Romania, elezioni tra ingerenze e sovranismo: il populista Simion in vantaggio, ma il ballottaggio è incerto

La Romania vota il 4 maggio in un clima teso dopo l’annullamento delle presidenziali per ingerenze russe. In testa Simion, sovranista anti-UE, ma il ballottaggio del 18 maggio resta decisivo.

Mag 2, 2025 - 14:18
 0
Romania, elezioni tra ingerenze e sovranismo: il populista Simion in vantaggio, ma il ballottaggio è incerto

Roma, 2 maggio 2025 – Il popolo rumeno torna alle urne il 4 maggio per il primo turno delle elezioni presidenziali, ripetizione dello scrutinio di novembre scorso, annullato dalla Corte costituzionale dopo i gravi sospetti di interferenze russe e irregolarità.

Il voto si svolge in un clima altamente polarizzato e sotto lo sguardo attento delle cancellerie europee e della NATO, tra timori di un successo dell’estrema destra e un rinnovato dibattito sull’autonomia strategica dell’Unione.

Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Flashdata, sono tre i candidati favoriti. A guidare di poco i sondaggi è George Simion, 38 anni, leader dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), un partito sovranista e anti-Bruxelles affiliato al gruppo europeo dei Conservatori e Riformisti (ECR). Con un consenso accreditato attorno al 29%, Simion si presenta come l’erede del candidato ultra-nazionalista Călin Georgescu, estromesso dalla corsa dopo aver dominato il voto di novembre (poi invalidato), e diventato simbolo della penetrazione delle narrative filo-russe nel dibattito politico romeno.

Simion ha saputo capitalizzare il malcontento anti-establishment, cavalcando slogan nazionalisti, flirtando apertamente con l’ideologia MAGA di Donald Trump, e stringendo legami con figure come JD Vance, l’attuale vicepresidente USA. La sua retorica anti-europea e il rifiuto di sostenere l’Ucraina hanno acceso campanelli d’allarme nelle istituzioni europee, ma paradossalmente, il suo intento dichiarato di raddoppiare le spese militari fino al 4% del PIL entusiasma alcuni vertici della NATO.

Dietro Simion ci sono il candidato sostenuto dalla coalizione di governo (PSD-PNL-UDMR), Crin Antonescu – accreditato intorno al 26% – e il sindaco centrista di Bucarest Nicușor Dan, outsider indipendente, ma legato all’Unione Salvate la Romania (USR) che secondo i sondaggi si attesta intorno al 23%. Entrambi sono favorevoli all’adesione all’UE e alla Nato e al sostegno all’Ucraina.

Una battaglia ancora aperta

La corsa tuttavia resta aperta e se i sondaggi saranno confermati il vero ago della bilancia sarà il ballottaggio del 18 maggio. Per dichiarare un vincitore già dal primo turno è infatti necessario che questo superi il 50% dei voti.

Il precedente annullamento del voto ha lasciato cicatrici nella fiducia pubblica. Le denunce di attacchi cibernetici, fake news rilanciate da account filorussi, e manipolazione algoritmica su TikTok sono ormai confermate da fonti ufficiali, incluse quelle dell’intelligence europea. Una situazione che ha spinto il ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad, a definire il caso romeno come “un esempio da manuale di ingerenza straniera per minare le democrazie dall’interno”.

Non ha aiutato, infine, il comportamento imprevedibile di Simion, che ha abbandonato un importante dibattito televisivo definendo le elezioni “una farsa” e il nuovo voto “un colpo di Stato”. Una mossa mediatica che ha galvanizzato i suoi sostenitori, ma che rischia di alienare l’elettorato moderato.