Salva Milano, che fine ha fatto: stallo in Senato e 40mila persone senza casa
Il disegno di legge è fermo al Senato e il Comune di Milano ora si è smarcato. Migliaia di famiglie restano senza casa, con il progetto che rischia di essere cancellato

Milano ha uno dei mercati immobiliari più critici d’Italia, con molte persone tra lavoratori e studenti fuori sede che faticano a trovare un alloggio dato che la popolazione del capoluogo lombardo continua a crescere a causa dell’immigrazione dal resto del Paese. Diverse case sono state costruite in questi anni per ovviare a questo problema, ma negli ultimi anni la Procura di Milano ha bloccato diversi progetti di costruzione con l’accusa di abuso edilizio, fermando i lavori e bloccando 1600 case, già comprate da diversi inquilini e che stanno tutt’ora pagando, nonostante non ci possano andare a vivere.
Per fare fronti a questi problemi, a luglio 2024 era stato proposto da quattro deputati della maggioranza il Salva Milano, un disegno di legge che permette di sbloccare diversi progetti di costruzione di palazzi residenziali o complessi abitativi nelle zone centrali o semi-centrali del capoluogo lombardo. Approvato alla Camera, ora si è però arenato al Senato, mentre
Cos’è il Salva Milano
Il Salva Milano ha l’obiettivo di rilanciare i 150 progetti che nei mesi scorsi erano stati fermati dalla Procura di Milano per presunti abusi edilizi.
Si prevede che i piani attuativi comunali, finora obbligatori per la demolizione e ricostruzione con modifiche alle sagome e volumetrie degli edifici, non siano più necessari quando gli interventi riguardano “ambiti edificati e urbanizzati”. Di conseguenza, per costruire un grattacielo al posto di un edificio di pochi piani, basterà presentare una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) per ristrutturazione, che richiede molta meno burocrazia delle vere autorizzazioni a costruire.
È però una norma transitiva; significa che, qualora dovesse avere l’approvazione anche del Senato, la legge rimarrà in vigore fino a quando non sarà effettuato un riordino organico della disciplina edilizia, che dovrà essere approvato entro i successivi sei mesi e dopo che sarà raggiunta un’intesa tra Stato e città in Conferenza Unificata.
Lo stallo in Senato
Ma che fine ha fatto il disegno di legge? Ora in commissione Ambiente al Senato, il Salva Milano è attualmente in stallo. La convocazione dell’ufficio di presidenza della 8ª Commissione di Palazzo Madama, che avrebbe dovuto decidere il destino del provvedimento dopo la sospensione del termine per la presentazione degli emendamenti (inizialmente fissato per il 12 marzo), non è mai avvenuta e, secondo quanto appreso da fonti parlamentari, non è prevista al momento, poiché il tema non è più stato discusso in commissione.
Fonti di opposizione parlano di un testo ormai finito “su un binario morto” e sollevano “grandi dubbi” sulla possibilità di una ripresa, citando anche la posizione contraria espressa dall’amministrazione comunale di Milano in seguito agli sviluppi delle inchieste giudiziarie. Alcuni esponenti della maggioranza, invece, preferiscono non dare ancora per perso il provvedimento, ritenendo che ci sia ancora spazio per una soluzione. Secondo queste fonti, Italia Viva sembrerebbe continuare a sostenerlo, mentre il Partito Democratico non avrebbe mai preso ufficialmente posizione per abbandonarlo.
Coinvolte quasi 40mila persone
Oltre 39mila persone, quasi 15mila famiglie e 420 cantieri, tra quelli già autorizzati e quelli ancora in attesa di via libera, risultano coinvolti. Sono questi i numeri aggiornati che fotografano le gravi ripercussioni della crisi urbanistica in corso a Milano. A fornire le stime è il Comitato “Famiglie sospese, vite in attesa”, che ha recentemente incontrato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, insieme all’assessore al Territorio e Sistemi Verdi, Gianluca Comazzi.
I progetti già autorizzati che presentano almeno una delle problematiche sollevate dalla Procura sono 250, mentre quelli ancora da autorizzare sono 170. In totale, riguardano oltre 20mila appartamenti, molti dei quali sono già stati venduti, con anticipi consistenti versati dai compratori. Il 93% dei progetti autorizzati ha almeno un contratto preliminare firmato, con i relativi acconti già pagati.