Salva Milano, il Sindaco Sala rinuncia ad agire, mentre le opposizioni chiedono le dimissioni

Oggi nel capoluogo lombardo si è svolto il primo consiglio comunale dopo lo scoppio dello scandalo legato a Giovanni Oggioni e al decreto Salva Milano. Dopo aver sostenuto per circa un anno l’adozione del decreto legislativo sblocca-cantieri, il sindaco Sala la settimana scorsa ha fatto un clamoroso dietrofront a causa delle rivelazioni contenute nelle carte del gip, secondo il quale il dl Salva Milano era stato ideato anche grazie al contributo di alcuni degli indagati con il preciso scopo di mettersi al riparo da ogni possibile inchiesta.A subire i colpi dell’inchiesta giudiziaria era stata anche la giunta, con l’Assessore alla Casa Guido Bardelli che in una chat risalente al 2023 aveva espresso il desiderio di vedere la giunta cadere (salvo poi entrare a farvi parte poco tempo dopo). Bardelli ha rassegnato le dimissioni venerdì, ufficializzandole oggi in Consiglio comunale.Nei giorni scorsi era intervenuto sul caso “Salva Milano” anche il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che oggi ha ribadito ancora una volta come «sto aspettando che il Comune mi dica, da ministro competente cosa posso fare sul tema casa, perché ci sono migliaia di famiglie in difficoltà e l’edilizia a Milano è ferma. Mi dicesse Sala cosa vuole che io faccia. Milano ferma non fa bene a nessuno».E oggi in Consiglio comunale è intervenuto anche il Sindaco Beppe Sala, che fra voli pindarici e frasi sui massimi sistemi ha di fatto rifiutato ogni futura responsabilità in merito alla risoluzione del problema edilizio nella città: «ho ritenuto un atto dovuto prendere le distanze dal cosiddetto Salva Milano, ma ciò non è una resa». Subito dopo il Sindaco decide di abdicare alle sue responsabilità da primo cittadino, affermando di voler «mettersi in attesa di capire cosa il Parlamento vorrà fare, e lo faremo senza intervenire», il Sindaco se ne lava le mani. Il Comune si limiterà a costituirsi parte civile nei futuri processi e a elaborare un nuovo Piano di governo del territorio.Il primo cittadino si scaglia poi contro «la politica» e le sue lungaggini, dicendo che ora sul Salva Milano «il Parlamento è chiamato a legiferare, faccia quello che ritiene opportuno senza il nostro intervento». Qualcuno dovrebbe dire al Sindaco che le lungaggini parlamentari erano dovute alla contrarietà di parte della sinistra, la stessa con cui Sala governa in Comune. Tant’è che nello stesso Consiglio comunale l’intervento di Carlo Monguzzi (Verdi) ne dà uno spaccato molto vivo: «Adesso sembra che il Salva Milano non lo volesse nessuno, hai fatto un errore clamoroso, devi scusarti e fare autocritica. Beppe non siamo al bar sport, dove puoi dire tutto e il suo contrario, siamo in politica e bisogna chiarire». Non proprio un bell’esempio di unità politica.All’attacco i consiglieri di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con i primi che hanno chiesto a gran voce le dimissioni del Sindaco Sala per il disastro “Salva Milano”, oltre che per gli altri fallimenti dell’amministrazione, dal tema sicurezza a quello del nuovo stadio di Inter e Milan. In tutto questo le dimissioni di Bardelli sono passate in secondo piano, quasi inosservate.Nell’affrontare le conseguenze del pasticcio “Salva Milano” il Sindaco Sala ha optato per la rinuncia e l’attesa del Parlamento nazionale, ricordando molto il papa rinunciatario Celestino V, «colui che fece per viltade il gran rifiuto», per utilizzare i versi immortali di Dante Alighieri.

Mar 10, 2025 - 22:42
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Salva Milano, il Sindaco Sala rinuncia ad agire, mentre le opposizioni chiedono le dimissioni


Oggi nel capoluogo lombardo si è svolto il primo consiglio comunale dopo lo scoppio dello scandalo legato a Giovanni Oggioni e al decreto Salva Milano. Dopo aver sostenuto per circa un anno l’adozione del decreto legislativo sblocca-cantieri, il sindaco Sala la settimana scorsa ha fatto un clamoroso dietrofront a causa delle rivelazioni contenute nelle carte del gip, secondo il quale il dl Salva Milano era stato ideato anche grazie al contributo di alcuni degli indagati con il preciso scopo di mettersi al riparo da ogni possibile inchiesta.

A subire i colpi dell’inchiesta giudiziaria era stata anche la giunta, con l’Assessore alla Casa Guido Bardelli che in una chat risalente al 2023 aveva espresso il desiderio di vedere la giunta cadere (salvo poi entrare a farvi parte poco tempo dopo). Bardelli ha rassegnato le dimissioni venerdì, ufficializzandole oggi in Consiglio comunale.

Nei giorni scorsi era intervenuto sul caso “Salva Milano” anche il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che oggi ha ribadito ancora una volta come «sto aspettando che il Comune mi dica, da ministro competente cosa posso fare sul tema casa, perché ci sono migliaia di famiglie in difficoltà e l’edilizia a Milano è ferma. Mi dicesse Sala cosa vuole che io faccia. Milano ferma non fa bene a nessuno».

E oggi in Consiglio comunale è intervenuto anche il Sindaco Beppe Sala, che fra voli pindarici e frasi sui massimi sistemi ha di fatto rifiutato ogni futura responsabilità in merito alla risoluzione del problema edilizio nella città: «ho ritenuto un atto dovuto prendere le distanze dal cosiddetto Salva Milano, ma ciò non è una resa». Subito dopo il Sindaco decide di abdicare alle sue responsabilità da primo cittadino, affermando di voler «mettersi in attesa di capire cosa il Parlamento vorrà fare, e lo faremo senza intervenire», il Sindaco se ne lava le mani. Il Comune si limiterà a costituirsi parte civile nei futuri processi e a elaborare un nuovo Piano di governo del territorio.

Il primo cittadino si scaglia poi contro «la politica» e le sue lungaggini, dicendo che ora sul Salva Milano «il Parlamento è chiamato a legiferare, faccia quello che ritiene opportuno senza il nostro intervento». Qualcuno dovrebbe dire al Sindaco che le lungaggini parlamentari erano dovute alla contrarietà di parte della sinistra, la stessa con cui Sala governa in Comune.

Tant’è che nello stesso Consiglio comunale l’intervento di Carlo Monguzzi (Verdi) ne dà uno spaccato molto vivo: «Adesso sembra che il Salva Milano non lo volesse nessuno, hai fatto un errore clamoroso, devi scusarti e fare autocritica. Beppe non siamo al bar sport, dove puoi dire tutto e il suo contrario, siamo in politica e bisogna chiarire». Non proprio un bell’esempio di unità politica.

All’attacco i consiglieri di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con i primi che hanno chiesto a gran voce le dimissioni del Sindaco Sala per il disastro “Salva Milano”, oltre che per gli altri fallimenti dell’amministrazione, dal tema sicurezza a quello del nuovo stadio di Inter e Milan. In tutto questo le dimissioni di Bardelli sono passate in secondo piano, quasi inosservate.

Nell’affrontare le conseguenze del pasticcio “Salva Milano” il Sindaco Sala ha optato per la rinuncia e l’attesa del Parlamento nazionale, ricordando molto il papa rinunciatario Celestino V, «colui che fece per viltade il gran rifiuto», per utilizzare i versi immortali di Dante Alighieri.