere particolare di videogioco che centrava tutta l’esperienza sulla narrazione e la scoperta, accantonando a livelli differenti la dinamicità del gameplay: i punta-e-clicca, o come vengono chiamate oggi, le avventure grafiche. Sono di questo periodo titoli famosi come Broken Sword o The Secret of Monkey Island (di cui sono stati fatti recentemente un nuovo capitolo e una linea di merchandising). In questo settore che si stava velocemente ampliando, fece capolino un piccolo tesoro che volle portarci a vivere un’avventura in prima persona. Amerzone fu una piccola rivoluzione dove potevamo vestire i panni di un novello esploratore improvvisato verso una terra sconosciuta e piena di insidie. Un titolo originale, scritto bene e assolutamente indimenticabile per tutti coloro che ci avevano cliccato sopra, nato dalla mente geniale di Sokal, il belga autore anche della serie Syberia.
Nonostante non se ne senta parlare spesso, il gioco ha piantato un seme dentro tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo nel 1999. Per questo motivo Microids probabilmente ha deciso di regalargli una veste nuova e farlo tornare nuovamente, a distanza di 25 anni. La storia di Amerzone The Explorer’s Legacy è semplice ma ben scritta. Nei panni di un giovane giornalista della fine del secolo scorso, dobbiamo intervistare un anziano esploratore che vive ormai da anni da eremita all’interno di un faro francese. Il Sig. Alexandre Valembois ha il merito (o la colpa) di aver organizzato negli anni ‘30 un viaggio di ricerca nella poco conosciuta Amerzone. Una missione da cui ha riportato a casa un grosso uovo bianco e dati a dir poco incredibili su animali unici. Per anni l’uomo è stato lo zimbello della comunità scientifica e poco incline a parlare del suo viaggio. Ma ora, dopo un fitto scambio di lettere, siamo riusciti a conquistarci la sua fiducia e a fissare un incontro per un’intervista con la quale chiudere l’articolo che da tempo stiamo scrivendo su Amerzone. Al nostro arrivo, però, ci attende qualcosa di totalmente inaspettato.
Un esploratore tra animali esotici e macchine assurde
Non vi preoccupate, non ci sarà nessun tipo di spoiler in questa recensione, proprio per preservare la bellezza della storia. Il colpo di scena iniziale di cui vi sto per parlare, è il punto di svolta che da il via alla nostra avventura. Perché l’anziano Valembois si è reso conto di aver commesso un terribile errore nel suo viaggio precedente. L’uovo che ha riportato da Amerzone è di un uccello bianco, un tipo di volatile candido come la neve e privo di zampe. Vive costantemente in volo, planando e risalendo grazie ai fumi di un vulcano che funge anche da nido. Questo volatile fuori dal comune è venerato da una popolazione indigena locale, custode e protettrice dell’animale. Ed è proprio a loro che l’anziano esploratore ha rubato l’unico uovo, accecato dalla fama e dal successo che gli avrebbe portato nel vecchio continente una tale scoperta.
Nulla è perduto, però. L’uovo, anche a distanza di tanti anni, sembra essere ancora vivo. Per questo motivo Valembois vorrebbe ripartire, così da riconsegnare l’uovo ed espiare le sue colpe. Ha trascorso gli ultimi mesi ad organizzare il nuovo viaggio e a risistemare il vecchio veicolo che lo aveva trasportato la prima volta. Il territorio amerzoniano presenta delle caratteristiche geografiche uniche oltre a trovarsi in una situazione politica decisamente complessa, e quindi la preparazione deve essere accurata. L’uomo però è anche molto anziano e sente di non avere più tempo per compiere la sua missione di redenzione. Per questo motivo ci ha chiesto di raggiungerlo. Dalle lettere che ci siamo scambiati ha compreso il nostro potenziale, oltre alla sete di verità e avventura che risiede dentro di noi. Per questo motivo ci ha chiesto di raggiungerlo. Per questo motivo ci sta affidando una delicata missione: riportare l’uovo ad Amerzone e far tornare gli uccelli bianchi a volteggiare in aria. Detto questo, Valembois muore, affidandoci il suo passato e il suo sogno, proprio alle porte di una grande avventura.
Vecchie dinamiche, divertimento sempre attuale
Amerzone The Explorer’s Legacy prende interamente il vecchio gioco del 1999 e gli regala una veste grafica totalmente rinnovata. Per chi ha giocato alla vecchia versione, è stato incredibile osservare il video che Microids ha rilasciato nei mesi scorsi, in cui il gioco originale viene affiancato da quello nuovo. Una comparazione dove ogni singolo fotogramma delle sequenze animate è stata perfettamente ricreata, per un’esperienza narrativa più moderna ma non per questo meno accattivante. Anzi, per rendere il gioco e la storia godibile anche dai giocatori della vecchia guardia, alcuni piccoli elementi sono stati modificati. Imprevisti narrativi, oggetti da recuperare e ostacoli da superare leggermente differenti ma senza stravolgere o reinventare. Così si sente ancora forte il legame con il passato ma lo stimolo nel risolvere gli enigmi rimane preservato. Il gioco infatti è una lunga serie di enigmi e combinazioni di oggetti da risolvere e trovare.
L’intera storia, ambientata ancora nel 1999, viene suddivisa in capitoli. Ognuno di questi rappresenta anche uno spostamento fisico lungo il tragitto per compiere la missione che ci ha affidato il Sig. Valembois. Ogni capitolo si svolge in un ambiente differente ed è suddiviso a sua volta in diversi quadri. Qui, con l’utilizzo di un cursore, possiamo interagire con alcuni elementi che ci circondano in diversi modi. Alcuni elementi vanno raccolti, altri esaminati e altri ancora semplicemente letti. Vecchie pagine di diario, lettere e cartoline, manifesti politici e molto altro che ci permettono di ricostruire la storia del vecchio esploratore negli anni ’30 e allo stesso tempo scrivere i nostri articoli per il giornale. Vi saranno poi dei comandi da gestire, tenendo premuto e spostando il cursore in una specifica direzione. Elementi come carrucole, cassetti ed interruttori, necessari per procedere nell’avventura. Come ogni buon vecchio punta-e-clicca, infine, non mancheranno degli enigmi da risolvere, cercando la giusta combinazione numerica nelle carte recuperate, seguendo gli indizi sparsi per il terreno o combinando insieme diversi oggetti. Il ritmo del gioco è forse eccessivamente lento per un videogioco moderno ma a questo si è cercato di porre rimedio. C’è infatti sia un tasto per lo spostamento rapido tra i quadri che una mappa della località specifica per il trasporto istantaneo. Elementi che in parte sopperiscono a questa problematica.
Lo stile generale è fortemente influenzato da una cultura grafica e di rappresentazione ben collocata tra lo steampunk e l’industrial. Il tutto viene però calato all’interno dell’ambiente selvaggio e lussureggiante della foresta amerzoniana, che non ha nulla da invidiare a quella amazzonica. È sufficiente dire che il nostro viaggio avviene a bordo dell’Hydrafloat, un veicolo che Valembois ha costruito da solo e che fa da simbolo al videogioco. Tale mezzo ha un computer di bordo degli anni ’80 ed è capace di cambiare forma, passando da aereo a sottomarino a molto altro ancora (no spoiler!). Per poter accedere a questa funzione, però, si deve inserire un affascinante floppy disk, contenente gli schemi di costruzione. A questo, e al faro dove l’esploratore custodiva il mezzo volante e l’uovo, fa da contraltare la lussureggiante foresta. I suoi abitanti, umani e animali, vivono all’interno di un ambiente coloniale se non proprio tribale. Peccato che la grafica presenti qualche imperfezione e in alcuni elementi appaia spesso troppo spigolosa e poco naturale, rompendo in parte la sensazione di veridicità e di coinvolgimento. Ma tutti gli elementi della storia sono ancora lì, solidi e affidabili. Una struttura narrativa che dolcemente ti coinvolge e ti trasporta in un’avventura d’esplorazione vecchio stile. Nel 1999 come oggi.
Amerzone è l’avventura grafica (o punta-e-clicca come si diceva un tempo) ideata dal belga Benoît Sokal, autore anche della saga di Syberia, uscito nel 1999. In occasione dei 25 anni del videogioco, Microids ha deciso di rinnovarne lo stile grafico facendo uscire Amerzone The Explorer’s Legacy. Il gioco riprende quasi fedelmente la storia della fine del secolo scorso, cambiando però l’aspetto grafico, rendendolo più moderno. La storia rimane intatta, ad eccezione di alcuni piccoli dettagli che, senza influire sulla linea narrativa, danno un senso di freschezza generale. Ancora una volta saremo chiamati a riportare il grande uovo degli uccelli bianchi, nella misteriosa e pericolosa Amerzone, raccogliendo oggetti, risolvendo enigmi e scoprendo il passato di Valembois, l’esploratore che negli anni ’30 lo aveva rubato. Il ritmo di gioco non è certamente incalzante come potrebbe essere un’avventura grafica del 21° secolo, ma il titolo rimane ancora oggi un caposaldo del genere che ha segnato il settore dei videogiochi punta-e-clicca prima e delle avventure grafiche poi. Anche se la grafica poteva essere più ridefinita, Amerzone The Explorer’s Legacy si presenta come un ottimo salto nel passato per i vecchi videogiocatori che lo hanno amato nel 1999 ma anche per quelli nuovi, desiderosi di un avventura vecchio stile, più narrativa e contemplativa.
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